« Pochi uomini lungo le coste a rischio»

Nuovo allarme in un vertice tra i prefetti a Bari, continuano gli arrivi dei clandestini Nuovo allarme in un vertice tra i prefetti a Bari, continuano gli arrivi dei clandestini « Pochi uomini lungo le coste a rischio» Un giudice: dietro gli sbarchi Vombra della 'ndrangheta ROMA. Continuano ad arrivare, i clandestini, a ondate, e la situazione si aggrava di ora in ora. Ieri venti albanesi sono stati rintracciati durante i controlli sui litorali pugliesi. Gli uomini della capitaneria di porto di Brindisi hanno tratto in salvo tre albanesi che si erano lanciati in acqua dalla motonave Tirana proveniente da Durazzo, nel tentativo di entrare clandestinamente in Italia. A Ragusa la Finanza ha fermato 11 egiziani, cinque marocchini, tre tunisini, un sudanese in vari punti del litorale, e nella stazione ferroviaria di Sampieri. E un parroco dell'Irpinia in una lettera al cardinale Rumi si autodenuncia per aver ospitato nella sua piccola comunità montana clandestini ed espulsi, accogliendoli nelle aule del catechismo. Ma gli albanesi che sono riusciti a rimanere in Italia non sembrano appagati. I 150 ospitati da marzo nei locali dell'ex caserma Caraffa di Brindisi affermano di non essere soddisfatti dell'orientamento del governo italiano di prorogare il loro rimpatrio. «Non ci basta - scrivono - che senso ha, se non si prendono altre decisioni in nostro favore? Chiediamo solo di restare, e lavorando. Due mesi di proroga per noi non significano niente, lo hanno fatto per soddisfare una richiesta del governo albanese che non è ancora pronto a gestire un rimpatrio in massa. Ma siamo soprattutto noi che non siamo pronti, né lo saremo mai. Col fallimento delle finanziarie molti di noi hanno perso tutto, anche la casa. Se torniamo non sappiamo più dove andare, che cosa fare. Sarebbe la disperazione. Qui invece faremmo lavori che gli italiani ormai da tempo rifiutano: umili, faticosi, come quello nelle campagne, o il tornitore, o il meccanico». Gli ex ufficiali albanesi rifugiatisi in Italia rischiano invece il processo come disertori, in assenza di un'amnistia . Il problema, in vista del rimpatrio degli immigrati, è stato posto da un gruppo di 22 ex militari, ospitati a Grosseto. «Dobbiamo sapere - afferma un ex capitano del genio - se in Italia c'è qualche legge che consenta agli ex ufficiali albanesi di restare, in maniera dignitosa, con un lavoro». I problemi connessi con l'immigrazione clandestina ieri sono stati all'esame dei prefetti delle cinque province pugliesi, riunitisi a Bari. E i continui sbarchi di clandestini fanno riesplodere la polemica sulla vigilanza delle coste italiane. Ma secondo l'ammiraglio Renato Fer- raro, comandante delle Capitanerie di porto, le difficoltà operative riguardano solo il tratto della costa jonica della Calabria. In Puglia, invece, sempre secondo l'ainmiraglio, nei tratti che riguardano Otranto, Brindisi e Bari, la situazione sarebbe quasi interamente sotto controllo. H procuratore distrettuale di Reggio Calabria, Salvatore Boemi, intanto avverte: «E' giunto il momento di fare indagini mirate per accertare se alla base degli sbarchi troppo frequenti di clandestini in Calabria, ci sia un interesse della 'ndrangheta». Ricostruire la vera identità dei clandestini fermati è una delle maggiori difficoltà incontrate dalla polizia, quando deve respingerli. Con gli albanesi la soluzione è più semplice: gli agenti riescono a provvedere al rimpatrio grazie ai traghetti che assicurano i collegamenti con l'Albania, dal porto di Bari. Nella maggior parte dei casi gli immigrati senza documenti vengono accettati a bordo. La situazione si complica per i clandestini provenienti dalla ex Jugoslavia e dall'attuale confederazione serbo-montenegrina, perché è necessario ricostruire la loro identità per poterli allontanare dal territorio italiano. Lo stesso discorso vale per gli immigrati asiatici e nordafricani. Agli agenti non rimane altro da fare che segnalarli con le foto e rilevare le impronte digitali. Poi ci si rivolge alle rappresentanze diplomatiche dei Paesi di provenienza per ottenere indicazioni utili all'identificazione. I clandestini sono quindi invitati a tornare in questura dopo qualche giorno ma ovviamente nessuno si presenta. Per i fuggiaschi scatta la denuncia per inottemperanza a prowedimento di pubblica autorità. Ma sono denunce nei confronti di persone che forniscono false generalità, quindi inutili. Il rimpatrio è ancora più difficile per gli immigrati asiatici e nordafricani in quanto è necessario prendere accordi con l'aeroporto di Roma, mentre per gli altri l'operazione può avere luogo dai porti pugliesi. [p. poi.] 1150 albanesi dell'ex caserma Caraffa scrivono «Non vogliamo tornare, dateci i lavori che non fate più voi italiani» Il primo ministro francese, il socialista Lionel Jospin

Persone citate: Lionel Jospin, Renato Fer, Rumi, Salvatore Boemi, Sampieri