Gli ruba il braccialetto Si vendica uccidendolo di D. M.

Reggio Calabria: la vittima aveva 21 anni Gli ruba il braccialetto Si vendica uccidendolo Reggio Calabria: la vittima aveva 21 anni Il killer è un pregiudicato: il gioiello gli era sparito dopo un incidente REGGIO CALABRIA. Passi per le ammaccature alla motocicletta cui teneva tanto; passi, ancora, per i jeans rovinati contro l'asfalto. Ma essere preso per i fondelli no. Lorenzo Polimeno, 20 anni, banditello di mezza tacca, questo non lo poteva far passare perché un conto è perdere il braccialetto firmato Gianni Versace che gli era costato quasi un milione e che ostentava, tutt'altra cosa è che qualcuno - un suo amico! - glielo avesse fregato sotto gli occhi mentre lui era a terra dopo essere caduto dalla moto. Uno «sgarbo» che doveva essere punito, e così è stato. Domenico Malara, 21 anni appena compiuti, è stato ucciso da due pallottole calibro 22. La prima, entrata dalla nuca, lo ha fatto volare dal ciclomotore; la seconda, quando rotolava a terra, gli ha trapassato una coscia. La squadra mobile di Reggio Calabria è venuta a capo di questo giallo di mezza estate dopo una ventina di giorni di indagini, partite dal nulla perché Malara era tutto fuorché un personaggio che qualcuno potesse voler morto, e poi in quel modo, ucciso da una pistola da professionisti, leggera ma micidiale, per la sua precisione, se usata da vicino. Lo avevano trovato per terra, in strada, accanto al suo motorino, con la testa insanguinata. Il solito incidente, la solita incoscienza, avevano pensato gli infermieri quando l'avevano caricato sull'ambulanza per portarlo in ospedale. Ma la radiografia aveva chiarito subito che si trattava di ben altro. E allora le indagini, serrate ma all'inizio senza risultati. Poi, pian piano, è venuta fuori la verità che ha portato gli investigatori a quanto accaduto un paio di giorni prima della morte del giovane. Lorenzo Polimeno è a bordo della sua moto, insieme a Domenico Malara. Forse un attimo di distrazione, forze un pizzico di esibizionismo più del dovuto e va a finire contro un'altra moto. Finisce a terra. Quando riprende il controllo di sé si accorge che non ha più il braccialetto, quel Versace di cui andava fiero, soprattutto quando parlava della morte dello stilista, suo concittadino. Dà una rapida occhiata in terra, chiede a chi ha assistito all'incidente. Niente di niente. Poi, all'indomani, un tarlo comincia a roderlo. E se l'avesse preso quel figlio di buona donna che mi è venuto addosso? Il ((figlio di buona donna» gli risponde che sì, il braccialetto l'aveva preso lui, ma che l'aveva dato al ((fratello di Polimeno». Quale fratello?, urla Polimeno. Quello che era con te sulla moto. Malara, appunto. Da qui la ricostruzione degli investigatori è necessariamente ipotetica. Ma non ci vuol molto a capire che Polimeno ha telefonato a Malara, chiedendogli di restituirgli quel maledetto bracciale spezzatosi nella caduta. Non ne so assolutamente nulla, chissà a chi l'ha dato quello lì, gli risponde il ragazzo. E a questo punto Polimeno non ci vede più. Fregato sì, ma non preso in giro. Chiama un ragazzo che conosce perché l'ha visto bazzicare gli ambienti dello spinello. Forse gli offre del denaro, più probabilmente gli fa delle promesse. Salgono sulla moto - alla guida c'è il minorenne -, vanno fin sotto casa di Malara e gli dicono di seguirli. Sono passate da poco le 21, è buio e per le strade di Reggio Calabria non c'è nessuno. Camminano affiancati. Malara non ha paura, probabilmente pensa di poter negare, di riuscire a convincere il suo amico. Il suo ciclomotore fa fatica a stare dietro alla moto. Per un attimo si distrae, la moto rallenta e lui sfila avanti. Polimeno alza il braccio destro e fa fuoco. Malara entra in coma: muore senza avere ripreso conoscenza. Ieri la polizia arresta Polimeno e il suo giovane complice. [d. m.]

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