«Canaletto? No Canal Grande» di Raffaella Silipo
II deputato Parigi (An) svela il retroscena della vendita del palazzo II deputato Parigi (An) svela il retroscena della vendita del palazzo «Canaletto? No, Canal Grande» Così Bossi scelse la sede veneziana della Lega A visto che bel Canaletto?» «Canaletto? No, questo è il Canal Grande». Così rispose l'accompagnatore di Umberto Bossi a chi, osservando il suo interesse per un'antica stampa, lo informava sul nome dell'autore. La topica del fedelissimo del Senatùr («una guardia del corpo o forse uno dei consiglieri artistici della Lega Nord», suggerisce maliziosamente un testimone alla scena), è il gustoso «dietro le quinte» della vendita del palazzo veneziano dove domenica si insedierà il governo della Padania. Protagonisti della trattativa, Umberto Bossi e uno dei suoi più accaniti accusatori: quel Gastone Parigi dal nome evocativo, europarlamentare di Alleanza nazionale, che ha fatto rinviare a giudizio (per istigazione a delinquere, minaccia e diffamazione) il leader della Lega dal tribunale di Tolmez- zo, dopo aver assistito a un suo comizio di fuoco nell'agosto 1995 a Villa Santina. In quell'occasione il Senatùr aveva incitato «ad individuare e perseguire casa per casa iscritti ed elettori di Alleanza nazionale», definiti «porci fascisti». La prossima udienza, per la cronaca, è il 27 marzo 1998. Per mesi Parigi ha mantenuto il segreto sulla vendita, poi «visto che a Venezia le cose si vengono a sapere comunque», ha deciso di raccontare tutto firmando un corsivo sul «Gazzettino»: «Prima di morire, l'ingegner Candida, proprietario del palazzo e mio grande amico, mi aveva nominato assistente morale dei suoi figli. Per questo, una domenica di giugno, l'Ò se non ricordo male, fui invitato dagli eredi a partecipare al sopralluogo di un potenziale e misterioso acquirente dell'immobile in vendita. La sorpresa fu davvero grande quando vidi entrare, in compagnia di un omone, proprio Umberto Bossi. Anche perché di lì a poco si sarebbe tenuta l'udienza davanti al gip per la storia del comizio». Ma la sorpresa era reciproca, visto che pure il Senatùr ignorava il ruolo del «nemico». «"Cosa ci fai tu qui?", mi disse Bossi con voce roca e stanca - racconta Parigi . "Cosa ci fai tu, piuttosto, in anticipo sulla data del tuo processo?" risposi io». Superato l'imbarazzo («padano il suo, nazionale il mio», ci tiene a sottolineare Parigi), l'onorevole di An assume le vesti del cicerone guidando la visita alla nobile magione. L'in¬ contro della delegazione padana con il più anziano dei proprietari pare non sia un vero e proprio colpo di fulmine: il veneziano «guardò Bossi con l'altero distacco di quel Doge che, scrutati alcuni armigeri lombardi postisi al servizio della Serenissima, esclamò "De sta xente no me fido"». Rapida illustrazione degli affreschi sulle Quattro repubbliche marinare («sorvolando su quella di Amalfi, noto staterello meridionale»), stringato commento ai fatti del Campa¬ nile, accenno alla clinica Pinna Pintor di Torino nella quale ennesima coincidenza - Bossi e Parigi si erano incontrati tempo prima mentre cercavano di guarire da una complicazione cardiaca dovuta «all'eccesso di comizi e sigarette», e la trattativa si conclude con la vendita. Sulla cifra l'europarlamentare non si sbilancia. Ma, assicura, «era ovviamente a nove zeri». E, «ovviamente», si parla di lire italiane, non padane. Raffaella Silipo Il palazzo in Campo San Cassiano che potrebbe diventare sede del governo padano
Persone citate: Bossi, Canal Grande, Umberto Bossi
Luoghi citati: Parigi, San Cassiano, Torino, Venezia, Villa Santina
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