Capitan Bertolucci promuoverà Martelli

Agli Us Open si parla di Coppa Davis Agli Us Open si parla di Coppa Davis Capitan Bertolucci promuoverà Martelli «Mi è piaciuto, può fare un singolare» EHingis batte Jones, incinta di 3 mesi NEW YORK. Scatenato come un Benigni newyorkese, brillantino all'orecchio e sorriso da diavoletto, John McEnroe si toghe il telefonino dalla tasca e finge di rispondere alla chiamata: «Come dici, Arthur? Che mi devo togliere da qui?». Arthur è Arthur Ashe, leggendario tennista di colore degli Anni 70, morto tre anni fa per Aids, che dal paradiso dei tennisti avrebbe assistito, lunedì sera, alla cerimonia d'inaugurazione del nuovo, colossale centrale di Flushing intitolato proprio a lui, il campione nero che ha lottato e vinto contro l'apartheid tennistica. Presenti 38 immortali del gioco, con Mac maestro di cerimonie, dalla Evert a Lendl, dalla Navratilova a Vilas (fischi per Agassi e Connors, assenti), più Desmond Tutu, Donald Trump e la sfolgorante Whitney Houston a cantare con voce da pantera. Una cerimonia riuscita, commovente anche nella sua pacchianeria yankee, con banda e fuochi d'artificio per celebrare lo stadio più grande del mondo, un po' fighetto, fatto anche per attirare i vip, molto voluto dall'ex sindaco nero Dinkins, democratico e buono, molto osteggiato dal suo successore Giuliano, repubblicano e cattivone, nemico del tennis e amico del baseball. Uno stadio enorme, sconfinato, vertiginoso, che va bene se ti chiami Sampras o Seles, ma se sei Caratti, numero 176 del mondo, da Acqui Terme, e giochi contro Kafelnikov, numero 3, detto Kalashnikov, può farti venire le gambe molli. E così ieri, nella distratta mattina newyorkese, Cristiano si fa sforacchiare per due set prima di prendere le misure del demonio, conquistarsi tre palle break e far patire al devastante biondino almeno le piccole pene di un tiebreak prima di cedere al terzo (6-2 6-4 7-6). «Lui è il numero 3 del mondo - chiarisce Cristiano - uno Capitan Ber lucci che tira sempre fortissimo e regge bene ogni situazione, io puntavo solo a fare partita, a non scomparire, quindi sono contento, anche se ho sofferto la poca abitudine al centrale e a partite così importanti. A 27 anni cerco di ricostruirmi una classifica mattone dopo mattone, non come da ragazzino (nel '91, il suo anno d'oro, quando fu anche numero 26 del mondo) quando ho costruito grandi case, ma senza cemento». Fine della metafora e inizio del bilancio del capitano «a termine» Bertolucci, che mentre Silvia Farina (dolorante a una caviglia) batte bene l'americana Wild 6-4 6-7 (3) 6-4, e Golarsa perde dalla Barabanschikova 6-3, 6-3, disegna il futuro molto prossimo della nostra Davis: «Non cambierò molto, sarebbe assurdo, la squadra è più o meno quella di Pesaro, con Furlan, Camporese, Martelli - che qui mi è piaciuto e potrebbe giocare da secondo singolarista - e Nargiso. Ci alleneremo prima del match a Bergamo, e anche Sanguinetti sarà con noi, magari lo porterò in Svezia come quinto uomo. Piatti? Gli ho parlato, ho domandato a lui come a tutti gli altri coach la massima collaborazione, nella forma che preferiranno, senza strumentalizzazioni. Ne ho bisogno, come la squadra ha bisogno di serenità, e per questo chiedo a tutti una tregua fino al giorno dopo l'incontro: il match è difficilissimo, la Svezia è molto più forte di noi ma è nostro dovere tentare ogni strada per vincere». Fuori dal nostro orticello vince anche la diva lolita Martina Hingis: giocava contro una futura mamma, incinta di 3 mesi - Tami Whitlinger, signora Jones - ma nemmeno in due sono riusciti a strapparle più di un game. Ma se contano le esperienze premaman, il piccolo ha un futuro da star. Stefano Semeraro Capitan Bertolucci

Luoghi citati: Acqui Terme, Bergamo, New York, Pesaro, Svezia