Giudici sbagliate terapia di Ferdinando Camon

Non è una buona medicina separare un genitore dai figli Non è una buona medicina separare un genitore dai figli Giudici, sbagliate terapia PROPRIO perché è orrenda, questa tragedia si poteva evitare. Un uomo di 46 anni, separato dalla moglie e col diritto di vedere le due figliolette solo alla domenica, ha approfittato dell'ultimo permesso per realizzare Rincontro perfetto» (un regalo, la felicità, il sonno) e fermare l'attimo per l'eternità, sparando a tutt'e due e poi a se stesso. Non era pazzo. Non era sadico. Fino a un anno prima, lavorava alla Centrale Anticrimine. Dunque, se non vengono fuori elementi che per ora non conosciamo, non ha retto al distacco dalle figlie: ha preferito morire con loro piuttosto che vivere senza di loro, e vederle vivere senza di lui. Ma se c'era questo attaccamento mortale, non si poteva riconoscerlo prima, ed evitare la sofferenza che ha portato alla strage? Lo chiedo perché ho qui davanti la statistica dei divorzi e dell'affidamento dei figli: nella quasi totalità di casi (più del 90 per cento) i figli vanno alle madri. Poco più del 6 per cento va ai padri. Invisibile la percentuale dei figli che vanno in affidamento congiunto: neanche il 2 per cento. Se non c'è qualcosa che mi sfugge, il giudice pensa ai genitori, vuole premiare uno e punire l'altro: non pensa ai figli, che con ogni probabilità trarrebbero maggior equilibrio da un affidamento congiunto, cioè da una loro non-separazione dai genitori. Il dramma di ogni separazione non sta nel distaccarsi dal coniuge: sì, c'è anche questo, sia quando il distacco è la rottura di un amore unilaterale, sia quando è la rottura di un odio, reciproco o no. Perché anche l'odio è un legame, e crea un equilibrio: perverso, ma non sempre peggiore dello squilibrio. Il vero dramma affettivo di ogni separazione sta nello spezzare il legame verticale, di un genitore con i figli. Per quel che si sa finora, quest'uomo che ha ucciso le fighe e se stesso non ha lasciato nessun biglietto. Ma ha costruito una storia che ha in ogni tappa una spiegazione. Ha preso le figlie e le ha portate in auto in riva al fiume. Si va sempre lì, quando si vuole spiegare qualcosa ai figli: si cerca un fiume o un prato. Quest'uomo ha pensato al greto del Tevere, le figlie in auto, sui sedili posteriori, appaiate, ognuna con un regalo, una bambola, star lì fin che gli viene sonno, guardarle: e fermare il mondo così, per sempre. Spararsi guardando. Ha costruito per una sola volta la scena che, se non fosse stato separato dalle figlie, avrebbe visto ogni sera: le figlie di 7 e 4 anni che s'addormentano, a chiusura della giornata, verso le 21, le 22. Proprio all'ora in cui lui doveva restituirle, e perderle di vista per altri sette giorni. Forse la legge, quando ordina che un genitore separato veda i figli una volta per settimana, pensa in questo modo di alleggerire il distacco. Invece lo moltiplica, perché lo ripete 52 volte all'anno. Portare i figli alle giostre o al cinema, e correre via prima che finisca il film, non è stare con loro. E' sentire di non poter mai stare insieme. Fai appena in tempo a capire che è successo qualcosa di nuovo nella loro vita, son cresciuti, han fatto delle scoperte, vorresti sapere quali, ma non c'è tempo. La visita settimanale ai figli sta al padre separato come il miraggio sta al viaggiatore che muore di sete nel deserto. Se non ci fossero i miraggi, il viaggiatore tirerebbe avanti e forse si salverebbe. Sono i miraggi che lo mandano in delirio. Quando in un matrimonio si supera la soglia della separazione, vuol dire che in uno dei due o in tutt'e due è scattato il rifiuto dell'altro, quel che è, quel che ha (la sua storia, la sua famiglia, il suo corpo): si tagliano due vite che non si erano fuse. Ma non è mai terapeutico separare un genitore dai figli, perché il figlio non viene da un'altra storia, da altri, viene da te, sei tu. In Italia la separazione e il divorzio ci sono per le donne, non per gli uomini. Se una donna va dal giudice e dice: «Non ne posso più di mio marito, voglio lasciarlo», il giudice risponde: «Lascialo, tienti i figli, e sii felice». Ma se si presenta un uomo e dice: «Voglio lasciar mia moglie», il giudice ribatte: «Allora ti tolgo i figli». Mi domando se è giustizia. Ferdinando Camon L'affidamento congiunto in Italia è un'utopia Eppure i bambini ne guadagnerebbero

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