Betlemme proibita, respinti cento pellegrini greci di Aldo Baquis

Betlemme proibito, respinti cento pellegrini greci Betlemme proibito, respinti cento pellegrini greci Solo la comitiva italiana era riuscita domenica a piegare la resistenza dei soldati. Cresce la protesta Continua il blocco, la polizia palestinese punta le armi contro Israele TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Per il secondo giorno consecutivo una comitiva di pellegrini cristiani si è trovata coinvolta ieri nel duro braccio di ferro in corso a Betlemme (Cisgiordania) dove le autorità palestinesi protestano con crescente vigore contro la chiusura della città mantenuta dall'esercito israeliano dal 30 luglio scorso, quando due kamikaze islamici si fecero saltare in aria nella vicina Gerusalemme provocando la morte di 14 israeliani. I servizi segreti israeliani ritengono che nella zona di Betlemme si nascondano uomini-chiave di un gruppo clandestino armato legato a Hamas. A differenza di una comitiva di oltre 600 pellegrini italiani - che domenica era riuscita a raggiungere la Piazza della Mangiatoia dopo una estenuante trattativa con l'esercito israeliano protrattasi per ore - ieri cento pellegrini greci sono stati bloccati all'ingresso della città dai militari israeliani e obbligati a tornare a Gerusalemme. A niente sono valse le forti proteste degli organizzatori del pellegrinaggio secondo i quali Israele viola così l'impegno di assicurare ai fedeli di tutte le religioni libero e incontrollato accesso ai luoghi santi. «La zona di Betlemme resta chiusa» hanno confermato loro i militari che custodivano il posto di blocco. Ormai la situazione comincia ad avere risvolti di carattere diplomatico e lo stesso nunzio, monsignor Corderò Lanza di Montezemolo, ha espresso al ministero degli Esteri israeliano «la perplessità e la preoccupazione» del Vaticano. Fonti ecclesiastiche a Gerusalemme hanno affermato che ripetuti interventi diplomatici non hanno ancora avuto esito. «Non avevamo mai sperimentato un tale isolamento» ha confermato don Fausto Perrenchio, direttore del centro salesiano di Cremisan a Beit Jalla. Anche la direzione dell'Anp ha deciso di non accettare più passivamente la chiusura di Betlemme che provoca alla città - che vive di turismo - perdite per 250 mila dollari al giorno, secondo una stima del sindaco Hanna Nasser. Proteste e marce contro l'isolamento sono state organizzate da al Fatali in varie parti della città e sono sfociate in scontri sporadici con l'esercito israeliano in cui un palestinese è stato ferito. In un caso soldati israeliani che stavano per essere sopraffatti hanno sparato in aria. Momenti di tensione si sono verificati quando la polizia palestinese ha imbracciato i Kalashnikov puntandoli contro i soldati israeliani di guardia alla Tomba di Rachele. Il confronto si è risolto senza sfociare nella violenza. Un dirigente di al Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti, ha preannunciato un inasprimento della lotta nei prossimi giorni: già ieri in una accesa manifestazione dell'Anp a Gaza il premier Benyamin Netanyahu è stato paragonato a Hitler. Nasser ha osservato che la situazione creatasi a Betlemme «fa scappare» non solo turisti e pellegrini ma anche gli investitori che dovrebbero finanziare gli ambiziosi progetti di «Betlemme 2000». Ieri intanto un alto funzionario israeliano, David Bar Ilan, ha nettamente smentito informazioni apparse sul britannico «Foreign Report» secondo cui Israele avrebbe costituito unità scelte incaricate di assassinare dirigenti palestinesi nei Territori. «Tutta propaganda destinata a creare panico» ha detto Bai1 Ilan, un consigliere di Netanyahu. Ma proprio recenti dichiarazioni di Bar Ilan a un giornale statunitense alimentano le apprensioni dei palestinesi. Il consigliere di Netanyahu ritiene infatti che il presidente palestinese Yasser Arafat sia «un imbroglione» e afferma che il suo governo preferirebbe addirittura trattare con lo sceicco Ahmed Yassin, il capo carismatico di Hamas detenuto in Israele. Secondo il sindaco di Nablus, Ghassan Shak'a, Israele si accinge ad attentare alla vita di due dirigenti dell'Anp, Mahmud Abbas e Intissar al-Wazir. Quest'ultima è la vedova di Abu Jihad, uno dei fondatori di al Fatah che fu ucciso nel 1988 a Tunisi da un commando probabilmente israeliano. Aldo Baquis Per il Mossad nella zona si nascondono i due mandanti dell'attentato di Gerusalemme MEBIO ORIENTE Centinaia di palestinesi hanno manifestato ieri a Gaza