La Biennale della riforma
La Biennale della riforma La Biennale della riforma Incontro con Lino Micciché «Vedo film, non schieramenti» VENEZIA. La Mostra '97 viene inaugurata stasera dal ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini. Il perché di questa scelta l'abbiamo chiesto al critico professor Lino Micciché, che dal marzo scorso è il nuovo presidente della Biennale veneziana. «La trovo una scelta giusta, quella di affidare l'inaugurazione della Mostra del Cinema di una Biennale, che lotta contro la sclerosi burocratica, al ministro che ci ha liberato da migliaia di leggi. E poi Veltroni già partecipa ai convegni e chiuderà la Mostra il 6 settembre». Non ci sarà troppa politica? «La politica non mi fa paura. Come si potrebbe immaginare uno sguardo sul mondo senza la politica? Naturalmente la politica suscita reazioni e spesso di fronte ai film si hanno reazioni "di schieramento". Per quanto riguarda la rassegna preferirei che prima si vedessero i film. Se un'opera propone un problema politico merita anche un giudizio politico. Sarebbe una mostra curiosa se ignorasse questo aspetto». Quali saranno i cambiamenti della Mostra del Cinema dopo l'imminente riforma della Biennale? «Innanzitutto la riforma sottrarrà la Biennale alle eccessive costrizioni di quel dispositivo parastatale nato con l'Inps e ampliatosi a pochi altri enti. Un organismo culturale ha delle esigenze sostanzialmente diffe¬ renti da quelle di un ente mutualistico. Basti pensare che i film della Mostra di Venezia non sono invitati dal curatore, che li ha scelti, dopo averli visionati, ma dal consiglio direttivo della Biennale. Potrebbe anche verificarsi che un titolo indicato dal curatore venisse bocciato dal consiglio direttivo che non l'ha visto. Non è mai accaduto perché si è sempre cercato di difendere l'autonomia del curatore. Con la riforma la Biennale abbandona il parastato e viene gestita con un regime semi-privatistico da una società di cultura che rimane pubblica». Lei vuol rimanere presidente anche dopo la riforma della Biennale? «No. Ho accettato la presidenza soltanto perché c'era da traghettare la Biennale verso la riforma. Il mio mestiere è quello dell'insegnamento universitario ed io voglio tornare a dirigere il Dipartimento della Terza Università di Roma». Quali sono a suo giudizio i caratteri della Mostra? «Mi sembra una Mostra che non parte con idee pre-fabbricate. Forse mancano, almeno sulla carta, grandissime opere, non ci sono né degli Antonioni né dei Kurosawa, ma credo ci sia un buon livello medio. Ho fiducia che la selezione sia stata ponderata. Alla 54a Mostra si respira un'aria di freschezza». Ernesto Baldo
Persone citate: Antonioni, Ernesto Baldo, Franco Bassanini, Kurosawa, Lino Micciché, Veltroni
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