Genesi la terza resurrezione di Marinella Venegoni

Disco e imminente tournée con il nuovo cantante, dopo l'addio di Collins Disco e imminente tournée con il nuovo cantante, dopo l'addio di Collins Genesi*, la lena resurrezione BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Genesis Anno Zero. Per la terza volta dal 1967, Tony Banks il bello e Mike Rutherford il simpaticone riscrivono la storia di un gruppo amatissimo in tutto il mondo: licenziatosi Phil Collins e rimasti soli a difendere l'augusto marchio, i due hanno deciso che era presto per andare in pensione e hanno assunto un nuovo cantante, il ventottenne Ray Wilson. Con lui, hanno inciso un nuovo disco assai atteso che esce la prossima settimana, «Calling Ali Stations», nel quale te.nano in qualche modo alle atmosfere degli esordi con alcuni brani dilatati come «Congo» (già in tutte le radio) e una certa freschezza e potenza che alimenterà le schiere dei fans. La voce di Wilson è energica e scura, lontana dalle dolcezze un poco snervanti e monotone di Collins e più vicina a quella del primo cantante della band, Peter Gabriel; l'album ci riconcilia con la solida storia dei Genesis doc e non fa mai sbadigliare. Niente di nuovo, però bentornati. Viene voglia di ascoltarli dal vivo. E la nuova trimurti ci annuncia che il tour (con un batterista israeliano, Nir Z.) partirà il 5 novembre dagli Stati Uniti e arriverà in Italia intorno a febbraio. Festival di Sanremo? «Si vede in tv, vero?», risponde (ancora pustoloso dopo trent'anni) il vecchio Mike. Si chiacchiera con loro al vecchio Hotel Adlon, l'albergo di Hitler appena ristrutturato a Berlino Est, che i nuovi Genesis hanno occupato per il rilancio mondiale del loro marchio, tenendo ieri sera un breve concerto acustico in cima alla spettacolare torre della tv, vestita per l'occasione di uno show di luci. Wilson, il nuovo, scozzese ed ex interprete nella band Stiltskin, che ebbe qualche successo anche in Italia con «Inside», ha la sicurezza oltraggiosa della gioventù e dell'autostima. Si ritiene fortunato, Ray? «Mi sono sempre considerato fortunato, essendo nato con questa voce», risponde. Poi si accorge di aver esagerato e aggiunge: «Ho avuto anche momenti brutti, la vita è come un cerchio». Tony e Mike, come vi siete sentiti l'anno scorso, quando Phil Collins vi ha detto che se ne andava? «E' stato triste, ma era una partenza annunciata. Il problema, in fondo, si era posto dopo ogni suo album solista. Abbiamo anche pensato di smettere, poi abbiamo invece cominciato con le audizioni di cantanti, ne abbiamo sentiti quattro e abbiamo scelto Ray». Questo disco fa intuire un certo sollievo per la partenza di Collins. «Se uno se ne va, cerchi di aprire la porta migliore che trovi. Si guarda a ciò che è positivo». Stesse sensazioni del '75, quando dopo il grande successo di <(The Lamb Lies Down On Broadway» vi abbandonò Peter Gabriel? «Già, solo che allora Phil Collins dovette imparare a cantare. Adesso, tutto è più definito». Aspetti positivi di questa situazione? «Noi due, Tony e Mike, siamo insieme da 30 anni, ma ogni cosa ora è differente, anche con le vecchie canzoni. Alcune, come "Jesus He Knows me", non le faremo perché troppo legate a Phil». Perché siete tornati ai brani dilatati? Banks: «Mi piacciono da sempre le canzoni lunghe, ti danno più spazio per respirare e più chances per l'interpretazione». Il significato della già ascoltatissima «Congo», con le sue percussioni selvagge? «E' la storia di un uomo e di una donna, scritta pensando alla voce di Ray. "Congo" è solo uno stimolo verbale». E questi suoni molto alla vecchia maniera? «Non è stato intenzionale». Come sarà lo show? «Ci sarà uno schermo diviso in 12 parti mobili, che si comporranno in vari modi. E un grande gioco di luci, esaltato dagli spazi chiusi». Marinella Venegoni «Perdere Phil è stato molto triste ma abbiamo scelto di andare avanti» I due Genesis storici, Tony Banks e Mike Rutherford, e (a destra) il nuovo cantante del gruppo il ventottenne Ray Wilson

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