Gerusalemme: ostacolati i soccorsi di Aldo Baquis

Gerusalemme: ostacolati i soccorsi Gerusalemme: ostacolati i soccorsi «I nostri soldati morii per colpa dei Caschi blu» Cannonate israeliane sui soldati Onu che recuperavano gli sciiti caduti TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO In Libano non c'è pace nemmeno per i morti. All'indomani del drammatico rogo in cui 4 militari israeliani sono arsi vivi poco dopo aver ucciso quattro guerriglieri di Amai, aspri duelli di artiglieria si sono verificati nella stessa vallata incenerita mentre miliziani con varie divise si contendevano i cadaveri degli sciiti, ostacolandosi a vicenda. Un primo tentativo di recuperare i cadaveri dei miliziani abbandonati nella vallata di Saluki (a Nord della Fascia di sicurezza controllata da Israele! è stato compiuto ieri dal battaglione finlandese dell'Unifil, la forza di pace dell'Onu. Secondo fonti locali, i Caschi blu hanno però dovuto battere in ritirata dopo che nella zona in cui si stavano addentrando sono esplosi obici da 155 mm, sparati probabilmente dall'artiglieria israeliana. In mattinata fonti militari israeliane avevano accusato gli uomini del contingente finlandese di aver intralciato le operazioni di soccorso dei militari israeliani rimasti intrappolati nella vallata in fiamme. Le fonti avevano aggiunto che se l'Unifil non avesse sbarrato la strada alle unità di soccorso, forse alcune vite avrebbero potuto essere salvate. Da Helsinki la notizia è stata seccamente smentita. In seguito anche miliziani cristiani dell'Els - la milizia libanese addestrata e finanziata da Israele hanno tentato di recuperare le salme dei combattenti di Amai, probabilmente con l'intenzione di scambiarle in futuro con alcuni prigionieri. Ma anche quei miliziani sono stati messi in fuga dal fuoco di Amai. Sui due lati della vallata è iniziato così un furioso duello di artiglieria. Il giorno prima un obice israeliano - sparato con l'intenzione di impedire la ritirata ai guerriglieri sciiti - aveva incendiato la vallata che era ricoperta da una vegetazione in gran parte secca. Erano le due del pomeriggio e il comandante dell'unità israeliana una qumdicina di uomini - aveva chiesto il permesso di ritirarsi. Via radio la risposta del comando era stata negativa: prima di lasciare il terreno doveva accertarsi che il commando di Amai fosse stato neutralizzato. Poi il vento aveva cambiato direzione: improvvisamente il fronte dell'incendio si trovava a 300 metri dai militari israeliani che pochi minuti dopo - mentre si stavano ritirando - sono stati accerchiati da fiamme alte otto metri. «La valle era piena di un denso fumo», ha detto ieri il pilota di un elicottero di salvataggio. «Avevamo perso il contatto radio con gli uomini a terra e non sapevamo in che fase fosse il combattimento con i guerriglieri sciiti». A questo punto Israele ha cercato di far sopraggiungere soccorsi via terra: ma il luogo dell'incidente si trovava oltre la Fascia di sicurezza e gli uomini dell'Unifil - che forse non erano stati avvertiti del dramma in corso hanno sbarrato la strada agli israeliani. Un ufficiale della brigata Golani ha detto che due dei suoi uomini sono morti ad appena 200 metri da una strada da dove avrebbero potuto mettersi in salvo. L'orrenda morte dei soldati in quello che la stampa ha definito «l'inferno libanese» ha riacceso in Israele polemiche sulla necessità di mantenere il controllo nella Fascia di sicurezza. Alcune decine di genitori di soldati hanno manifestato davanti al ministero della Difesa invocando un ritiro unilaterale. Ma il premier Netanyahu ha respinto l'idea: «Se ci ritirassimo i guerriglieri libanesi scenderebbero fino al confine con la Galilea». Aldo Baquis

Persone citate: Netanyahu

Luoghi citati: Gerusalemme, Helsinki, Israele, Libano, Tel Aviv