«Noi lumbard di fabbrica faremo tremare la Fiom»

Sfida padana a Cgil-Cisl-Uil II capo dei secessionisti: «Noi, lumbard di fabbrica faremo tremare la Fiom» REPORTAGE IL SINDACATO DEL SENATUR BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Sotto la sede della Camera del Lavoro, in via Ugoni, solo dieci passi dividono il «Caffè Sindacati» dalla sezione «Leonessa» della Lega Nord. Al bar, quando è l'ora del bianchino, la differenza non si vede. «Ma per forza! Nelle fabbriche noi e loro andiamo perfettamente d'accordo, molti operai con tessera Fiom sono leghisti. Rapporti ottimi, finora...». Flavio Bonafini, 44 anni, medico della Usi, deputato nel '94, è il segretario del sindacato leghista. «Finora», dice mentre conta i pacchi di manifesti e volantini bianchi e gialli, con questa grande scritta su fondo blu: «Il 6 settembre straccia la tessera romana contro l'oppressione del lavoratore padano». Il 6 settembre straccia, o brucia, la tessera di Cgil-Cisl-Uil. Andrà così, dottor Bonafini? «Vedremo. Noi piazziamo 500 gazebo tra città e provincia. Con la nostra iniziativa puntiamo anche a prepararci per le elezioni delle rappresentanze sindacali di quest'autunno. E lì ne vedremo delle belle!». Al primo piano della Camera del Lavoro, Dino Greco, da otto anni in segreteria, sta finendo il suo articolo sulla manifestazione del 20 settembre: «Il sindacato confederale chiamerà i lavoratori e i pensionati a grandi manifestazioni popolari, a Milano come a Venezia, contro il proposito dichiarato della Lega Nord di dividere il Paese...». In due settimane, in due sabati, la Lega andrà all'attacco e il sindacato risponde. Greco non sembra gradire certe cautele: «La nostra manifestazione sarà contro, dichiaratamente contro la Lega e la secessione». Bonafini, dalla sede del Sin.Pa., il Sindacato Padano, talmente periferica da essere nel comune di Bovezzo, risponde con una provocazione: «Stiano attenti, perché se ci sarà scontro non può che essere a nostro favore: tra la Triplice e la Lega scopriranno che il lavoratore sceglie la Lega. Le elezioni politiche qualcosa dovrebbero aver insegnato, parecchi loro iscritti hanno votato per noi». Anche nella stanza di Greco, sindacalista che cita Magris e Cacciari, ci sono pacchi di manifesti e volantini. Una margherita con 22 petali, «lombardi, valdostani, lucani, trentini, extracomunitari, europei...» e la scritta gialla: «20 settembre. Il sindacato in piazza per la solidarietà. Per il federalismo contro la secessione». Da Brescia e provincia, quel giorno, ne porteranno a Milano almeno 15 mila. Altrettanti un anno fa seguirono Bossi sul Po, e certamente non mancavano iscritti al sindacato. «E' vero, la contraddizione Lega passa anche attraverso di noi - riconosce Greco -. Però, dopo la deriva secessionista, l'adesione al sindacato e alla Lega non possono convivere. Bisogna rompere l'imbroglio, non ci sono più interessi comuni da difendere. Bisogna in¬ terrompere l'operazione di scavo della talpa leghista». Al momento il «Sin.Pa.» vanta appena mille iscritti. Cgil 108 mila, Cisl 70 mila, Uil 15 mila. Il nano contro il gigante, appunto. Ma questa talpa scava e ha ben scavato. Bonafini dichiara che il «Sin.Pa.», in fabbrica, «mediamente raccoglie il 30 per cento dei consensi». Forse esagera, perché i delegati leghisti sono ancora delle eccezioni: «Si è appena votato alla Beretta, alla Om e alla Ocean - ribatte Greco - e non ne hanno preso uno». Però, insiste Bonafini, «noi continuiamo a ricevere lavoratori che vengono qui per sapere come si fa a disdettare la tessera della Triplice. E' gente che ha capito il gioco dei sindacati romani, è gente che già prevede il taglio delle pensioni». Ma mille iscritti su 350 mila lavoratori dipendenti bresciani restano una miseria, no? «Se è per questo - risponde - molti restano iscritti alla Fiom, ad esempio, perché temono rappresaglie. E poi il meccanismo che li tiene assieme sono i servizi: il 730, la denuncia dei redditi, l'assistenza legale e l'utilizzo dei patronati. Ora cominciamo anche noi, come Lega siamo ben radicati, e abbiamo forti riscontri». Dalla Camera del Lavoro i riscontri non si vedono. «Dal 1° settembre, nelle fabbriche, cominceremo a preparare la nostra manifestazione. Nelle nostre assemblee i leghisti usciranno allo scoperto, anche perché li staneremo noi. C'è stato un periodo in cui il leghista era "privato", si nascondeva o comunque non si manifestava. Ora non è più così. Da noi, per carità, non è mai successo niente, nessuna tensione, non ci hanno mai attaccato». Ma da quando, da Ponte di Legno, Umberto Bossi ha cominciato a dire che il «sindacato ben pagato con i vescovoni è la bretella del partitoStato», ecco, da quel momento sì che è cominciato l'attacco. «E' come se l'Ulivo avesse appaltato la questione Lega al sindacato», osserva Greco. E dunque rispondere, scrivere: «Se c'è un tratto distintivo che connota i movimenti reazionari di ogni epoca e in ogni paese è l'attacco brutale alle organizzazioni sindacali dei lavoratori, all'unità e alla solidarietà fra lavoratori». Nel suo scantinato di Bovezzo, Bonafini continua a contare pacchi di volantini. Non ha certo fisico e toni da capopopolo, ma quando elenca con il programma del «Sin.Pa.» è inarrestabile: dalle gabbie salariali al paniere padano, al sistema pensionistico a capitalizzazione, all'eliminazione delle trattenute alla fonte per avere una busta paga più forte... «Noi cerchiamo di rappresentare la nostra gente, e il lavoratore capisce chi è lì per fare il suo interesse». Parole che indignano la Camera del Lavoro: «Il miracolo manipo lativo della Lega sino a oggi è con sistito nella capacità di reclutare fianco a fianco piccoli borghesi e proletari, padroni e operai, evasori fiscali e lavoratori dipendenti che pagano per loro. Per troppo tempo il leghismo è stato sottova lutato, cavalcato, frainteso». Dal 20 settembre basta, anche a costo di perdere qualche iscritto. Perché alla Camera del Lavoro l'hanno messo in conto: «Ma è un rischio che dobbiamo correre». Giovanni Cerniti Le tute blu della Triplice «Nelle nostre assemblee i leghisti dovranno uscire o saremo noi a stanarli» Sfida padana a Cgil-Cisl-Uil nelle elezioni delle rappresentanze sindacali previste in autunno II capo dei secessionisti: «Ne vedremo delle belle i lavoratori stanno con noi» Nella foto grande: Umberto Bossi numero uno della Lega Nord A destra, sotto il titolo, alcune «camicie verdi» del Carroccio

Luoghi citati: Bovezzo, Brescia, Milano, Ponte Di Legno, Venezia