« Sfa diventando come Craxi »

«Nemmeno Cavour sposò il federalismo Per fortuna l'Italia l'hanno fatta i sabaudi e non i lumbard» « Sfa diventando come Craxi » Bocca accusa il leader. Il pds: sciocchezze ROMA. «Asor Rosa coglie un problema vero», ammette Marco Minniti. Il sasso lanciato da Asor Rosa sull'Unità per criticare la gestione del pds e la carenza di organizzazione e democrazia interna continua a muovere le acque a Botteghe Oscure e sembra anticipare il confronto sul problema della riforma del partito che, come ricorda Minniti, «numero due» e segretario organizzativo della Quercia, «è al centro del nostro congresso di febbraio». Scendono in campo i «grandi vecchi» come Pietro Ingrao, fortemente critico nei confronti del segretario, o il più morbido Giuseppe Chiarente della sinistra interna («D'Alema manca di strategia e di coraggio di guardare avanti», e su questo gli dà ragione anche il politologo Giovanni Sartori). E non si sottrae Minniti, con una lunga intervista all'Unità in cui spiega come nel pds la que- stione del rapporto leader-partito sia rimasta «irrisolta» perché «venuto meno il centralismo democratico, non si è costruito un altro modello funzionale». Quale alternativa allora? Mentre il segretario del pds sceglie il silenzio, il suo numero due puntualizza: «Con il congresso ab¬ biamo imboccato la strada della democrazia di mandato, non vedo altri modelli alternativi validi». Asor Rosa aveva sollevato l'interrogativo cruciale in terrnini molto chiari: D'Alema non si occupa del partito perché lo sottovaluta o perché preferisce un partito debole? «Non penso che regga un'ipotesi di leader forte e partito debole; credo che non lo pensi nemmeno D'Alema - dice Minniti - D'Alema si è impegnato su questo tema, ma la riforma di partito non si risolve in tempi brevi. C'è molto da riformare - insiste ancora Minniti - ma abbiamo una buona base di partenza». Il capofila degli «ulivisti» del pds Claudio Petruccioli scuote la testa di fronte alle risposte di Marco Minniti. E rilancia la «sfida» ai vertici del pds: «E' sotto gli occhi di tutti - dice Petruccioli - che il tema "partito" è forse il più pressante in questo momento. Ho sempre difeso la necessità di una leadership forte. Ma la forza non si costruisce creando il silenzio e il deserto intorno al leader: cresce e si rafforza con la pluralità di opinioni e voci. Recriminare è inutile». E proprio il tema «democrazia e partiti» sarà oggetto di una «riflessione alla luce del sole» nell'appuntamento di settembre degli «ulivisti». L'«autocoscienza» all'interno del pds è ormai avviata, con toni più o meno critici. Ma è dall'«esterno» che arrivano accuse pesanti come macigni. «D'Alema è come Craxi, sta facendo del pds quel che Craxi ha fatto del psi. E' un segretario pessimo, disastroso...», sono le parole di fuoco con cui Giorgio Bocca, in un'intervista a «Il Tempo», bolla la leadership pidiessina. Bocca, senza mezzi termini, per non dire ferocia, accusa D'Alema di essere un «peracottaro» e lo dipinge come un leader con «un'intelligenza per le furbate, per la tattica fine a se stessa. Ma quando si arriva al livello della strategia, non esiste». Le critiche di Bocca riguardano anche la vita personale del leader pidiessino: «può mai essere che il segretario di mi partito popolare o ex popolare faccia bella mostra con tutti della bella barca di sedici metri? Poi questa mania di scrivere libri...». E' Napoleone Colajanni, vecchio dirigente del pei che lasciò quando Occhetto divenne segretario, a replicare al giornalista. «E' una sciocchezza paragonare D'Alema a Craxi, come fa Bocca. La spiegazione politica del paradossale rapporto fra D'Alema e il suo partito è un'altra - taglia corto Colajanni - la continuità fra il pei e il pds». Stefanella Campana - V£ - J m . - Marco Minniti, coordinatore della segreteria del partito democratico della sinistra

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