La Vitti è bionda bella e brava ma in tv non molla il suo libro di Alessandra Comazzi
La Vitti è bionda, bella e brava ma in tv non molla il suo libro TIVÙ'& TIVÙ La Vitti è bionda, bella e brava ma in tv non molla il suo libro PRIMA, su Raidue, trasmettevano per l'ennesima volta il film di Scola con Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini, «Dramma della gelosia Tutti i particolari in cronaca» (due milioni e mezzo di telespettatori); subito dopo, in un ideale proseguimento di serata, andava in onda, per «Format» su Raitre, la prima puntata di una nuova serie dedicata «ai piccoli eroi che hanno trasformato Cinecittà in uria nuova Atene», ospite tutta azzurra, di occhi e di tailleur, Monica Vitti. Spezzoni di suoi film, da quelli di Antonioni, alle commedie, agli ultimi lavori, intervista a lei, intervista ad altri protagonisti del cinema italiano (Sordi, Suso Cecchi, Emmer, la Cardinale, Virna lisi), che parlavano di lei. E che cosa volevate che ne dicessero? Un gran bene. E lei, interpellata, che cosa diceva dei suoi compagni di lavoro, dei suoi registi? Un gran bene. Un programma assolutamente agiografico e stucchevole, costruito intorno a un personaggio che senz'altro è importante per il cinema, ma che non emergeva assolutamente, se non per le sue «straordinarie qualità». Meglio allora le interviste della notte di Marzullo, dove c'è soltanto il protagonista che parla di sé, e potrebbe persino lasciarsi andare a svelare certe sue debolezze; almeno non si tirano in ballo altri, obbligati a trascurare accuratamente i difetti del personaggio in questione. Il quale ne avrà, inevitabilmente. Una punta di fastidio dava anche l'intervista all'attrice, avvenuta quasi tutta con il suo libro in braccio, copertina in bella mostra. Si poteva davvero evitare. Settecentomila spettatori. A proposito di bionde. Circolano su di loro svariati luoghi comuni, tra cui che gli uomini le preferiscano. Sarebbero anche crudèli. Ma non di quella bella crudeltà bruna che si capisce subito, sono cattiva e lo dò a vedere. No, una crudeltà più subdola, mascherata dal viso d'angelo. Così era Jennie Garth, ragazzotta protagonista del film per la tv «Bionda e pericolosa», trasmesso da Canale 5. La giovane dal viso angelico (ma dalla bocca piccola e im¬ bronciata, foriera di malanni) si innamora di un esperto d'arte che, credendo la moglie in fin di vita per un male incurabile, si lascia andare alle sue arti consolatorie. Ma la moglie, che è il suo vero, unico, grande amore, guarisce, lui torna da lei e lascia l'amante. La quale, la biondina per l'appunto, non se ne dà per intesa. Prima di tutto, non gli restituisce ima preziosa serigrafia che lui le aveva fatto recapitare in casa, poi fa innamorare di sé il figlio, tanto da arrivare a un passo dal matrimonio. Ma di lì in poi esagera vistosamente, commette addirittura un omicidio, e questo dà la forza al fedigrafo pentito di raccontare quello che sta capitando. La moglie ex malata mastica amaro ma abbozza, il figlio prima colpisce (coi pugni), poi capisce, la pallida copia della Glenn Close di «Attrazione fatale» se ne va con il suo giubbotto rosso come le fiamme dell'inferno. I buoni vincono, i cattivi perdono, l'illusione continua, 4 milioni e mezzo di telespettatori. Alessandra Comazzi
Luoghi citati: Atene
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