E' scontro a Parigi sull'orario ridotto di Aldo Cazzullo

Divisi i sindacati e spaccati i socialisti LAVORO Divisi i sindacati e spaccati i socialisti E' scontro a Parigi sull'orario ridotto PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Infuria la battaglia delle 35 ore. «Il governo le imporrà per legge nel 2000», annuncia in prima pagina «Le Monde». «Non so nulla di questo progetto», smentisce Martine Aubry, ministro del Lavoro e «numero 2» dell'esecutivo. Si spacca il partito socialista al potere, si dividono i sindacati: la comunista Cgt chiede la riduzione dell'orario di lavoro settimanale a 35 ore «in fretta e senza diminuzioni di salario», la socialista Cfdt si dice pronta a trattare con gli imprenditori. I quali rispondono di no: vedono già ì frutti della ripresa finire nelle casse di Jospin, che ha appena aumentato le imposte sulle grandi società, e giudicano la «divisione del lavoro» un progetto troppo costoso per le aziende, a meno che non sia accompagnato da nuove norme sulla flessibilità. «Il governo non farà nulla del genere - li gela Dominique StraussKahn, ministro dell'Economia e delle Finanze -.' Già oggi in Francia l'80% delle assunzioni si fa a tempo determinato. Una società non è moderna se precarizza il lavoro, ma se asseconda i cambiamenti grazie alla formazione». L'esito dello scontro si conoscerà a fine settembre, quando governo, imprenditori e sindacati si confronteranno alla Conferenza nazionale per i salari e la riduzione dell'orario. Ma i duellanti già affilano le armi. Secondo la nota del ministero del Lavoro rivelata martedì da «Le Monde» e smentita ieri dalla Aubry, l'esecutivo si preparerebbe a varare nuove tasse sugli straordinari, e fra tre anni ridurrebbe l'orario settimanale da 39 a 35 ore. Sarebbe abolita fin da subito la legge Robien, che dimezza gli oneri sociali alle aziende che creano posti di lavoro (o, se in crisi, rinunciano a licenziare) riducendo l'orario. Una norma che ha dato buoni risultati: quest'anno 920 società vi hanno fatto ricorso, creando 46 mila posti e salvandone 58 mila. I socialisti Il premier frances se Jospin vorrebbero andare oltre. Ma sono divisi. L'ex ministro Marie-Noelle Lienemann ha dichiarato ieri che «la legge sulle 35 ore senza perdita di salario è una priorità assoluta». Ma l'ala destra del partito, raccolta attorno all'ex premier Edith Cresson e al sindaco di Mulhouse Jean-Marie Bockel, ritiene «ragionevole» una riduzione del 3% degli stipendi. «Una soluzione che non accetteremo mai», ha replicato dalla tribuna del congresso della Cgt il segretario Louis Viannet. Più morbida, com'è tradizione, il leader della Cfdt Nicole Notat dichiara in un'intervista pubblicata oggi dal «Nouvel Observateur» che «una partecipazione finanziaria dei salariati alla riduzione del tempo di lavoro non è né esclusa, né automatica. Sarebbe sciocco fissare per legge il tetto delle 35 ore. Anzi, la legge deve incentivare i negoziati». Un messaggio a Jean Gandois, il presidente degli industriali: siamo pronti ai sacrifici, trattiamo. Lionel Jospin esita. Da sinistra lo strattonano i Verdi: «Le norme sulle 35 ore - affermavano ieri in un comunicato - vanno discusse al più presto e applicate entro il primo gennaio '99». Da destra lo sbeffeggiano i gollisti: «Non pensava di vincere, e si è lasciato andare con le promesse», ironizza l'ex ministro Guy Drut. In realtà il programma elettorale dei socialisti indica sì l'obiettivo delle 35 ore, ma non precisa le modalità del passaggio: se attraverso i negoziati, o una legge-quadro. Il consiglio degli economisti creato da Jospin suggerisce di procedere gradatamente, per settori: in alcune attività la riduzione d'orario salverebbe posti e ne creerebbe di nuovi, in altre appare costosa e inutile. E' apparsa invece una buona idea ai manager e ai 5200 operai della Volkswagen di Forest, alla periferia di Bruxelles: l'accordo per la settimana di 35 ore (32 per chi fa il turno di notte) sarà siglato entro cinque giorni. Aldo Cazzullo Il premier francese Jospin

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Mulhouse, Parigi