ZOLLA il luna park della fede

come gambiera' la nostra vita. Tra New Age e filosofie millenarie, sui sentieri della nuova spiritualità ZOLLA // luna park delia fede come gambiera' la nostra vita. Tra New Age e filosofie millenarie, sui sentieri della nuova spiritualità NMONTEPULCIANO EL rosso tramonto di una sera della metìji degU Anni 60 una jeep con auti Ista e un solo passeggero a bordo si inoltrava nella foresta diretta verso lo sperduto villaggio di Mutthakunnan. «L'uomo che ci venne incontro aveva i capelli diritti come tanti piccoli serpenti attorcigliati e le pupille assorte e dilatate come chi ha fatto uso abbondante di droghe. Ero stato a Cocin, dove un esperto di teatro mi aveva raccomandato di andare per scoprire il teatro tradizionale indiano. All'inizio del paese di poche case sparse e un tempio shivaita si trovavano banchetti profumatissimi di venditori che smerciavano spezie. L'indiano con la capigliatura serpentina indossava una tunica multicolore ed era un capo villaggio pronto ad accogliere gli ospiti. Entrammo in una stanza dove gli uomini erano in parte sdraiati in parte accovacciati sul pavimento», ricorda Elémire Zolla, raffinato scrittore-sciamano. Era andato nel cuore della giungla per cercare di penetrare nei risvolti più segreti della religiosità indiana. Ha sempre anticipato mode e tendenze il grande esperto di filosofie orientali, uno dei maggiori saggisti italiani, instancabile viaggiatore che per anni è stato incompreso (e a volte anche pesantémente.criticato) dall'intelligencija italiana per i suoi interessi considerati anomali e stravaganti, come lo sciamanesimo, gli archetipi, il misticismo, le tradizioni alchemiche. Anche nell'occasione di quel viaggio sulle orme del teatro Kathakali era avanti di anni luce: precorrendo i tempi si occupava di induismo e di scintoismo e poi ancora di riti balinesi, di saggezza sufi e tecniche yoga, di taoismo cinese. La lunga intuizione La ricerca dell'autore di libri indimenticabih - che vanno da Lo stupore infantile a La nube del telaio - ne ha fatto uno di quei rari studiosi in grado di poter dire cosa accadrà domani nel campo del sacro, quale sarà il futuro delle religioni e quali le frontiere della moderna spiritualità per l'uomo contemporaneo, assediato dalle tecnologie e incerto se rifugiarsi definitivamente nella gabbia della mentalità laica o in quella dei sacri culti. La capacità di intuizione di Zolla si affinò proprio durante quel lontano viaggio in India negli Anni 60. Dopo aver studiato a tavolino la filosofia indiana, partecipò direttamente a cerimonie di grande portata emotiva che gli fecero, capire che lì si nascondeva l'immagine del più vicino futuro. Come si realizzò questo suo primo impatto con la religiosità indiana? «Ero andato in quel remoto villaggio per studiare il teatro Kathakali - dice Zolla, che riprende il racconto seduto nel salotto della sua casa di Montepulciano dove dall'affresco settecentesco che orna il soffitto si affaccia un birichino Borea, dio dei venti, che rapisce l'appetita Orizia -. Era una comunità molto speciale, creata all'inizio del secolo da un santo tamilo e dai suoi seguaci. Solo lì, mi avevano assicurato, si poteva assistere a rappresentazioni all'altezza del: la tradizione. Il capo villaggio dagli occhi spiritati, dopo avermi fatto parecchie domande sui motivi che mi avevano portato in quel luogo, rassicurato dalle mie risposte, mi accompagnò sulla piazza principale. Lì incontrai persóne del tutto particolari per la loro profonda cultura religiosa. Tra queste, un vecchio buffone del paese che mi seguiva e mi imitava mentre passeggiavo con le braccia die- tro la schiena, un'abitudine che gli indiani trovano assolutamente ridicola». La piazza dove si sarebbe dovuto tenere lo spettacolo si andava riempiendo di gente: dalle fanciulle molto seducenti nei sahari ricamati e con una perla al lato del naso ai bambini truccati con gli occhi cerchiati di henne: «Ogni volto che mi appariva davanti mi inebriava, soprattutto le donne mi sembravano incantevoli. Era il loro modo di comunicare che mi appassionava, più fluido, più aperto sul mondo di quello di noi occidentali». Intanto gli attori