Autunno caldo per Fini Nascono le correnti ili An

Autunno caldo per Fini Nascono le correnti ili An Autunno caldo per Fini Nascono le correnti ili An LA DESTRA AGITATA .; <»le'!0.*.J*v.» IV ; (i; : : ÙV Sii \'9'U1..I OUK>Bb«f.a aROMA UELLA mattina Gianfranco Fini era di umore frizzante e, scherzando, chiese al suo deputato Antonio Mazzocchi: «Scusa Tonino, tu che sei stato democristiano perché non entri nella "corrente" di Fiori, Alemanno e Storace che è piena di ex de?». E Mazzocchi, ridendo: «A Gianfra', io c'ho le gambe pelose, mica posso andare in giro in... grembiulino!». Allusioni massoniche dette in tono scherzoso, certo, eppure da qualche tempo dentro An il clima interno si è inacidito e lo stallo elettorale ha favorito lo spuntare di due gruppi, che in autunno si preparano a trasformarsi in correnti strutturate. Una divaricazione che sarà sancita 1'8 e il 9 settembre: in un albergo di Milano dovrebbe riunirsi l'«Area vasta», un nuovo correntone che si richiama a Fini e che comprende quasi tutti i notabili del partito, da Tatarella a Gasparri, da La Russa a Urso. Dall'altra parte della barricata - anche se non contro il Capo - si è organizzato un singolarissimo agglomerato: è la corrente di Publio Fiori, Gianni Alemanno e Francesco Storace che interpreta la cosiddetta «anima sociale» del partito e che mette assieme personaggi assai diversi tra loro: facoltosissimi «palazzinari» romani ed ex estremisti di destra, top manager delle partecipazioni statali e personaggi del sottobosco andreottiano e «sbardelliano». In questi giorni Gianfranco Fini sta spendendo gli ultimi giorni di vacanza nella sua casa di Lido delle Sirene, nell'anonima periferia vacanziera di Anzio, ma quando la prossima settimana tornerà a Roma, per lui si riproporranno gli enigmi che lo inseguono dopo la batosta elettorale del 21 aprile 1996: come sdoganare definitivamente l'ex msi? Nel nuovo sistema a doppia guida (presidenza della Repubblica e presidenza del Consiglio) come preparare una credibile leadership Fini? Ma la vera novità del prossi mo autunno - via via maturata nei mesi scorsi - è che Fini si troverà davanti un partito diviso in due spezzoni. Per la prima volta nella storia di An - che a gennaio compie tre anni - è na ta infatti una vera e propria corrente, come usava ai tempi della Prima Repubblica. La guidano tre personaggi agli antipodi: Publio Fiori, già deputato andreottiano e amico di alcuni grandi costruttori romani, dai Caltagirone a Bonifaci; il genero di Pino Rauti, Gianni Alemanno, che al congresso di Fiuggi fece il «gran rifiuto», traghettando in An una fetta importante della dirigenza giovanile. Di lui Rauti dice: «Quando viene a casa non parliamo...», anche se poi Alemanno in due anni è diventato uno dei personaggi di punta del partito. E il terzetto si chiude con Francesco Epurator Storace, che dopo la gavetta al Secolo d'Italia e la brillante stagione da capouffi- ciò stampa di Fini, ora è diventato capo-corrente. Dietro di loro, un variopinto agglomerato: uno accanto all'altro ecco Roberto Tana, navigatissimo consigliere di amministrazione dell'Ili; Francesco Aracri, grande organizzatore di tessere nella corrente di Vittorio Sbardella («ora ha un ufficio che sembra un castello», scherza Mazzocchi);Erasmo Cinque, imprenditore di punta della Capitale; Gaetano Rebecchini, vicinissimo al Vaticano; Marcello De Angelis, a suo tempo vicino all'estremismo di destra. Cassa di risonanza della corrente è Area, una rivista grintosa, confezionata in carta patinata e nella* quale compaiono spesso inserzioni pubblicitarie della Rai, della Stet, della Banca di Roma, dell'Alitalia e di Omnitel. Dice Publio Fiori: «Fini è un punto fermo nel partito, ma intorno a lui ci sono tanti bravi ragazzi, non certo una classe dirigente...». E la famosa Fiuggi-2, il secondo passaggio delle acque per gli ex missini perché ritarda? «Per le resistenze di una classe dirigente che ha paura di essere messa in discussione», insiste Fiori. In realtà, attorno a Fini si sta organizzando un correntone «Area vasta» - abbastanza eterogeneo: ci sono gli amici di gioventù del capo (Gasparri e La Russa); i «modernizzatoli» Pinuccio Tatarella, Adolfo Urso e Domenico Fisichella; gli iperliberisti di Basini; il gruppetto garantista ed ex rautiano di Giulio Maceratini. Una «federazione» che controlla il 65-68 per cento del partito, formato in buona parte dal notabilato missino, ma nel quale si muovono anche gli innovatori più radicali. «La destra in Italia si deve sprovincializzare - dice il portavoce di An Adolfo Urso deve prendere atto che il Polo organizzato in 4-5 forze è destinato a ristrutturarsi in due componenti, una "giscardiana" e una "gollista". In altre parole non più un centro e una destra del Polo, ma due componenti di centro-destra». E dunque la Fiuggi-2 (la data non è mai stata fissata) vagheggiata dai «modernizzatori» dovrebbe disegnare un partito che «affronti con coraggio il tema delle privatizzazioni - insiste Urso -. La Thatcher ha privatizzato difendendo gli interessi nazionali e creando un capitalismo sociale che ha portato i possessori di azioni da tre agli attuali dodici milioni». Fabio Martini Le guidano Publio Fiori, Gianni Alemanno e Francesco «Epurator» Storace A sinistra il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini A destra Domenico Fisichella