In Algeria un'altro notte d'orrore

9 Il leader del Fis: pronto a un appello per fermare la violenza. Il Segretario Onu: non è più un fatto interno In Algeria un'altro notte d'orrore Ancora 50 sgozzati, i terroristi: torneremo ALGERI. Nemmeno il tempo di seppellire le trecento vittime del bagno di sangue più atroce che l'Algeria abbia mai avuto, e già i fondamentalisti islamici sono tornati a colpire, con la stessa inarrestabile ferocia. Una cinquantina di persone sono state sgozzate in due nuove stragi compiute nella notte tra giovedì e venerdì a Djelfa e ad Algeri. I massacri sono avvenuti a Maalba, nella regione di Djelfa (275 chilometri a sud di Algeri), e a Frais Vallon, quartiere della periferia Ovest della capitale. Tra le persone uccise a Maalba, un villaggio sulla strada nazionale che porta verso la città di Boussaada, vi erano per lo più donne e bambini. Tre ragazzine fra i 15 e i 17 anni sono state rapite. Le cinque vittime del massacro di Frais Vallon sono invece membri della stessa famiglia. Il commando ha anche rapito due ragazze. Il Paese è sotto choc. I giornali di Algeri ieri davano in prima pagina voce alla costernazione, al dolore e alla paura del'intera popolazione. I quotidiani indicano tra 256 e 300 il numero dei morti della strage di Rais, la più grave mai compiuta da quando cinque anni fa è cominciata la guerra civile dopo l'annullamento delle elezioni vinte dal Fronte islamico di salvezza. Il governo insiste invece che i morti a Rais sono stati «solo» 98.1 cadaveri sono così tanti che per mancanza di bare, o per nascondere il vero numero delle vittime, vengono messi anche cinque corpi per ogni bara. «Genocidio», titola Libertè, «Ecatombe» dice El Watan, «Carneficina» Le Matìn, i tre maggiori quotidiani indipendenti. «Orribile strage» è il titolo di Mujahid, giornale molto vicino al governo. Tutti pubblicano fotografie dell'atroce massacro: un centinaio di cadaveri semiawolti in coperte, adagiati per terra in attesa della sepoltura, donne straziate che urlano sui corpi martoriati dei figli in un lago di sangue. In un messaggio televisivo, il primo ministro Ahmed Ouyahia, ha assicurato che «i responsabili non resteranno impuniti». Il governo, ha detto ancora il premier, «continuerà a combattere senza pietà questi barbari criminali fin quando saranno debellati». Ma tutti i giornali hanno attaccato il regime del presidente Liamine Zeroual per (d'incapacità a combattere efficacemente e solidamente il terrorismo». Per la seconda volta in 24 ore è intervenuto il segretario generale dell'Onu Kofi Annan: la violenza in Algeria «è preoccupante e non può più essere considerata, come è accaduto finora, un fatto interno al Paese». Annan ha aggiunto di essere consapevole che «le parole non bastano. Dobbiamo decidere come intervenire per non lasciare gli algerini al loro destino». E a Annan, «in seguito al suo appello agli algerini al dialogo e alla riconciliazione», si è indirizzato il capo del fuorilegge Fronte islamico di salvezza, Abassi Madani, con una lettera in cui comunica di essere pronto a lanciare «immediatamente» un appello «perché si ponga fine alla violenza in Algeria e perché si prepari l'apertura dì un dialogo serio». Anche Parigi ha espresso «inquietudine». «Terrorismo e violenza hanno raggiunto un livello intollerabile», ha detto il ministro della Cultura e portavoce del governo, Catherine Trautmann, aggiungendo però che la Francia non può intervenire direttamente negli affari dell'Algeria. Intanto sono trapelati i primi raccapriccianti fotogrammi sul massacro messo in atto dagli ultra islamici a Rais. La lista degli orrori è infinita. Una donna incinta è stata sventrata e il feto estratto dal suo ventre è stato fatto a pezzi. «Abbiamo gridato con tutte le nostre forze ma nessuno ci è venuto in soccorso», ha detto un giovane. Il massacro, cominciato verso le 23, è andato avanti per quattro ore. Tra le vittime, 90 donne, 30 neonati, 55 bambini. «Chi ha tentato di fuggire è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e il suo corpo è stato coperto di benzina e bruciato». Alcune ragazze sono state rapite e probabilmente saranno violentate e poi trucidate. I terroristi andandosene hanno promesso: torneremo a uccidere i superstiti. Ahmed Rouadjia, autore di numerosi libri sul fondamentalismo in Algeria, da Parigi dove risiede accusa senza mezzi termini il governo: «Se non ci fossero complicità nello Stato, non ci sarebbero tanti massacri», afferma e aggiunge che le istituzioni algerine «incoraggiano le stragi o comunque chiudono un occhio per giustificare la repressione e i limiti alle libertà politiche e civili». Ma al di là di un'inconfessabile cinico calcolo del governo, secondo Rouadjia dietro il sangue c'è uno scenario molto complesso. Il Gruppo islamico armato è un calderone in cui confluiscono fanatici religiosi, criminali comuni, giovani disperati senza lavoro né futuro, capi di clan intenzionati a risolvere indossando la maschera del fondamentalismo antichi conflitti tribali, infiltrati delle forze di sicurezza. Così, dice Rouadjia, spesso è impossibile capi- re chi uccide chi e perché. Dichiarazioni di sconcerto sono arrivate anche dall'Italia. Il ministro degli Esteri Lamberto Dini ha esordito dicendo che «è una tragedia, non sappiamo come porvi fine», e ha sottolineato l'impossibilità per l'Italia di intervenire, come è successo per esempio in Albania. Quanto all'Osservatore Romano: «L'Algeria sprofonda sempre di più in un inaudito abisso di morte, un dramma scrive l'Osservatore - che si consuma nel silenzio e nell'indifferenza generale, lontano dagli occhi dell'Occidente». [Ansa-Agi] Il regime di Zeroual sotto accusa «E' complice dei raid degli ultra» Parigi: un dramma atroce, ma non possiamo intervenire direttamente LA LUNGA SCIA DI SANGUE 5-8 luglio: almeno 61 persone massacrate durante le festività dell'indipendenza 12-13 luglio: 44 sgozzati a Ksar El-Boukhari, nel diparti- mento di Medea 19-23 luglio: 56 sgozzati in un triplo eccidio in 3 villaggio a Sud-Est di Algeri 25 luglio: 38 sgozzati e mutilati in vari villaggi attorno a Hadjout (50 km a Sud-Ovest di Algeri) 28 luglio: 51 uccisi in un assalto a un quartiere di Larbaa (35 km a Sud di Algeri) 29- 30 luglio: 41 massacrati nel dipartimento di Ain-Defia (120 km a Sud-Ovest di Algeri) 30- 31 luglio: un centinaio di assassinati nei dipartimenti di Blida e di Ain-Defia 3 agosto: 111 massacrati in una nuova serie di eccidi a Blida e Ain-Defia 21 agosto: 63 assassinati a Sud-Est di Algeri, nel villaggio di Souhane 24-25 agosto: 117 uccisi a Algeri in massacri nelle banlieue e da una bomba al mercato 26 agosto: 64 assassinati nell'attacco alla località di Ben Ali (60 km a Sud di Algeri) MESI SETTECENTO ASSASSINATI ■:sJ!iMlPglM»W.iJjQ)J. I cadaveri allineati e avvolti nelle coperte della strage a Rais