Rovelli accetto l'estradizione di Franco Pantarelli

Il figlio del titolare della Sir è accusato di aver versato 67 miliardi a tre avvocati per aggiustare la causa con l'Imi Il figlio del titolare della Sir è accusato di aver versato 67 miliardi a tre avvocati per aggiustare la causa con l'Imi Rovelli: accetto l'estradizione Da tre mesi in carcere negli Usa per corruzione HARTFORD (Connecticut) NOSTRO SERVIZIO Felice Rovelli toma in Italia e vi toma volontariamente, almeno dal punto di vista formale. All'udienza di ieri, in cui era previsto che il giudice del tribunale federale di Hartford, nel Connecticut, decidesse sul suo destino, Rovelli si è presentato - un po' a sorpresa - con una dichiarazione scritta in cui affermava di rinunciare al suo diritto di combattere contro l'estradizione. Il giudice, Thomas Smith, ha preso atto della dichiarazione, ha rivolto all'imputato una serie di domande formali per accertare che lui fosse davvero cosciente di ciò che stava facendo e poi ha deliberato che «entro il 15 settembre» Rovelli dovrà esere consegnato agli agenti «designati dal governo italiano». Il giudice ha anche deciso che fino a quel momento Rovelli dovrà restare in prigione, e infatti alla fine dell'udienza - piuttosto rapida, un'oretta in tutto - è stato ammanettato e portato via, con solo il tempo di voltarsi un momento per lanciare un sorriso alla moglie Melissa e a vari amici seduti fra il pubblico. I suoi bambini, Robbie di tre anni e Olivia di due, erano rimasti fuori con una baby sitter. Come mai questa rinuncia? Perché Rovelli, dopo avere resistito strenuamente alla richiesta italiana di estradizione ha deciso di colpo («nelle ultime 72 ore», ha detto il Procuratore del Connecti- cut John Danaher, che rappresentava l'Italia con la consulenza di Giuseppe Di Gennaro, da lui appositamente chiamato) di cambiare idea? Lui, nella sua dichiarazione, ha sostenuto di avere avuto sempre l'intenzione di andare in Italia per essere interrogato. Solo che sperava di ottenere un sia pur breve periodo di libertà su cauzione «per sistemare i miei affari e assicurare il benessere della mia famiglia durante la mia assenza». Visto che che questo non è stato possibile, tanto vale andare in Italia. Lo avrebbe fatto anche prima, ha spiegato ancora, ma aveva il timore che in Italia le condizioni assicurategli dal carcere americano (la possibilità di telefonare ai suoi figli ogni giorno e di vedere sua moglie due volte la settimana) non gli sarebbero state concesse. Vuol dire questo che adesso quelle condizioni gli sono state garantite? Non precisamente, visto che nella stessa dichiarazione Rovelli sostiene di «non avere chiesto e di non avere ricevuto nessuna promessa di condizioni di favore da parte delle autorità italiane». C'è però un passo della sentenza del giudice Thomas in cui si prende atto che Rovelli in questi quasi tre mesi di prigione è stato un «detenuto modello», e si «raccomanda» che gli vengano concessi «tutti i benefici previsti dalla legge italiana, come gli arresti domiciliari o le visite familiari». La moglie Melis¬ sa, che è americana, ha detto che prima di decidere se trasferirsi in Italia anche lei con i bambini intende vedere se la concessione di quei benefici ci sarà o no. Ma forse le ragioni che hanno indotto Felice Rovelli a «consegnarsi» sono un po' più complicate. Lui, come si sa, deve rispondere di 67 miliardi dati a tre avvocati, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e Cesare Previti, per ragioni che non si conoscono. Ha spiegato di averlo fatto per «onorare la volontà del padre», Nino Rovelli, che nel 1990, praticamente sul letto di morte, gli aveva chiesto appunto di pagare quella somma senza chiedersi perché. Ma siccome quei 67 miliardi sono esattamente il 10 per cento dei 670 miliardi ottenuti dagli eredi di Nino Rovelli nella controversia finaziaria con l'Imi (e ottenuti grazie a una «manina» che a un certo punto ha fatto sparire la procura dell'Imi ai suoi avvocati, per poi farla riapparire qualche giorno dopo, un colpo di mano burocratico compiuto da chi aveva l'accesso ai fascicoli del tribunale), l'ipotesi è che i tre avvocati siano stati i mandanti di quella «manina», forse con la complicità del giudice Renato Squillante. Ebbene, con i documenti arrivati recentemente dalla Svizzera quell'ipotesi si è fatta più forte. Esaminando i conti di Previti, Acampora, Pacifico e Squillante, i magistrati che indagano sulla vi- cenda ritengono di avere individuato il complesso giro di quei soldi, e l'immagine di «pagatore inconsapevole» che Felice Rovelli ha voluto dare di sé (mettendo a repentaglio la reputazione di abile operatore finanziario che si è costruito in America) è diventata più debole. Viene in Italia per «collaborare»? Neanche questo è chiaro, ma nella sua dichiarazione di ieri al tribunale di Hartford ha detto che in fondo lui, in passato, ha già fornito ai magistrati italiani informazioni «di cui loro non erano a conoscenza e che forse avrebbero impiegato anni a ottenerle con altri mezzi». Franco Pantarelli Nella foto a sinistra una vecchia immagine di Felice Rovelli L'ex ministro della Difesa nel governo Berlusconi Cesare Previti