si andavano preparando alla sacra manifestazione. «Dopo aver indossato un alto copricapo a forma di elmo e abiti dalle tonalità più variegate, gli attori iniziavano il trucco. Terminata l'operazione, si avviava la vera e propria preparazione dell'attore al mistico rituale. Il teatrante, imbottito di marijuana, consumata in grande quantità come un mezzo per trovare rapidamente il contatto con Shiva, cercava di raggiungere il massimo della concentrazione. Doveva rappresentare un dio e con uno specchio in mano osservava la propria trasformazione, l'adattamento del proprio volto a quello di una divinità in estasi». All'improvviso, però, il monsone si abbatté su ogni preparativo e costrinse tutti a rifugiarsi nelle case. «Non vidi il Kathakali ma ebbi la percezione netta di qualcosa di molto difficile da individuare e da raccontare, dello straordinario rapporto degli indiani con il sacro che impregna e condiziona tutta la loro esistenza e che si dispiega come un "mondo parallelo" a cui vengono riferiti anche i minimi gesti della vita quotidiana». Passeranno alcuni anni e Zolla sarà nel deserto del Nuovo Messico a osservare i più segreti rituali degli indiani d'America. Scandalizzando con le sue originali ricerche i colleghi dell'Università di Roma, dove ha insegnato letteratura anglo-ameri¬ cana per un trentennio, si dedicherà a studiare l'esoterismo nelle tribù dei pellirosse. «Mi avvicinai alla loro concezione originaria di Dio molto diversa dall'idea del Signore che tutto domina e regge. Il Sioux percepisce una forza vastissima e solenne, un'unità con il mondo della natura con il quale si iden- tifica. Non mancano riti esoterici: per esempio tra Pueblo e Navajo, oppure tra i membri della società "koala" dei Nootka che credono nella resurrezione, dove gh affiliati di sette segrete e stregonesche si considerano lupi e, portati nella foresta, secondo determinati rituali muoiono e poi risorgono». Trascorreranno altri anni: dalle distese sabbiose del New Mexico alle verdi colline del Giappone, per Zolla il passo è breve: una successiva tappa del lungo viaggio tra le religioni del mondo lo porterà in un piccolo tempio. In quel luogo di culto scintoista assisterà a una manifestazione di intensa religiosità in occasione della festa per celebrare i cento giorni dalla nascita dei bambini. Capii che l'essenza della dottrina scinto era il rafforzamento della vitalità», commenta l'esploratore-filosofo. Ma cosa collega oggi queste esperienze in India, Giappone, New Mexico così lontane nel tempo e nello spazio? Lo stregonesco pensatore, ancora una volta in anticipo sui tempi, si muoveva sulle tracce delle dottrine che daranno linfa e vita al risveglio della moderna religiosità, e cioè al New Age. «Il futuro della spiritualità contemporanea è nel New Age, nel diffuso interesse per le sette religiose. Il culto è inteso come un grande supermercato. Si mettono insieme i tratti più interessanti di religioni diverse, che vanno dallo scintoismo al culto dei cristalli o dei minerali, lo stesso che viene praticato da tante tribù indiane d'America. L'elemento determinante è la mancanza di una normativa rigida, di prescrizioni obbligatorie. E' ima forma di rapporto con il sacro in cui si gode molta più libertà che nelle religioni tradizionali. Si può, ad esempio, coltivare la fiducia nella reincarnazione ma vi possono entrare anche concezioni psicoanahtiche, teorie freudiane e junghiane». Nel nostro continente la parola «fede» ha perso ogni significa¬ to - osserva Zolla - e la Chiesa si mostra sempre più stanca e incapace di sollecitare adesioni e di rinnovare il clero. Il New Age sta penetrando anche in Italia? «Non c'è dubbio. Ci sono almeno una decina di piccole case editrici che pubblicano libri che vi si ispirano. Non c'è al momento una grande letteratura che ne elabori i principi, ma per esempio vi sono alcuni buoni scrittori, come Nisargardatta Maharaj, uno dei maggiori pensatori vedanoci». Com'è nato il New Age? «Nell'India degli Anni 60 approdarono a frotte, provenienti dagli States e anche dall'Europa, i ragazzi con zaino e sacco a pelo. In pulmini scalcagnati i figli dei fiori, e non solo loro, invadevano la