Bonn un thriller politico a palazzo di Emanuele Novazio
Sud Africa, deKJerk abbandona la politica La sua loquacità ha fatto saltare il rimpasto: pronto un sostituto alle Finanze e a capo della Csu Bonn, un thriller politico a palano //partito prepara un putsch contro il ministro Waigel BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Csu si ribella al ministro Theo Waigel? I vertici del partito avrebbero già pronto un sostituto per l'incarico alle Finanze e per la poltrona di capo della Csu, l'attuale titolare della Sanità Horst Seehofer. Perfino il presidente regionale Edmund Stoiber, che contende a Waigel la leadership del partito, sarebbe disposto ad appoggiare Seehofer, se Waigel accettasse volontariamente di andarsene. Lo scrive stamane l'autorevole quotidiano di Monaco «Sueddeutsche Zeitung», citando fonti degne di fede della Csu. All'origine di quello che potrebbe risultare un vero e proprio putsch ci sarebbero l'insofferenza per le dichiarazioni del ministro, che la scorsa settimana ha annunciato l'intenzione di lasciare prima del tempo l'incarico alle Finanze, scatenando una tempesta politica a Bonn. Quelle dichiarazioni, aggiungono le fonti Csu della «Sueddeutsche», hanno bloccato i «concreti piani» di rimpasto preparati da Kohl: il Cancelliere avrebbe fatto marcia indietro per non dar l'impressione di cedere alle pressioni del suo ministro e di quanti, all'interno della Cdu, vogliono sostanziali cambiamenti della compagine di governo. Ma 3 monito stizzito di Helmut Kohl («Questo governo resterà com'è fino alle elezioni del 1998») non è bastato. La sua acida sconfessione del ministro Waigel, che non nasconde l'interesse verso il dicastero degli Esteri per liberarsi forse dagli impicci di una moneta unica invisa agli elettori, non è servita a chiudere il sipario sul «teatrino politico d'estate», come il Cancelliere aveva autorevolmente richiesto subito dopo il rientro dalle vacanze, lunedì. La Csu, il partito di Waigel, continua a chièdere spostamenti nei posti chiave del governo: sostenendo che l'abolizione del ministero delle Poste, prevista per la fine dell'anno in seguito alla privatizzazione, deve comportare «un compenso» per il partito che perderà una poltrona. La Csu appunto, alla quale dovrà andare un altro ministero. Notava ieri uno dei vicesegretari del partito, Ingo Friedrich: «Assegnare un altro ministero significa che le competenze all'interno del governo devono essere ridisegnate». E «ridisegnare le competenze» significai un rimpasto. Anche dal partito, di Kohl, la Cdu, si levano contestazioni al Cancelliere. Il leader dei co siddetti «giovani selvaggi», il capo del partito in Bassa Sasso nia, Wulff, insisteva ieri che il dibattito sul rimpasto di governo non può finire soltanto perché lo vuole Kohl. Un rimpasto darebbe al contrario più vigore e più prestigio alla squadra che dovrà presentarsi alle eie zioni, alla fine del settembre '98. Le indiscrezioni raccolte dal quotidiano di Monaco e le pole miche sul destino del governo confermano che la situazione politica tedesca è fortemente instabile, e che la campagna elettorale sarà davvero lunghissima e calda. La tempesta politica scatenata da Waigel conferma inoltre che il potere del Cancelliere è insidiato, esposto a crescenti tensioni interne alla coalizione. Sollevando interrogativi sul destino europeo della Germania e sulla stabilità del marco: la debolezza di Kohl e del suo governo, l'incapacità di uscire dall'impasse su temi decisivi come la riforma fiscale e quella delle pensioni, rischiano di avere pesanti conseguenze non soltanto sulla credibilità internazionale della Repubblica Federale, Paese guida in Europa, ma di vanificare gli sforzi per soddisfare i criteri di Maastricht e avviare puntualmente la moneta unica. Senza contare i riflessi sull'opinione pubblica. Come ha dichiarato ieri al «La Stampa» il segretario dell'Fdp, Guido Westerwelle, «le discussioni su persone e ruoli danneggiano la coalizione: la gente non vuole queste discussioni, vuole che vengano fatte le riforme». Soltanto a queste condizioni, secondo Westerwelle, l'attuale governo «ha buone possibilità di restare in sella dopo le prossime elezioni». Le insidie, del resto, non mancano. I dati di agosto sul¬ l'inflazione - salita al 2 per cento - non sono rassicuranti, anche se molti esperti sdrammatizzano, collegando il guizzo soprattutto a fattori «esterni» come l'aumento dei prezzi alle importazioni, o «anuninistrativi» come l'aumento di medicinali e benzina. Non solo, inoltre, la ripresa è più debole del previsto ma, come confermano i dati resi noti ieri, è legata a uno straordinario boom delle esportazioni: cresciute in giugno del 23 per cento rispetto all'anno precedente, e di oltre 1' 11 per cento nei primi sei mesi di quest'anno. Emanuele Novazio
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