Il Papa protesta Israele riapre Betlemme di Aldo Baquis

Libero transito ai pellegrini, ma i residenti non possono ancora entrare a Gerusalemme Libero transito ai pellegrini, ma i residenti non possono ancora entrare a Gerusalemme Il Pupa protesta, Israele riapre Betlemme «Questa città è sotto assedio da un mese, è gravissimo» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Israele ha ceduto di fronte alle crescenti proteste sul terreno dei palestinesi e ai passi diplomatici sempre più severi da parte di Paesi amici, nonché del Vaticano, e ha revocato ieri la chiusura di Betlemme, in Cisgiordania, che durava dal 30 luglio scorso, da quando cioè due kamikaze islamici si erano fatti saltare nella Città Santa provocando la morte di 14 israeliani. Su istruzione di Papa Giovanni Paolo II - preoccupato per gli ostacoli creati dai soldati israeliani ai pellegrini cristiani diretti a Betlemme - il Nunzio Andrea Corderò Lanza di Montezemolo ha espresso in più occasioni negli ultimi giorni alla controparte israeliana l'ansietà con cui il Vaticano seguiva la vicenda. La situazione, hanno avvertito autorità religiose cattoliche, «è gravissima, mai prima si era arrivati a tanto. Betlemme sembra posta sotto assedio..'.». «Vengono esercitate pressioni su di noi - ha ammesso in mattinata il ministro della Difesa Yitzhak Mordechai - Ho dato ordine di lasciare passare i pellegrini». Alcune ore dopo Mordechai ha ordinato anche la revoca della cosiddetta «chiusura interna» di Betlemme, che però al tempo stesso è stata definita dall'esercito israeliano «zona militare chiusa». «E' troppo poco, non ci basta» ha esclamato molto irritato il sindaco della città Hanna Nasser, che ancora - come i suoi concittadini - non potrà entrare a Gerusalemme, distante appena cinque chilometri. Gli abitanti possono adesso raggiungere solo Hebron, a Sud. Se vogliono invece recarsi nella parte settentrionale della Cisgiordania devono intraprendere un lungo e avventuroso viaggio attraversando le scoscese vallate del deserto della Giudea che consentono di aggirare Gerusalemme a Est. Nei prossimi giorni a Betlemme è atteso il presidente dell'Anp, Yasser Arafat; e Hanna Nasser cercherà con lui di trovare il sistema per indurre il premier Benyamin Netanyahu a revocare la chiusura dei Territori che impedisce a 100 mila manovali palestinesi di raggiungere i loro posti di lavoro. «In quattro settimane abbiamo avuto perdite per 12 milioni di dollari - si è lamentato ieri il sindaco - In città, l'80 per cento degli uomini sono disoccupati». Quattro settimane fa la chiusura delle città autonome della Cisgiordania era stata imposta per motivi di sicurezza, poche ore dopo il sanguinoso attentato a Gerusalemme. In seguito solo a Betlemme era stata mantenuta la «chiusura interna», perché i servizi segreti israeliani avevano sentore che all'interno della zona autonoma si nascondessero guerriglieri islamici e fossero celate ingenti quantità di esplosivo di Hamas. Ma negli ultimi giorni i comandanti dell'esercito sono giunti alla conclusione che la chiusura di Betlemme si stava facendo controproducente perché, non essendo ermetica, non dava l'assoluta sicurezza che i due principali ricercati di Hamas (Muhi-a-din al Sharif e Muhammed Dief) fossero in trappola, e perché l'esperienza insegna che nei periodi di maggiore miseria molti palestinesi sono più inclini a seguire gli integralisti. Come in passato, i ministri più «pragmatici» - Mordechai (Difesa) e David Levy (Esteri) - sono giunti nei giorni scorsi alla conclusione che la chiusura di Betlemme doveva essere revocata, magari in modo graduale. «Sarebbe errato pensare - ha detto ieri Levy, apparentemente rivolto al suo primo ministro - che con le punizioni prolungate si porta avanti il processo di pace». Dalla Corea del Sud, dove è in visita, Netanyahu ha mantenuto un atteggiamento rigido, convinto che «l'Anp ha ispirato le manifestazioni violente a Betlemme e gioca col fuoco». Alla fine ha prevalso la coalizione fra Mordechai e Levy (che la setti¬ mana scorsa avevano impedito una forte reazione militare in Libano dopo il bombardamento della Galilea), e l'isolamento di Betlemme è stato revocato: quel tanto che basta ad allentare le pressioni diplomatiche su Israele. Aldo Baquis La chiusura era stata decisa dopo l'attentato di luglio nella capitale Il sindaco: ci è costata 12 milioni di dollari e l'80% di disoccupati Soldati israeliani rimuovono i blocchi che da un mese sigillavano Betlemme