Parigi manda in Borsa i telefoni di Aldo Cazzullo

Parigi manda in Borsa i telefoni Parigi manda in Borsa i telefoni Dal33% arriveranno almeno 12 mila miliardi PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Questa volta il governo socialcomunista di Lionel Jospin ha attuato i programmi di Alain Juppé. Dopo la rinuncia alla privatizzazione di Air France, il primo ministro ha confermato l'apertura al capitale privato di France Télécom programmata dal suo predecessore gollista. Lo Stato venderà un terzo del suo gioiello tecnologico a partire dal 22 settembre, quando si potrà cominciare a prenotare le azioni. L'annuncio è venuto ieri pomeriggio da Dominique StraussKahn, ministro dell'Economia e delle Finanze. Il 20% del capitale sarà collocato in Borsa. Al personale sarà riservata una quota compresa tra il 3 e il 4%. «Scommetto - ha detto Strauss-Kahn ai giornalisti - che sarà un grande successo». Il prezzo delle azioni sarà reso noto il 6 ottobre, e il titolo sarà quotato a Parigi e a Wall Street il 20 ottobre. Dagli investitori di Borsa arriveranno nelle casse dello Stato, secondo i calcoli di Bercy, circa quaranta miliardi di franchi, quasi 12 mila miliardi di lire. France Télécom ha in programma anche uno scambio di partecipazioni incrociate pari al 7,5% del capitale con Deutsche Telekom, con cui ha concluso un'alleanza strategica. E' previsto un aumento di capitale del 6%. La decisione di Bercy conferma le indicazioni del rapporto che Jospin aveva chiesto all'ex ministro Michel Delebarre, e soddisfa anche i comunisti, la cui posizione è stata sintetizzata così dal loro leader Robert Hue: «Né statu quo, né totale privatizzazione». Pure da destra vengono riconoscimenti alla scelta del governo. Jacques Chirac si era molto irritato per la rinuncia alla privatizzazione di Air France, che ha costretto il presidente Christian Blanc a dimettersi. Ieri l'ex primo ministro gollista Edouard Balladur ha parlato di «una decisione che va nella direzione giusta». Furenti invece i sindacati: la Cgt accusa il governo di «aver tradito il suo programma elettorale» e invita i dipendenti di France Télécom a «reagire immediatamente». In realtà Jospin non aveva scelta: i 12 mila miliardi che verran¬ no dagli investitori privati sono necessari per finanziare il suo piano di creazione di 350 mila posti di lavoro nel settore pubblico e altrettanti in quello privato, senza esagerare nel ricorso alla leva fiscale. Poi c'era il patto d'alleanza con i tedeschi da rispettare. «Il governo non si sbarazza di una parte del capitale di France Télécom per ideologia - ha spiegato Strauss-Kahn -, ma per consentire lo sviluppo dell'impresa». Resta da stabilire se la privatizzazione continuerà. Nei piani del centro-destra la vendita del 30% doveva essere la prima tappa. Difficilmente la maggioranza rosa-rosso-verde che sostiene Jospin consentirà di andare oltre. Aldo Cazzullo

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