Alex: ci sentiamo fuori moda

Del Piero e Baggio: erano rivali, ora si alleano per il rilancio dei numero 10 Del Piero e Baggio: erano rivali, ora si alleano per il rilancio dei numero 10 Alex: ci sentiamo fuori moda «Ma difendiamo la nostra fantasia» TORINO. Dicono di sentirsi fuori moda, schiacciati dal peso di un ruolo che non premia più chi 10 riveste a dovere: Baggio, è stato epurato dal Milan e Del Piero è accettato nella Juve che si identifica nei gol di Inzaghi e lascia ad Alex il privilegio di dare 11 nome alla mascotte, un pupazzo che muove a compassione. Non sono giorni sublimi per i fantasisti, chiamateli come vi pare, «9 e mezzo» o «seconde punte» ma attorno a loro non c'è il fascino di un tempo. «E' il momento delle mode ammette Del Piero - e si parla poco di me rispetto a Inzaghi o Ronaldo. Però se giocassi al Fantacalcio un Del Piero lo comprerei, anche perché costo poco». Amara ironia di un campione che conosce i meccanismi della popolarità. «Inzaghi è il capocannoniere del campionato - dice il Talentino -, è nuovo nella Juve e ha già segnato parecchio. E' logico che attiri le attenzioni, lo merita. Lo invidio? No, sono sereno; so che fino a oggi ho fatto solo due reti però non cerco il gol in maniera spasmodica e se la Juve va bene, come contro il Vicenza, sono più che soddisfatto». «Forse qualcuno comincia a capire quanto è fondamentale avere in squadra un trequartista - sostiene Baggio -. L'ho letto in certe interviste di Lippi e di Simoni. E' un posto che va salvaguardato e potrà essere ancora più decisivo nel calcio ancorato al gioco corto, al pressing e ai raddoppi. Il fantasista merita almeno rispetto». Del Piero e Baggio si scoprono alleati in questa battaglia per una (ricca) sopravvivenza. Tre anni fa la prima Juve di Lippi li mise inevitabilmente in contrapposizione: Baggio era il titolare che per un lungo periodo rimase fuori squadra per via di un infortunio e Alex sfruttò l'occasione per far conoscere la sua classe. A fine stagione la consapevolezza di avere in casa un talento giovane e integro fu tra le ragioni che spinsero la Juve a disfarsi del Codino. L'antagonismo resiste soltanto per il posto in Nazionale perché uno dei due sarà l'alter ego di Zola e l'altro rimarrà quasi certamente escluso. «Ci penso senza affanni e soprattutto senza farmi condizionare dal Mondiale: l'importante è vivere giorno per giorno senza troppi progetti a lungo termine», confida lo juventino. Baggio invece sa che potrebbe essere l'ultima sua occasione per indossare l'azzurro. «Vorrei essere a Parigi, nel giugno prossimo - spiega -. Spero che i risultati del Bologna mi aiutino nella corsa però l'anno scorso Maldini mi convocò anche se il Milan andava malissimo. Fu una iniezione di fiducia in un periodo difficile. Strane cose successero un anno fa. Tabarez all'inizio stravedeva per me, bastò una partita storta per chiudermi le porte in faccia, sembrava che tutte le colpe fossero mie anche se il campionato dimostrò che così non era». Baggio cerca ora la sua rivincita. «Se devo trovare un aggettivo dico che mi sento rinnovato. Sono arrivato a Bologna con qualche preoccupazione perché Ulivieri diceva che il mio arrivo lo costringeva a ridisegnare la squadra. Ho risolto la situazione cercando di considerarmi un giocatore normale anche se non è possibile farlo fino in fondo: so che l'allenatore aveva fatto promesse ad alcuni miei compagni e ora non le potrà mantenere». L'accenno indiretto è a Kolyvanov che Baggio ha scalzato dal ruolo di seconda punta. Ciascuno ha i propri problemi di convivenza. Del Piero deve ancora trovare l'intesa con Inzaghi. «Se n'è parlato fino alla noia - afferma -. Come se il calcio d'agosto fosse già la risposta definitiva agli interrogativi di una squadra, invece bisogna rimettere tutto nella giusta dimensione: l'esempio lampante è l'Inter che è una grande squadra con grandi giocatori ma non ha trovato ancora il ritmo adeguato. Finora l'unica risposta seria l'ha data la Juve che ha giocato la sola partita vera di tutto il precampionato, la Supercoppa, e l'ha vinta: con qualcosa in palio la Juve non fallisce l'obiettivo». Del Piero giocherà per lo scu- detto («ho già vinto 10 trofei, non sono pochi alla mia età»), Baggio mette il Bologna in seconda fascia: «Siamo dietro alle sei o sette che lotteranno per il titolo, con il Milan davanti a tutti e la Juve dopo. L'anno scorso Milan, Roma e Fiorentina scop¬ piarono, non si ripeterà ma c'è sempre qualche grande che può cadere e dovremo approfittarne». Ma l'uno e l'altro giocheranno per il prestigio del numero 10, «una maglia da rilanciare - dice Baggio -. Per molto tempo gli allenatori hanno pensato so¬ prattutto a non perdere ma con i tre punti s'è capito che è più intelligente puntare alla posta piena: spero che i giovani talenti crescano senza essere travolti da un calcio tutto muscoli». Accossato - Cervella!! Il bianconero: ormai si parla soltanto di Ronaldo e Inzaghi Robi: un'annata alla grande per dimenticarmi del Milan Del Piero (sopra), 23 anni, e il trentenne Baggio non vogliono arrendersi all'onda dei nuovi fenomeni

Luoghi citati: Bologna, Parigi, Roma, Torino