All'attacco della «Rai di regime» di Maria Grazia Bruzzone
All'attacco della «Rai di regime» All'attacco della «Rai di regime» «Finanzia soltanto i registi della sinistra» ROMA. Rai di regime? E' vero che finanzia a suon di cento miliardi pellicole di registi e produttori sponsorizzati da Botteghe Oscure? Dall'episodio dell'ultimo film di Mario Martone «I vesuviani», reo di avere un protagonista ispirato al sindaco di Napoli Bassolino, il presunto scandalo si allarga a macchia d'olio fino a comprendere l'intera produzione di cinema e fiction della Rai ulivista, fiore all'occhiello del ministro Veltroni. A sferrare il nuovo attacco è il deputato di An Italo Bocchino, lo stesso che aveva tirato fuori la storia di Martone & Bassolino, che adesso non si limita a scrivere a Siciliano, ma ne investe i presidenti di Camera e Senato. E la «polemica d'agosto», come la definisce la Rai, dilaga a destra e a sinistra. Bocchino ce l'ha con la tv di Stato ma soprattutto con Sergio Silva, l'ex produttore della Piovra, oggi capo della struttura Rai deputata alla produzione, accusato di essere «un funzionario pds che gestisce il denaro pubblico in modo clientelare, fa¬ vorendo amici suoi. La direzione Rai che si occupa di cinema e fiction annuncia trionfante di aver investito cento miliardi per far debuttare nuovi giovani ma ci vuol poco a scoprire che ad avere quei miliardi sono Cecchi Gori o Leo Pescarolo, protetti dal marchio ulivista. E chi sono i nuovi autori? Mario Martone, Francesca Archibugi, Citto Maselli, Marco Bellocchio, Cristina Comencini, Ettore Scola, di indiscutibile bravura ma soprattutto di sinistra». Fin qui Bocchino. Mentre la destra è ancora impegnata a scaldarsi sul primo bersaglio, quello vesuviano. «Visto che l'immagine di sant'Antonio Bassolino si stava offuscando, i supporter più accesi hanno pensato di usare i soldi degli italiani per creare un nuovo altare alla magnificenza del sindaco scavolini, il più amato dagli italiani», ironizza la Mussolini, mentre il collega Franco Pontone annuncia di aver presentato un'interrogazione in Parlamento e Storace si schermisce: «La polemica non l'abbiamo sollevata noi: è stato il regista a dire ai quattro venti che si è ispirato a Bassolino». Non che a destra siano tutti d'accordo. Giano Accame, per esempio, trova ben più «chiusa alla destra» la Fininvest «che tutt'al più finanzia il Bagaglino. La Rai qualche sforzo di equilibrio lo sta facendo: basta vedere il programma Le voci dei vinti cui ho partecipato con lo storico Claudio Pavone sentendo 80 reduci della Repubblica di Salò». Quanto agli Storace e ai Bocchino, «stanno solo facendo il loro mestiere: in un momento in cui si va verso la privatizzazione di tutto, attaccano le sovvenzioni pubbliche date a sinistra». «Ma poi, che alternative ci sono a quei registi»?, si chiede Marcello Veneziani per cui «il problema si deve pore in termini salomonici: è vero che in campo cinematografico c'è, storicamente, un'egemonia della sinistra. E può anche darsi che l'episodio su Bassolino reintri nel filone epico-trionfalista. Ma a destra il panorama degli autori è davvero sconsolante». E il clientelismo? Tirato in ballo personalmente, Silva respinge le accuse: «Intanto I vesuviani sono stati messi in cantiere da Letizia Moratti. E poi, se io ho fatto una causa alla Rai per lottizzazione già negli Anni 60! La realtà è che in un anno abbiamo rilanciato il cinema italiano e la produzione di fiction è cresciuta del 150%. Forse qualcuno, respinto, può essersi offeso». Piccati, alla Rai insinuano che fra questi «qualcuno» può esserci anche la moglie di Bocchino, Gabriella Buontempo, che fa proprio la produttrice e avrebbe un progetto in sospeso. Ma Bocchino smentisce orripilato: «Dei progetti di mia moglie non so niente. La verità è che Silva privilegia i produttori di sinistra dell'Api». Maria Grazia Bruzzone tv- m Francesco Storace
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