l'offerta di Prodi divide i due Poli di Alberto Rapisarda

Bertinotti in campo per fermare l'apertura del governo all'opposizione sullo Stato sociale Bertinotti in campo per fermare l'apertura del governo all'opposizione sullo Stato sociale I/offerta di Prodi divide i due Poli «Tratti prima con noi, oèun suicidio» ROMA. No all'abbraccio mortale col Polo. Gridano, rimproverano e protestano i dirigenti di Rifondazione comunista, sorpresi ed interdetti per l'offerta di Prodi a Berlusconi: incontriamoci e discutiamo anche con voi su come riformare lo Stato sociale. Bertinotti questa proprio non se l'aspettava. Si era abituato a trovare nel presidente del Consiglio una «sponda» spesso compiacente, specie quando si trattava di creare qualche imbarazzo al troppo potente alleato D'Alema. Ora Prodi dimostra di essere ogni giorno di più sicuro di sé e se ne sta accorgendo anche Fausto Bertinotti, che col passare delle ore ha reso sempre più articolate le sue dichiarazioni di protesta. «Il rischio è una prova di coraggio quando l'obbiettivo è giusto - dice il segretario di Rifondazione comunista a Prodi che tende la mano al Polo -. Il rischio diventa una propensione suicida quando l'obbiettivo, invece, è sbagliato. Il problema da discutere è l'obbiettivo. Se per tagliare le pensioni si rischia, si fa male. Se, invece, si rischia per costruire una politica per il lavoro, l'occupazione, il Mezzogiorno, per colpire l'evasione fiscale, allora si fa bene a rischiare». L'incontro politico ravvicinato del governo col Polo per favorire la riforma dello Stato sociale, secondo Bertinotti «sarebbe un abbraccio mortale e la crisi di questa maggioranza». Ma, come già è avvenuto in passato, Rifondazione comunista evita di insistere troppo sulla minaccia di crisi. Al contrario, Bertinotti ripete che «noi siamo dispostissimi a discutere» la separazione tra previdenza e assistenza e anche «le sacche di privilegio che esistono, ma che non sono quelle delle pensioni di anzianità». Sono i primi passi del gran ballo che impegnerà da ora a tutto settembre governo e partiti per definire la legge Finanziaria per il 1998 e le riforme dello Stato sociale che possano cominciare ad avere effetti nello stesso anno. Prodi sembra dire, di fatto, a Bertinotti: se voi non ci state, chiederemo l'aiuto dell'opposizione come abbiamo fatto per la spedizione in Albania. Lo dice senza giri di parole il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino (pds): «Abbiamo una maggioranza chiara ma non siamo una maggioranza blindata. Siamo aperti ogni giorno al confronto con l'opposizione e sulle grandi scelte che investono il futuro dell'Italia sentiamo noi per primi la responsabilità di ricercare più ampie convergenze sulle decisioni da prendere. Questa è stata la strada quando il Parlamento ha dovuto decidere l'invio della missione in Albania, ed altrettanto il governo si propone di fare ora con l'avvio del dialogo sulla riforma dello Stato sociale». Altrettanto netto il vicesegretario del ppi, Dario Franceschini: «Anziché evocare quotidianamente scenari di crisi, Rifondazione dovrebbe accettare le normali regole di convicenza di una maggioranza. Accettare, cioè, di discutere senza dire, prima ancora di cominciare, le cose che non accetterà mai». Nell'Ulivo, insomma, c'è un consenso di massima di tutti alla linea dell'aut-aut a Rifondazione imboccata da Prodi. Salvo qualche imbarazzo nella sinistra del partito popolare. Nel Polo, invece, si riaccendono i fuochi dell'ala «liberal» di Forza Italia contro Berlusconi, e montano le sorde resistenze di An. Taradash, Biondi, Savelli, Martino insorgono contro la disponibilità del loro capo Berlusconi ad andare all'incontro con Prodi. L'offerta di Prodi doveva essere «seppellita con sberleffi e risate» dice Taradash. Savelli fa illazioni sulla visita di Gianni Letta a Prodi, per parlargli del desiderio di Mediaset di avere la concessione come secondo gestore della telefonia nazionale, in coincidenza con la «buona disponibilità» di Berlusconi verso il governo. «Non facciamoci fregare» dice anche il cdu Rotondi (al contrario del ccd di Casini, che è schierato con Berlusconi). Guardinghi e coperti gli uomini di Gianfranco Fini. Ufficialmente, come fa Francesco Storace, ci si dichiara «non pregiudizialmente contrari». Poi, ecco che il presidente dei senatori di An Giulio Maceratini, tenta il primo sgambetto dichiarando precipitosamente che il no del ministro Napolitano alle richieste del Polo suU'immigrazione «fa svanire la collaborazione con il governo». Immediata la correzione del capogruppo di Forza Italia, Enrico La Loggia: il fatto «non può costituire un pregiudizio per impedire una ragionamento più ampio». Alberto Rapisarda Il sottosegretario Fassino: «Non siamo una maggioranza blindata. Sulle grandi scelte servono ampie convergenze» Nell'Ulivo consenso alla linea dell'aut-aut a Rifondazione E l'ala «liberal» di Forza Italia contesta Berlusconi Il presidente del Consiglio Romano Prodi

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