Tirana dice sì solo ai clandestini di Maurizio Molinari

I profughi verrebbero scaglionati in tre gruppi. Giallo su nuove richieste del premier Nano I profughi verrebbero scaglionati in tre gruppi. Giallo su nuove richieste del premier Nano Tirana dice sì solo ai clandestini Dieci ore non sbloccano la trattativa sul rimpatrio ROMA. La seconda riunione della commissione mista italoalbanese si è protratta per 10 ore con una delicata trattativa sullo scaglionamento dei rientri dei profughi giunti dallo scorso marzo. Al termine, Tirana si è detta disposta a riprendersi i clandestini. Per gli altri, se e quando torneranno, verrà applicata una graduatoria ancora da definire. Al secondo piano del Viminale i funzionari italiani dei ministeri di Interni, Esteri, Difesa, Lavoro e Solidarietà Sociale si sono incontrati con le rispettive controparti albanesi alle 10 di ieri mattina. Subito dopo saluti e presentazioni si è iniziato a tracciare l'identikit della comunità dei profughi. «Caso per caso», come aveva chiesto il ministro dell'Interno, Neridan Zeka. E già qui sono emerse delle differenze di approccio. Per gli italiani infatti gli arrivi sono stati poco meno di 13 mila, ma gli albanesi esitano a dare numeri precisi, anche di fronte alla cifra di 15 mila. Tanto gli uni quanto gli altri hanno confrontato i dati a disposizione. Esistono differenti liste dei profughi. Una degli «arrivi» in Italia e un'altra delle «partenze». Bisognava esaminarle, una vicino all'altra, per avere sul tavolo un minimo di dati comuni su cui discutere. Ma è stato solo l'inizio. La parola più pronunciata durante tutta la giornata è stata «scaglionamento». Gli esperti l'hanno abbinata a due categorie: tipologia di status in Italia e regioni di provenienza. Come è noto, l'Albania si rifiuta di riprendersi tutti i profughi, quindi la trattativa con l'Italia verte su chi far partire e quando. Lo scaglionamento per tipologia di status divide i profughi in tre fasce: quelli fuggiti dai campi (3 mila per gli italiani/molti di più per gli albanesi); quelli che han¬ no trovato ospitalità da amici e parenti grazie a particolari permessi (circa 7 mila); quelli che si trovano ancora nei campi di raccolta (3 mila). La delegazione albanese si è detta pronta a «venire incontro alla necessità italiana di liberare il Paese del maggior fastidio»: quello dei clandestini. «Il Viminale d'altra parte dice di avere i loro nomi, le loro foto», fanno notare gli albanesi, lasciando intendere che quando i clandestini saranno ri¬ presi verranno rispediti a casa. Per le altre due categorie invece Tirana vuole applicare la ricetta dello «scaglionamento geografico» - idea personale del ministro degli Interni Neridan Zeka - secondo cui torneranno prima i profughi «originari delle aree dove la sicurezza è garantita». E l'unica «area» che risponde a queste caratteristiche per gh albanesi è «Tirana e dintorni». Escluso dunque il Sud ed escluse le zone costiere di Du- razzo e Valona, da cui partì la maggioranza dei profughi. Comunque, la richiesta italiana di definire con maggiore chiarezza le «aree stabili ed instabili» non ha trovato piena risposta da parte della controparte. Anche l'ipotesi di far accogliere i profughi in Albania non ha avuto gran seguito. «Non abbiamo i soldi per l'accoglienza», hanno replicato gli ospiti. Secondo indiscrezioni attribuite al premier Fatos Nano - e poi smentite da Tirana - gh albanesi avrebbero chiesto anche una proroga del decreto di 5 mesi e l'aumento dei permessi di soggiorno. Un'idea che gli ospiti accarezzavano era quella della sanatoria per i 7 mila profughi ospiti di amici e parenti, ma gli italiani hanno subito chiarito che non se ne parlava neppure. Salvo la breve pausa-pranzo, durante la quale le due delegazioni hanno mangiato separatamente, le trattative si sono susseguite a «ritmi febbrili» fino a sera. «Vi saranno altri incontri a scadenze ravvicinate», ha fatto sapere in una nota il Viminale, confermando che la commissione ha lavorato per predisporre dei «suggerimenti tecnici» sulle misure dei rimpatri «con particolare attenzione all'identificazione di gruppi e categorie per 10 scaglionamento dei rimpatri verso determinate regioni dell'Albania». In tarda serata da Tirana il consigliere diplomatico di Fatos Nano, Pavli Zeri, ribadiva che «la trattativa fra i due governi è ancora in corso». Insomma, su molte questioni Roma e Tirana restano distanti. 11 caso profughi non ostacola comunque le relazioni bilaterali: oggi il ministro della Difesa, Beniamino Andreatta, firma con il collega Sabit Brokaj un protocollo di collaborazione militare. Maurizio Molinari Sopra il ministro degli Esteri, Lamberto Dini. A sinistra i clandestini sbarcati in Puglia

Persone citate: Beniamino Andreatta, Fatos Nano, Lamberto Dini, Pavli Zeri, Sabit Brokaj, Zeka