«Povero Woody, lo odieranno» di Si. Ro.

«Povero Woody, lo oderanno» «Povero Woody, lo oderanno» In vista problemi con la comunità ebraica VENEZIA. E' un coro degno della più melassosa commedia musicale quello che le donne di «Deconst.ructing Harry» levano in onore di Woody Alien, il maestro del cinema americano intelligente, che il pubblico ignora ma i colleghi adorano al punto da accettare di recitare a paga sindacale. E com'è bravo, e com'è stimolante, e com'è bello lavorare con lui. E chi se ne importa se non ti spiega la parte, se non ti consegna il copione da leggere, se capisci che film hai girato solo dopo averlo visto bello e pronto al momento dell'uscita in sala: con lui sei fresca, spontanea, concentrata, magica, spiazzata, sincera. E' tutto un cinguettio, un elogio, un peana di complimenti, ammirazione, stupore per lui, Woody Alien, il genio assente, che a Venezia, per sua ammissione la città più amata, non s'è neanche fatto vedere inviando solo una video-lettera di generici auguri. Sfilano dunque, una dietro l'altra, in rappresentanza di un cast affollatissimo, l'assai incinta Elizabeth Shue ex «Via da Las Vegas» fiera di un pancione irrefrenabile, la superba nera Hazelle Goodman fasciata in un tailleur bianco abbagliante, la nervosa Kristie Alley nemica giurata della psicoanalisi, più la produttrice Jean Doumanian muta, la regista Barbara Kopple, autrice di uno special su Alien al clarinetto, che avrebbe fatto gridare alla giovane Soon Yi: «Guarda, Woody, quei due sullo schermo siamo proprio noi», e l'amata sorellina di Woody Alien, Letty Aronson, la sola che, dopo aver dichiarato impossibile arrabbiarsi con suo fratello come se Mia Farrow non ci avesse dimostrato il contrario, ammette che sì, questo film, potrebbe invece far arrabbiare, e molto, la comunità ebraica per l'attacco a fondo dell'integralismo giudaico, intollerabile per Alien come qualunque altro fondamentalismo, [si. ro.]

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