Intanto si censisce l'Italia «in blu»

Intanto si censisce l'Italia «in blu» Intanto si censisce l'Italia «in blu» Auto di servizio, ma anche motorini, cani e cavalli ROMA. Quanto vale l'Italia «in blu»? A quanto pare nessuno lo sa con precisione e in tempi di economie di Stato è bene scoprirlo, tanto per avere le idee più chiare. Tutto quello che porta come marchio di proprietà lo stemma della Repubblica è naturalmente censito, ma l'incertezza contabile viene dal cartellino del prezzo attribuibile ad ogni singolo bene, soprattutto per quanto riguarda il patrimonio artistico, che è il più cospicuo del mondo. Quindi via con un inventario impostato su criteri nuovi, che classifichi in maniera analitica tutti i beni «suscettibili di utilizzazione economica». Questo impone un decreto legislativo pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale che fissa i decreti guida per la riforma del rendiconto generale dello Stato. Il lavoro dei tecnici del ministero del Tesoro impegnati in questa riclassificazione non sarà uno scherzo, perché si tratterà di tradurre in oggetti reali cose finora mimetizzate dallo schermo di un ineffabile burocratese e accorpate in macrocategorie dalle denominazioni per lo meno generiche. Per averne un'idea basti pensare che, fino ad oggi, quadri e statue sono stati catalogati sotto la dizione «opere artistiche mobili». E certamente ne verranno fuori delle belle anche sull'uso di molte dotazioni. Infatti accanto ad auto blu e telefonini, già sotto la scure dei tagli, negli elenchi in via di decrittazione compare una vera scuderia di mezzi, dai ciclomotori ai trattori agricoli. Ma la riclassificazione, grazie alla quale certamente sarà possibile anche valutare l'effettiva necessità di acquistare o mantenere determinati veicoli, serve principalmente a identificare quello che c'è nella grande casa comune. Così, in mezzo a «macchinari per ufficio», «mobili e arredi», «mezzi di trasporto leggeri e pesanti», «armi leggere» e «mezzi navali da guerra», dalla voce «animali» spunta il muso dei cavalli in servizio nell'Esercito, Polizia o Guardia forestale e la coda dei cani antidroga. Tutte presenze già note, ma nascoste dietro dizioni probabilmente vicine a quel «quadrupedi» che per le Forze Armate abbracciava dai destrieri di cavalleria e carabinieri ai mai dimenticati muli degli alpini. Con questo non si vuol dire che i tecnici della Ragioneria generale abbiano scoperto la chiave di misteri insoluti, tutto è stato sempre presente nel bilancio pubblico, ma il vero aspetto misterioso della vicenda è il perché non si possano chiamare le cose con il loro nome più semplice. Tutto bene d'ora hi poi? Non del tutto, almeno per quanto riguarda le opere d'arte: «Anche la nuova classificazione non riu¬ scirà a ravvicinare il valore contabile del patrimonio artistico italiano, palesemente sottostimato, a quello reale», fanno notare alla Ragioneria. Infatti, secondo uno studio appena pubblicato dall'organo contabile dello Stato sulla consistenza del patrimonio artistico nazionale, l'intera collezione pubblica italiana, appunto la più grande del mondo, è messa a bilancio per un valore di appena 3912 miliardi di lire. Eppure questa rilevazione, che si riferisce al bilancio 1995, testimonia una rivalutazione pari al 62 per cento rispetto ai 2415 miliardi del 1994. Un bel passo avanti, se si considera che per tutti i primi Anni 90 il patrimonio artistico italiano è sempre stato valutato intorno ai 2000 miliardi. Ma, ed è questa la vera sorpresa, a rappresentare la parte maggiore di questa valutazione non sono dipinti e statue, quadri e sculture in carico al ministero dei Beni culturali: varrebbero infatti solo 1278 miliardi di lire, meno delle raccolte bibliografiche, valutate 2594 miliardi. Possibile? Sì. «I motivi della palese sottostima del patrimonio artistico - spiega il rapporto della Ragioneria dello Stato - vanno ricercati nella normativa del 1927 che non dà indicazioni sulle modalità per la rivalutazione dei valori indicati dagli inventari iniziali», [v. cor.] Il ministro del Tesoro Azeglio Ciampi

Persone citate: Azeglio Ciampi, Guardia

Luoghi citati: Italia, Roma