Scuola blocco confermato

Scuola, blocco confermato Scuola, blocco confermato Dal Tar del Lazio due «no» ai docenti LA FUGA Big PROFESSORI AROMA NDARE in pensione un anno dopo non provoca agli interessati «danni gravi e irreparabili». I primi «no» ai ricorsi degli insegnanti contro il blocco dei pensionamenti nella scuola sono stati pronunciati ieri dal Tar del Lazio, che ha così respinto le richieste avanzate nei mesi scorsi da maestri e professori (nel caso specifico, contro il Provveditorato agli Studi di Catanzaro). Una ordinanza analoga è stata pronunciata il 31 luglio, quando - sempre il Tribunale amministrativo della capitale - ha dato torto a un altro gruppo di docenti che ricorreva contro il Provveditorato di Belluno. Quali i riflessi sulle trattative per la riforma del Welfare State, alla vigilia della ripresa del dialogo tra governo e parti sociali lanche se ancora in sede tecnica), mentre la questione nodale resta legata proprio al futuro assetto delle pensioni d'anzianità? Oggi sarà il «giorno della verità». Il Tar del Lazio e nuovamente chiamato ad esaminare una ondata di ricorsi avanzati da insegnanti: un migliaio circa sostenuti dallo Snals (il sindacato autonomo della scuola) e altri 375 patrocinati dalla Cgil. Rischia di saltare il blocco delle pensioni voluto dal governo ed approvato (in versione notevolmente mitigata) dal Parlamento, oppure le due pronunce appena ricordate hanno di fatto anticipato la linea della giustizia amministrativa? Con quali conseguenze, in un caso e nell'altro? Come si ricorderà, di fronte alla valanga di richieste di pensionamento presentate dal personale scolastico (oltre 65 mila), il Consiglio dei ministri ha deciso di programmare l'esodo da qui al Duemila. Poi, le Camere hanno circoscritto il provvedimento a un solo anno, congelando sino al settembre '98 circa metà delle domande. Ma la complessità delle operazioni burocratiche necessarie per mettere a riposo il personale scolastico hanno lasciato aperto uno spiraglio, subito individuato dai sindacati: prima del 19 maggio scorso, data di entrata in vigore del decreto legge di blocco, l'amministrazione scolastica aveva già accolto alcune migliaia di domande di pensione. «Si tratta di docenti con oltre trent'anni di contributi previdenziali che hanno chiesto di andare a riposo - spiega Enrico Panini, segretario della Cgil-scuola -. Prima si sono visti accogliere la richiesta di dimissioni, poi è arrivato il contro-ordine: dovete restare in classe per altri due anni; anzi no, ancora per uno...». Incalza Nino Gallotta, leader del lo Snals: «Sulla base del si iniziale dell'amministrazione, i docenti interessati hanno orientato le proprie scelte di vita in virtù del nuovo status di pensionati. Alcuni hanno addirittura contratto mutui per l'acquisto di una casa, contando sulla liquidazione della buonuscita. Invece, il governo ha azzerato la legge e le legittime attese degli insegnanti. Da qui il nostro ricorso al Tar per ribadire l'inviolabilità delle fondamentali norme di uno stato di diritto». Nonostante i due «no» del Tribunale amministrativo del Lazio, il sindacato autonomo resta «fiducioso»: «Sulla questione - aggiunge Gallotta - è già intervenuta la sesta sezione del Consiglio di Stato con una pronuncia che sancisce la le- gittimità dei diritti del personale, una volta che le domande di pensione siano state accolte dalla pubblica arnministrazione». In giornata conosceremo l'esito dei nuovi ricorsi. Un giudizio negativo sul blocco attuato dal governo avrebbe anche un forte significato politico: «I principi-cardine di uno Stato democratico non possono essere in alcun modo soggetti a interpretazioni stagionali», tuona il leader dello Snals. Ma un ulteriore rigetto dei ricorsi da parte del Tar Lazio potrebbe dar corpo alla minaccia avanzata dalle migliaia di insegnanti «precettati» di non partecipare comunque alla ripresa delle lezioni a metà settembre. «Il decreto del governo ha reintrodotto nella nostra legislazione il concetto di "lavori forzati"», sottolinea Gallotta. Ma anche i legali della Cgil, stamane, sono intenzionati a giocare le loro carte. «Nel momento in cui una domanda di pensione è stata accolta - osserva Panini - come è possibile tornare a chiedere ai lavoratori di riprogrammare la loro vita per un altro periodo di tempo?». La giustizia amministrativa, però, sembra essere di altro avviso. Le trentamila cattedre sulle quali restano insediati, per un altro anno, gli insegnanti che aspirano alla pensione non dovrebbero alimentare il valzer autunnale dei docenti. Il nunistro della Pubblica Istru¬ zione, comunque, è già corso ai ripari. Fin dai primi giorni di scuola, direttori e presidi potranno assumere supplenti temporanei per coprire i posti scoperti. E, dopo la sospensione degli scioperi del personale amministrativo, Berlinguer si dice convinto che il nuovo anno scolastico s'aprirà senza particolari problemi: «Sono state scongiurate agitazioni sindacali che avrebbero creato difficoltà aggiuntive alle operazioni di dislocazione dei docenti nei posti di ruolo. Sono certo che non ci saranno difficoltà particolari nell'avvio dell'anno scolastico. Esso sarà "travagliato", ma come tutti gli inizi, di anno scolastico che io ricordo. Fin da quando ero studente». Sarà vero? [m. tor.] Respinti i primi ricorsi contro il rinvio dei pensionamenti «Uscire un anno dopo non provoca danni gravi e irreparabili» Snals e Cgil: le richieste accolte prima del 19 maggio devono essere confermate Gallotta: tornano i «lavori forzati» Il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer

Persone citate: Berlinguer, Enrico Panini, Gallotta, Luigi Berlinguer, Nino Gallotta

Luoghi citati: Belluno, Catanzaro, Lazio