Monti: fatale un rinvio sul welfare

Allarme dell'euro-commìssario. Rifondazione: terrorismo. I sindacati: intervenga il governo Allarme dell'euro-commìssario. Rifondazione: terrorismo. I sindacati: intervenga il governo Monti: fatale un rinvio sul weHare «Meglio lo scontro oggi che i conflitti sociali domani» ROMA. «Uno slittamento della trattativa sul welfare oltre la data del 30 settembre sarebbe un grosso problema nei confronti dell'Europa e dei mercati, ma sono certo che il governo Prodi, che si è impegnato a fondo per il risanamento economico, farà di tutto per evitare un rinvio». L'allarme per le gravi conseguenze di un eventuale ritardo della riforma dello Stato sociale - ritardo escluso dal presidente del Consiglio Prodi nelle sue successive dichiarazioni alla Stampa - viene dal commissario europeo Mario Monti, che indica anche i due punti ineludibili: il sistema contributivo e le pensioni di anzianità. E alla fine conclude drammatico: «La posta in gioco è molto alta. Il problema è la valutazione tra un possibile conflitto sociale oggi, affrontando a fondo il problema, e un conflitto molto più profondo e duraturo in futuro, se il problema non verrà affrontato». Intervistato dal Giornale Radio della Rai, Monti ricorda innanzitutto come l'esame dell'Unione Europea in vista dell'ingresso dell'Italia nel club di Maastricht non sia affatto concluso: «In luglio l'Ue ha approvato un programma di convergenza del governo italiano, ma ha anche sottolineato che la sua credibilità dipenderà dalle misure concrete che saranno adottate nella Finanziaria, dove importanza dovrebbero rivestire la riforma dello Stato sociale e l'impegno a non far aumentare la spesa per le pensioni in rapporto al Pil. E il consiglio Ecofin ha chiesto alla Commissione Europea di riferire al consiglio stesso una volta viste tali misure nella Finanziaria, cioè entro il 30 settembre». In ballo non c'è solo Maastricht. Per il commissario europeo, uno slittamento della riforma finirebbe per ritorcersi contro gli stessi lavoratori che si vorrebbero tutelare: «Se tornassero ad aumentare i dubbi sulla partecipazione dell'Italia alla moneta unica, tornerebbero a salire i tassi e sarebbero quindi necessari tagli ancora maggiori proprio sul fronte della stessa spesa sociale». Un monito indiretto a sindacati ed estrema sinistra che chiedono tempo. Monti prevede infatti che i mercati reagirebbero assai male ad una Finanziaria priva degli auspicati interventi strutturali: «L'Italia è tuttora un Paese con un grande debito, al quale i mercati hanno fatto credito per i risultati raggiunti e, soprat¬ tutto, hanno dato fiducia al fatto che questi risultati vengano consolidati in modo strutturale: e la previdenza è un tassello essenziale». Al di là dei mercati e dell'Europa comunque, il commissario europeo ne fa anche un problema di equità: «Un rinvio dell'accordo non renderebbe un buon servizio ai giovani, che avrebbero più possibilità di restare disoccupati e, qualora trovassero lavoro, avrebbero un enorme carico di imposte per pagare pensioni non più sostenibili». Detto questo, Monti non crede si possa fare a meno di toccare le contestate pensioni di anzianità: «I nodi sono due: l'anticipo del sistema contributivo introdotto dalla riforma Dini e le pensioni di anzianità, Non mi pare che, sia dal punto di vista delle grandezze in gioco, sia da quello dell'equità fra generazioni, ci sia modo di evitare questi temi». Scontato il fuoco di sbarramento di Rifondazione. Il responsabile lavoro Franco Giordano parla di «sortita di sapore terroristico» e si chiede: «Perché Monti non critica invece l'impressionante livello di evasione fiscale, vera anomalia italiana?». Contrari anche i sindacati, che hanno ricordato a Monti che sulla manovra è il governo che deve decidere. In sintonia con l'analisi di Monti è invece il responsabile economico del pds Lanfranco Turci. «E' chiaro che se non si fa ora la riforma dello Stato sociale e non si agisce sulla previdenza, questo problema lo dovremo affrontare in futuro, aggravato», dice Turci. Che, a proposito della spinosa questione della data, fa balenare l'idea che «il governo stia predisponendo uno scenario alternativo, una linea di riserva che superi il 30 settembre senza pregiudicare il percorso della Finanziaria». In sostanza, l'ipotesi di una delega. D'accordo con Monti, il Polo attacca governo e sindacati: «Trovo pazzesco che un rinvio possa essere ipotizzato solo per evitare fastidi ai sindacati in vista della loro marcia anti-Lega», commenta il capogruppo di Forza Italia Beppe Pisanu. Mentre per il responsabile economico di An Pietro Armani «maggioranza e sindacati vogliono solo cercare di tutelare le proprie categorie di riferimento elettorale, e cercheranno di penalizzare quei ceti, come i lavoratori autonomi, tradizionalmente più vicini al Polo». lm. g. b.J «Uno slittamento della trattativa oltre settembre comprometterebbe i risultati già avuti» «Senza moneta unica salirebbero i tassi e occorrerebbero nuovi tagli ancora più pesanti» A sinistra il commissario europeo Mario Monti Qui sopra Lanfranco Turci del pds Casini

Persone citate: Beppe Pisanu, Casini, Dini, Franco Giordano, Lanfranco Turci, Mario Monti, Pietro Armani, Turci

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma