Stoccolma; l'ombra di Roma dietro le bombe di Gianni Romeo

Stoccolma; Pombra di Roma dietro le bombe Incredibili e ridicole accuse del comitato organizzatore svedese dopo gli attentati dinamitardi Stoccolma; Pombra di Roma dietro le bombe E Rutelli scrive al «fronte del no» per smorzare i toni della polemica IL CASO E* VERA GUERRA PER AVERE L'OLIMPIADE 2004 ABBIAMO finalmente scoperto chi sono i dinamitardi che attentano alla candidatura di Stoccolma, una delle cinque città in corsa per ottenere le Olimpiadi del 2004 (le altre: Atene, Buenos Aires, Città del Capo, Roma). Sono, gli attentatori (in ordine alfabetico) Carraro, Nebiolo e Pescante. D. quarto membro dell'Italia in seno al comitato olimpico internazionale (Ciò), Ottavio Cinquanta, non avendo diritto a voto nella contesa che si svilupperà il 5 settembre a Losanna, sarebbe considerato soltanto un fiancheggiatore. Se non sono esattamente di questo tenore, le notizie di agenzia che giungono da Stoccolma dopo l'ultimo attentato (lunedì) lanciano sospetti che navigano a metà fra il ridicolo e la follia. Si leggono le dichiarazioni di Olof Stenbammar, presidente del comitato promotore svedese, secondo cui «molto probabilmente gli autori degli attentati arrivano dall'estero». Alla domanda di confermare o no le voci circolanti in Svezia sui presunti mandanti, che andrebbero ricercati in ambienti vicini al comitato promotore della candidatura di Roma 2004, Stenhammar dà risposte evasive senza smentire nulla. Inoltre, il presidente di Stoccolma 2004 si dice «irritato per la considerevole attenzione riservata da tutta la stampa italiana agli attentati terroristici rivolti contro gli impianti sportivi svedesi». Primo Nebiolo potrebbe aver trovato mano d'opera in Sicilia, visto che è stato impegnato ultimamente, e lo è tuttora, con le Universiadi. Mario Pescante ha fatto freneticamente il giro del mondo per raccogliere voti, ma non è stato notato a depositare pacchetti, e in Svezia non ci risulta che abbia fatto scalo. Resta Franco Carraro, ma in questo periodo il suo nemico sembra più il presidente della Federcalcio Nizzola, per via di certi contrasti con la Lega, piuttosto che il signor Stenham¬ mar. A meno che il killer si nasconda dietro i modi eleganti e cortesi di Ranucci, lo Stenhammar di Roma 2004. In realtà gli esilaranti sospetti degli svedesi, anziché esser messi in ridicolo, andrebbero presi molto sul serio. Perché sono la spia di un clima che ha imbarbarito la corsa alla «nomination». Ormai vengono capovolte le strategie: non si cerca più di impressionare il collegio giudicante dipingendo bene la propria facciata, ma si tende a evidenziare le crepe altrui. Stoccolma ha le bombe (italiane, così si discreditano due città in un colpo solo...), Città del Capo la delinquenza, Atene non ha saputo organizzare i Mondiali di atletica... Mai in passato, nemmeno quando il business cominciò a travolgere gli argini dello sport e la Coca Cola (Atlanta) la spuntò su Atene nell'assegnazione delle Olimpiadi del Centenario, la lot¬ ta per ottenere l'investitura aveva raggiunto toni così aspri e nello stesso tempo meschini. Toni aspri che vengono usati anche all'interno di una stessa candidatura. Perché se è legittimo che non tutti in un Paese siano d'accordo nell'accogliere l'idea olimpica, ci pare perlomeno di cattivo gusto che quest'idea venga combattuta con falsità e cattiverie assortite. Proprio ieri il sindaco di Roma, Ruteni, ha scritto una lettera ai firmatari del «no», facendo presente la «virulenta faziosità» degli oppositori. E gli ha fatto eco il senatore Verde Athos De Luca: «Continuano a piovere accuse infamanti intorno alla candidatura di Roma... Rimango stupito dall'accanimento contro questa Olimpiade da parte di chi avrebbe potuto avviare un confronto aperto, rinunciando alla sua crociata ideologica e demagogica». Torniamo al nocciolo del di¬ scorso. Alla luce di quanto avviene, sarebbe ora che il Ciò si decidesse a cambiare le regole che assegnano i Giochi, nate quando il mondo era un po' diverso. Si dovrebbe studiare e porre in atto una rigida serie di paletti, dalla rigorosa rotazione geografica alla cultura sportiva dei Paesi interessati, eccetera, in modo da scartare a priori le città che non posseggano certi requisiti e restringere fin dall'inizio la battaglia. Inutile scatenare attese spasmodiche che innescano spinte nazionalistiche e soprattutto speranze di business. La scelta della sede olimpica in passato era un'occasione di festa. Ora persino la civilissima Svezia, culla di tante nobili discipline, si è messa a coltivare lo sport della maldicenza. Dove, con i sospetti esternati ieri, ha subito conquistato la medaglia d'oro. Gianni Romeo Per ottenerci Giochi ormai si tende solo a denigrare le rivali Il sindaco di Roma, Rutelli