Camorra nuova di sangue

Napoli, l'esecuzione all'indomani del blitz con cui erano stati liberati i palazzi requisiti dalle cosche Napoli, l'esecuzione all'indomani del blitz con cui erano stati liberati i palazzi requisiti dalle cosche Camorra, nuova di sangue Uccisi due uomini in un agguato fra la gente "Wj NAPOLI. Lo Stato tenta di riconquistare terreno, ma la camorra non si arrende. Il giorno dopo il blitz al rione Pazzigno che i boss avevano trasformato in un fortino dei clan, le pistole sono tornate a sparare a Napoli. Due i morti in un agguato all'altro capo della città, a Pianura, quasi a dimostrare che la vittoria di uh giorno non basta, che alla forza le bande rispondono con il sangue. Via Campanile, periferia occidentale, le 13 di ieri. Sul furgone ci sono Giuseppe Bifaro, 31 anni, proprietario di un negozio di fiori, e Riccardo Perrucci, di 34 anni, pregiudicato e uomo del clan di Giuseppe Contino. E' lui l'obiettivo dei sicari: arrivano in due in sella ad una moto e cominciano a far fuoco. I proiettili feriscono subito il commerciante, mentre l'amico fugge a piedi e cerca scampo nel cortile della vicina sede dell'Azienda sanitaria locale. Ma gli assassini gli sono addosso, lo inseguono e lo ammazzano, portando a termine la loro missione. Giuseppe Bifaro riesce invece a chiedere aiuto ad un automobilista che lo accompagna all'ospeda¬ le San Paolo dove però muore poche ore dopo il ricovero. Una sparatoria tra la gente e, come spesso accade, senza testimoni che abbiano il coraggio di parlare. Sullo sfondo, il solito scenario: anche a Pianura, il quartiere cresciuto con una colata di cemento abusivo, si combatte una guerra di supremazia. Contino, attualmente in carcere, era un uomo di punta della potente famiglia Lago, ma decise di mettersi in proprio. Il «tradimento» è costato molti morti ed ora che i fratelli ai vertici del clan rivale sono tutti liberi per scadenza dei termini di custodia cautelare oppure per motivi di salute, lo scontro si è riacceso. Con le due vittime della sparatoria di ieri, salgono a 103 gli omicidi compiuti nel Napoletano dall'inizio dell'anno: un lungo elenco che dà il segno dell'emergenza e rende amari anche i risultati della lotta al crimine organizzato. Come quello ottenuto con l'impiego di mille uomini e cento automezzi a Pazzigno. Dopo lo sgombero delle case occupate con la forza dai fedelissimi dei boss, nel rione sono rimasti un paio di furgoni della polizia ed un silenzio carico di attesa. Trentasei appartamenti liberati dagli abusivi, compreso quello del boss Patrizio Reale - il «re» del quartiere da mesi in carcere - sono stati murati con cemento e mattoni per impedire nuove illegittime occupazioni. Soltanto una delle famiglie sfrattate ha chiesto aiuto al Comune per trovare ima sistemazione. Gli altri non hanno lasciato Pazzigno ed hanno chiesto ospitalità a parenti ed amici. Tra loro c'è Mar¬ gherita, la moglie del capoclan, che con i due bambini è stata accolta da una vicina. Ed è una vicina, Maria, a difendere lei e il «buon nome» del rione: «E' una brava ragazza e poi ha due figli piccoli: che cosa poteva fare? Hanno detto che qui la gente ha applaudito quando hanno fatto gli sgomberi: non è vero, nessuno ha battuto le mani alla polizia». Ma la prova di forza ha dato i suoi frutti. Ne è convinto il sindaco Antonio Bassolino che ieri ha annunciato la riconsegna dei 36 appartamenti liberati a quanti ne avevano diritto: tre sono legittimi assegnatari cacciati via dalla camorra, otto famiglie appartengono alla categoria degli sfrattati, gli altri hanno partecipato al bando comunale per gli alloggi popolari. «Il ripristino della legalità cominciato con lo sgombero delle case - sottolinea il sindaco - si è così pienamente affermato». Mariella Cirillo Trentasei appartamenti del rione Pazzigno sono stati murati per impedire altre occupazioni abusive Il sindaco Bassolino e l'auto delle vittime dell'agguato

Luoghi citati: Napoli, San Paolo