Il leader iraniano; basta culto della personalità di Maurizio Molinari

Il leader iraniano; basta culto della personalità DIPLOMAZIA Khatami proibisce l'esposizione di suoi ritratti. Sulla questione di Cipro la Grecia polemizza con la Farnesina Il leader iraniano; basta culto della personalità Ditti e il collega di Ankara: abbiamo speranza nel nuovo governo ROMA. Un lungo colloquio a Villa Madama fra il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, e il turco Ismail Cem è servito a coordinare la strategia dei due Paesi su una Ostpolitik che dai confini dell'ex Jugoslavia ha l'ambizione di arrivare fino ai confini con la Cina. Al centro di questo complesso scacchiere si trova l'Iran del neoeletto presidente Mohamed Khatami, sulle cui prospettive Dini e Cem hanno discusso a lungo. «Abbiamo forti speranze e aspettative sull'Iran», ha detto il capo della Farnesina, mentre l'ospite turco ha sottolineato Inattesa» per segnali di apertura da parte di Teheran. Da due settimane è in corso un confronto fra i partner europei e della Nato sulla strategia da seguire nei confronti di Khatami. Non a caso ieri il ministro degli Esteri tedesco, Klaus Kinkel, ha detto che «stiamo andando verso una lenta ripresa dei contatti con Teheran» che potrebbe portare al ritorno degli ambasciatori dell'Ue, ritirati dopo la crisi determinata dalla sentenza di Berlino sul casoMykonos (l'uccisione di 4 oppositori curdi da parte di 007 iraniani). E da Teheran continuano i segnali di novità: ieri Kathami ha fatto sapere che proibirà l'esposizione dei suoi ritratti in pubblico (un tabù dalla vittoria della rivoluzione di Khomeini nel 1979), mentre il neoministro della Cultura, Ataollah Mohajerani, ha auspicato uno sviluppo della «musica e della danza» con toni che solo due mesi fa sarebbero stati messi all'indice come filo-occidentali. Washington guarda con forte interesse ai segnali iraniani e agli spiragli che si aprono fra Europa e Teheran. La strategia dell'apertura, suggerita al Dipartimento di Stato dagli interventi di Zbignew Brzezinski, Brian Scowcroft e Richard Murphy nel 1996, ha fatto molta strada nelle ultime settimane. Come dimostra la decisione della Casa Bianca di dare luce verde al gasdotto trans-iraniano (valore 1,6 miliardi di dollari) che trasporterà dal Mar Caspio alla Turchia il prezioso gas naturale delle Repubbliche ex sovietiche dell'Asia Centrale. E' una partita energetica (sotto il Caspio c'è anche un giacimento di greggio valutato in dimensioni simili a quelle del Golfo) che potrebbe cambiare gli equilibri regionali ed internazionali e che spinge Teheran verso l'Occidente attraverso la Turchia. «Il nostro compito - ha detto ieri Cem - è sempre stato quello di avvicinare mondi diversi». L'Italia d'altra parte è già in prima fila: secondo partner commerciale di Ankara (ieri il ministro del Commercio estero Augusto Fantozzi ha inaugurato la fiera campionaria di Izmir), siamo già presenti nel Caspio con le piattaforme dell'Agip, e l'Eni è in gioco per il «big deab del gas. Di cui parlerà presto a Roma il presidente del Kazakhistan, in visita ufficiale. Che l'intesa fra Roma ed Ankara sia forte lo dimostra anche la questione di Cipro. Dini ha detto a Villa Madama che «sull'isola esistono due realtà e due Repubbliche», schierandosi a favore della «soluzione federale avanzata da Ue e Usa» che aprirebbe le porte dell'isola all'entrata nell'Unione Europea. E ancora: Dini si è detto favorevole a un'«iniziativa» che porti all'avvicinamento all'Ue dei Paesi che ne abbiano fatto richiesta. Dunque, Turchia inclusa. La Grecia ha reagito alle dichiarazioni su Cipro affermando «che ciò porrebbe un problema nelle relazioni greco-italiane». La Farnesina, ieri in tarda serata, ha confermato che, «in tema di negoziati di adesione di Cipro all'Unione europea Dini ha dichiarato che l'avvio dei negoziati deve promuovere la ricerca di un accordo a beneficio delle due comunità dell'isola». L'ultima battuta di Dini è stata per la Bosnia serba. «Speriamo che la signora Plavsic abbia successo», ha detto Dini, penalizzando Karadzic. Ricercato dalle teste di cuoio dei malines. Maurizio Molinari