la mafia albanese spaventa Milano

Dopo droga e prostituzione, il racket avrebbe nel mirino il business miliardario delle scommesse in nero Dopo droga e prostituzione, il racket avrebbe nel mirino il business miliardario delle scommesse in nero la mafia albanese spaventa Milano Commando lancia molotov all'ippodromo di San Siro MILANO. Per essere sicuri, avevano riempito gli scolatoi dell'acqua dei box dell'ippodromo con benzina, poi avevano lanciato una bottiglia molotov. Per essere ancora più sicuri che il messaggio arrivasse chiaro e forte, un'altra molotov l'avevano gettata negli uffici della sala stampa della pista di trotto. E altre due, inesplose, sono state trovate sul tetto di una scuderia che solitamente ospita i cavalli. Alla fine della notte di fuoco a San Siro, mentre cento persone assistevano all'ultima corsa, i danni sono poca cosa. Anche i due feriti se la sono cavata con qualche escoriazione e tanto spavento. Ma il rischio è che si apra un nuovo capitolo, nel mondo della malavita milanese. Perché sul terreno di guerra sono scesi gli albanesi, che, dopo droga e prostituzione, hanno preso di mira l'ippodromo. E le sue scommesse. E' un business a nove zeri, quello che gira attorno alle giocate sulle corse dei cavalli. Cen- todieci miliardi il fatturato, ovviamente in nero, stimato già dieci anni fa. Un mare di soldi, rispetto a quelli che arrivano dalle bische a cielo aperto, quelle alla periferia di Milano, già in mano al racket degli albanesi. Per far fronte all'emergenza, si è mosso pure il Comune. Da settimane il sindaco di Milano Gabriele Albertini ha chiesto al ministro dell'Interno Napolitano altri 600 poliziotti. E Ù vicesindaco di An, Riccardo De Corato, rincara la dose: «Il problema è che cinque anni fa, quando si parlava di extracomunitari, si pensava solo a problemi igienici, adesso, specie con gli albanesi, c'è un problema di criminalità». Più agenti di polizia, è la risposta. Anche se i pochi albanesi del racket, che dei profughi di Tirana si fanno scudo, sono ormai diventati una multinazionale del crimine, con diversi interessi, con fatturati sempre in crescita, con una determinazione senza pari. «Abbiamo creato una squadra speciale della Mobile che si occupa solo della criminalità albanese. Abbiamo già ottenuto risultati importanti», aveva annunciato due giorni fa il Questore di Milano Marcello Carnimeo. Poche ore prima dell'assalto incendiario all'ippodromo di San Siro. Un assalto preparato con cura, studiato meticolosamente per far arrivare un messaggio ai bookmaker clandestini italiani e a quelli che li comandano. E fa niente se nei box c'erano solo due cavalli da corsa, rimasti illesi, visto che gli altri si trovano a Nosate per gli allenamenti, in vista della stagione che si apre tra poco. Non doveva essere una strage, quella dell'altra notte a San Siro. Ma che attorno all'ippodromo stia per scoppiare la guerra sul controllo delle scommesse, lo crede anche un vecchio allibratore, ormai in pensióne; La sua paura scivola presto nel razzismo: «Ci mancano solo gli albanesi..; Gli albanesi che vengono in Italia sono ancóra peggio degli italiani che sono andati a Tirana ad aiutarli». In attesa della guerra, rimane questa azione da commandò, un gruppo di fuoco qhe si è dileguato senza lasciare.tracce. Senza testimoni, in una zona dove al vérde si mescolano le villette superblindate dei milanesi che contano, lo stadio Meazza e le due piste per i cavalli. Alle 23,30, non c'era nessuno per strada. Solo quel gruppetto di albanesi, in auto. Con le bottiglie già pronte, con le taniche di-benzina colme fino all'orlo. Con la rabbia di far vedere che nessuno li può fermare, se no sono guai. E fiamme. La prima molotov la fanno piovere sulle scuderie vuote dell'ippodromo del trotto, dopo aver oltrepassato il muro di cinta salendo su un albero. La seconda, pochi minuti dopo, colpisce la sala stampa, la segreteria e i box con i totalizzatori dell'ippodromo del galoppo. E' nei box del trotto che avvengono i danni maggiori e due persone rimangono ferite. Si tratta di Pietro Carro, 51 anni, e del nipote Francesco Baianno, di 24 anni, giudicati guaribili in pochi giorni per le escoriazioni dovute allo spostamento d'aria provocato dall'esplosione dei gas e della benzina, versata nel¬ le condotte dell'acqua che passa sotto ai box. «Hanno voluto colpirci per l'opera di risanamento dell'ippodromo dove per anni piccola e grande malavita hanno potuto allignare», accusano i dirigenti della società Corse Cavalli che gestisce San Siro, doppiamente preoccupati perché ieri sera si apriva la stagione del galoppo. Malgrado l'opera di risanamento, sono loro stessi che raccontano di personaggi inquietanti che gravitano attorno alle corse. Da chi vuole garanzie di vittoria a chi pretende il rimborso della puntata, in caso di perdita. Che quel sottobosco di San Siro sia legato alle mire sulle corse del racket degli albanesi è tutto da provare. Non hanno firma, le bottiglie molotov. Ma forse sono solo l'inizio, come nel «Padrino» di Mario Puzo dove a morire, per primo, era solo un cavallo. Fabio Potetti WBUUUBBBBBBUBBSBtttÈ3&$k Due feriti e danni limitati: l'attentato era un avvertimento mm Il sindaco Albertini ha chiesto al Viminale altri 600 poliziotti

Persone citate: Albertini, Fabio Potetti, Gabriele Albertini, Marcello Carnimeo, Mario Puzo, Meazza, Napolitano, Riccardo De Corato

Luoghi citati: Italia, Milano, Nosate, Tirana