«Non mi avrai: mi uccido »

«Non mi avrai! mi uccido Il suicidio di Sara a Pavia: nelle lettere un atto di accusa contro il patrigno che la molestava «Non mi avrai! mi uccido » «E non venire al mio funerale» PAVIA DAL NOSTRO INVIATO L'uomo con la giacca da pescatore legge il biglietto, scuote la testa e non dice una parola. C'è scritto: «E' tutta colpa tua. Adesso sarai contento. Così adesso dopo di te non mi avrà più nessuno. Non ti permettere di venire al mio funerale». E non ci sarà, questo guardapesca di 49 anni, Pieralfredo Moroni, al funerale di Sara Gatti, che era la figlia della sua convivente, aveva 25 anni, era carina, venerdì era tornata dalle vacanze a Palma di Maiorca, sabato aveva raccontato agli amici tutto delle vacanze, e nella notte tra domenica e lunedì si è uccisa, qualche ora dopo aver spiegato il suo segreto al fidanzato. Non ci sarà, il guardapesca Moroni, di cui tutti ricordano solo che ha un occhio di vetro, e per il resto «sembra una brava persona». Perché mentre porteranno Sara al cimitero lui sarà seduto davanti al sostituto procuratore Vincenzo Calia, che gli chiederà ragione di quel biglietto e di tutta la storia di Sara. E che forse lo metterà sotto accusa per istigazione al suicidio, e per molestie sessuali. Non solo della violenza recente, di quel «dopo di te non mi avrà più nessuno», ma anche di una violenza più vecchia, cominciata tre anni fa in una casa di una frazione Zelata di Bereguardo, paese vicino a Pavia. Zelata ha duecento abitanti. Una chiesa di mattoni rossi con sei statue di santi di terracotta che sporgono sulla facciata, quattro platani e un campo da bocce, uno stradone che si chiama via Cavagna Sangiuliani, due file di case. Da una parte sono cascine, con portoni, galline, fiori piantati contro i muri, le porte con la zanzariera e cani ringhiosi. Dall'altra parte c'è una facciata unica: la tenuta del conte Caramelli, con un portone con lo stemma. Il conte ci vive ancora, ma ha pensato di trasformare metà tenuta in residence. Sara abitava lì con la madre Wilma, il fratello Nazareno, che ha 22 anni, senza padre perché è morto anni fa. E il convivente della mamma, Moroni. Lui fa il guardapesca in un laghetto poco lontano, e anni fa è stato condannato per un furto. La donna fa le pulizie nel residence, Sara invece faceva la segretaria al residence. Com'era, Sara? Allegra. «Norma le, assolutamente normale», dicono a Zelata, «qui ci conosciamo tutti, figuriamoci una storia del genere...». Eppure è andata così. Sara aveva tutto per essere febee, il fidanzato, un lavoro, un po' di soldi Ma non era felice, perché nella casa-portineria di Zelata dove vivevano i Gatti e Moroni c'era qualcosa che non andava. Le prime a saperlo erano state le zie di Sara, cioè le so relle di sua madre. 1994: le due donne chiedono di parlare con un magistrato, a Pavia. Vengono rice vute dal sostituto procuratore Laura Valli. Parlano, dicono che la loro nipote è molestata dal patrigno, che la situazione è brutta. Il magistrato interroga l'uomo, che nega. Poi la ragazza. Sara qualcosa dice, però al momento di firmare la querela rinuncia e torna a casa, a Zelata. Il reato è perseguibile solo a denuncia di parte, e se questa non c'è, si archivia. Così è stato, e di quello che ha pensato Sara mentre tornava quel giorno a Zelata, poco si sa. Se non che la vita deve essere continuata come sempre: una parte bella, fuori casa, a lavorare, in discoteca, con gli amici, con i due cagnolini «che lei adorava, un barboncino e un bastardino, li senti abbaiare? li hanno chiusi». Una parte nera, in casa. Due settimane fa, le vacanze. Sara è partita con Francesco, che fa il buttafuori in una discoteca di Milano. Le Baleari, Palma di Maiorca, la felicità. Venerdì sono tornati a Zelata. Lei è andata a casa, come sempre. Sabato sera è uscita, è stata vicino alla fontana con i ragazzi e le ragazze del paese. E' andata al bar, e con gli amici ha guardato la partita della Juve. E' stata ancora un po' con Francesco, poi è andata a dormire, a casa. Domenica mattina si è alzata, ha aperto la finestra e ha guardato fuori. Una bella giornata. Ha infilato un paio di jeans e una maglietta, in tasca ha messo tre foglietti ben piegati, la carta d'identità e un po' di soldi. Poi ha tirato fuori la macchi¬ na dal garage, la sua Peugeot 106 nera, ed è partita. Anzi, no. Prima di partire ha messo in macchina un rotolo di scotch adesivo, di quello da pacchi, e un pezzo di tubo di gomma, tagliato da quello del giardino, per innaffiare i fiori. Ecco, dopo è partita: una giornata all'aria aperta, e poi in discoteca con Francesco. Con i biglietti in tasca e il tubo nel bagagliaio. Poi ha ceduto, ma è stato un momento. Ha deciso di parlare a Francesco, gli ha detto qualcosa, o forse tutto, questo lo sa solo Francesco che ieri è andato alla Squadra Mo¬ bile a raccontare la sua ultima domenica con Sara: «Parlava e piangeva, poi è scappata via». Cascina Barchette, si chiama il posto dove è scappata. Risaie e pioppeti, una roggia, una strada sterrata. Era buio, lei ha parcheggiato in uno spiazzo. E' scesa, ha sistemato la gomma sul tubo di scappamento e l'ha fissato con due giri di scotch, poi ha infilato il tubo nel finestrino, ha chiuso la fessura per bene, con il nastro adesivo. E si è seduta al volante. Ha tirato fuori i biglietti. Per il patrigno. Per la mamma. «Mamma, scusa. Ti chiedo perdono per quello che ho fatto. Ma tu non hai mai creduto a quello che ti dicevo. Guarda che Francesco non sa niente della mia storia. Vendi la mia macchina, così paghi il mio funerale». Per Francesco. «Scusami. Io ti amo tantissimo, ricordati che tu sei l'unica cosa bella che io ho avuto nella mia vita». Ha ingoiato una scatola di pastiglie sonnifere. Ha aspettato un po', nel buio. Ha acceso il motore. Dopo dieci minuti la macchina era piena di fumo nero, ma lei non lo vedeva più. Brunella Giovara Le molestie erano cominciate 3 anni fa Oggi l'uomo dai giudici Ha raccontato la verità al fidanzato, poi si è tolta la vita I BIGLIETTI DI ADDIO DI SARA a All'uomo: E' tutta colpa tua. Adesso sarai contento, così adesso dopo di te non mi avrà più nessuno. E non ti permettere di venire al mio funerale. Alla madre: Mamma, scusa. Ti chiedo perdono per quello che ho fatto. Ma tu non hai mai creduto a quello che ti dicevo. Guarda che Francesco non sa niente della mia storia. Ti prego di vendere la mia macchina, così pagherai il mio funerale. Al fidanzato: Caro Francesco, scusami per quello che sto facendo. Io ti amo tantissimo, ricordati che tu sei l'unica cosa bella che io ho avuto nella mia vita La tenuta di campagna in cui abitava la ragazza suicida, Sara Gatti nella foto a destra

Persone citate: Brunella Giovara, Gatti, Laura Valli, Moroni, Sara Gatti, Vincenzo Calia

Luoghi citati: Bereguardo, Maiorca, Milano, Pavia