penisola indiana in cerca di inedite forme di conoscenza e talvolta anche di droga. In India Dio è ovunque. Persino il mangiare è considerato un atto molto vicino a una cerimonia religiosa. L'uomo è il cibo che mangia, come diceva Kierkegaard, e sia i cibi sia il rituale dei pasti tengono conto di questa consapevolezza. Sedersi a un banchetto è partecipare a una festa di sapori, di odori». Sarà anche questo sentimento di una divinità che non ci abbandona mai ad attirare gli studenti americani e europei come mosche sul miele dell'Oriente. In cerca del Nirvana Zolla non è mai stato un estimatore del «carnevale politico» dei campus americani, iniziato a Berkeley a partire dal '65, e che 10 scrittore considerò un «preludio alla crescita del traffico internazionale della droga», valutandolo un «analogo tardoindustriale alla varia patologia delle società premoderne, con le loro epidemie coreutiche, scorribande di flagellanti, comunità di adamiti erranti, crociate di fanciulli e sommosse contro l'istruzione». Però capiva anche l'ansia frenetica e incontrollabile che portava stuoli di giovanotti ad abbandonare luoghi e credenze di origine, ad aderire alle confraternite Sufi, ad invadere 11 Tibet, il Nepal, l'Iran. «Il Tibet - dice - fu il posto dove si svilupparono al massimo le esperienze del buddhismo che lì toccò un vertice che non si ritrovava né in Cina, né in Giappone, né in Corea. Poi le dottrine religiose'tibetane trasmigrarono in California, sulle colline vicino a San Francisco. I giovani che erano partiti per cercare il loro personale Nirvana furono iniziati a una specie di luna park religioso». Il divenire delle religioni era strutturato mediante una sorta di continuità magica per cui l'eredità millenaria dell'India si trasferiva nelle braccia della giovane America. «Credevo che con gli Anni Settanta quella festa sarebbe finita. Pensavo che le luci del luna park si sarebbero spente e che i giovani persi nella droga o nella meditazione non avrebbero più fatto proseliti. In realtà mi sono sbagliato. Agli inizi degli Anni Ottanta sorge il New Age, un insieme di esperienze meno frenetiche e non più segnate dall'impeto stralunato che portava i figli dei fiori a esplorare il buddhismo o ad entrare nella chiesa shivaita». Il New Age sta dimostrando la sua capacità di sopravvivenza. Come sarà quest'uomo del futuro, cresciuto tra i banchi ricchi di culto nel supermarket del New Age? «Bisogna ovviamente collocarlo nel suo contesto, influenzato da mass media e tivù le cui valenze sono molteplici e contraddittorie. Ma io credo che sarà meno teso, meno spaventato. Sarà un uomo rasserenato, conciliato con se stesso, che affronta con coraggio le proprie paure». Mirella Serri Al L'uomo sarà meno teso, più sereno, libero dalle paure Tutto è cominciato negli Anni 60 sulle rotte dei figli dei fiori verso Oriente // rapporto con il sacro gode di maggiore libertà: gli elementi determinanti sono la mancanza di normative rigide e di prescrizioni obbligatorie La religiosità del futuro mette insieme i tratti più interessanti di esperienze diverse, dall'India al Giappone dal culto dei minerali ai riti sciamanici HHH , g ||| A destra, uno sciamano indiano; qui sotto Elémire Zolla e un gruppo di hippies; in basso, un monastero tibetano tri OliUKOA .ivtew xlfltl[ì !!(» ùltl&A) ■ statiti «itf^jLoj wkw.m wì;S !» ifctò sìsp viJBÈ ■ynktpt:<«3»rf !! i« Mp li •^•ii'.S'lM aB ■ratta»? il» m*xj r^Ksm .ismsm (rfftiaS.sil ìì v'icisv ;t.b ole!)} tisi {iTS!?.;u!.or,' 1 Ml ^ IM Sii:! ,!oG «b BHoistatò d mwtiì .itosi OS j, ooowsii mi «lesse onsui il xb;iJ imi imiti; £SC=f i;ib sai!.'»' SHCi.tiliiJSS ite .ÌJ'!t:i liitj tfrì-S t»b iiVSISti «nfottó iiC .t.jo;-:&T feii tiii^nslnj rós •ifc ttó{ ÌSb WWI 0i:-:::IS,1 ilill.iilWT.SSH! il Clilfiiiiuitlft!) fi/Sp* :\Ìii:ÌJ'Spf. gl <Me,%«!s>ft!.<fcif S1i(ii:-ri: Ubi-; ,iqatP: (,<ÓC6g|ir^?SJttÌ!lf! iiii'i itili: rtiiilii l'j SÌ Olili [Ci!;' «UgglVE .NÌfli't filiti ,tót!>8 _ ilKMK MJ19 IS gii !*(%AAQftt^^l|lÌ8i>5>'i «b )») .ìilIOiXiiBlH 8»«^Jiijft «IBI jffwS ea iJ*»iip Sii. 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Persone citate: Borea, Elémire Zolla, Kierkegaard, Mirella Serri, Shiva, Zolla