Così rischiamo lo secessione»

Così rischiamo lo secessione» Così rischiamo lo secessione» Bertinotti: Bossi non si combatte con i carabinieri IL SEGRETARIO m RBFONBAZIONE ONOREVOLE Bertinotti, la minoranza del suo partito vuol proporre agli operai del Nord di impedire anche fisicamente ai leghisti di effettuare le manifestazioni di settembre in Veneto. Condivide? «No. Mi sembrano espressioni molto lontane dalla cultura del nostro partito. Noi organizzeremo una manifestazione, a Venezia il 13. A Bossi non si risponde con i gendarmi o con le mani, ma con la testa». Come ha letto le esternazioni estive di Bossi, e le possibili alleanze Polo-Lega in Veneto per le amministrative d'autunno? «Sono molto preoccupato. Dietro il bluff della Padania, noi abbiamo sempre individuato il pericolo della secessione nel Nord-Est, in linea con l'aspirazione a una cultura "giapponese" di quell'area, secondo la quale alcune aree omogenee di business sarebbero in grado di galleggiare nella globalizzazione con efficacia secondo un modello che non prevede, anzi la avversa, la solidarietà. Abbiamo sempre detto che bisogna avere una linea di contestazione risoluta verso la Lega». Già, ma come avrebbe dovuto esprimersi questa linea? «Lanciando un'idea di civiltà superiore, quella che si evidenzia per esempio in uno Stato sociale moderno, in un modello di sviluppo che abbia come capisaldi la qualità della vita e del lavoro. E poi con un'idea seria di riforma dello Stato, tutto il contrario di quel che è uscito dalla Bicamerale, dove è prevalsa la logica presidenzialista e centralistica. E il corollario, la cornice, di tutto questo era la rottura di ogni rapporto politico con la Lega». Cosa che l'Ulivo dice di voler fare, ha sentito? «Lei ricorderà che noi ponemmo all'Ulivo questa richiesta sei mesi fa. E si rende conto, spero, che questo non è ancora avvenuto». Perché? «Perché c'è un vizio di politicismo, lo stesso che ha portato alla candidatura di Di Pietro al Mugello: è la logica per cui per vincere ogni alleato è buono, n pds a un certo punto parlò perfino della Lega come di una costola della sinistra». Adesso quell'alleanza potrebbe ricercarla il Polo, sembra... «Ho visto, ho visto. Ma la spregiudicatezza di chi da un lato parla della nazione, dello Stato unitario, e dall'altro si dispone ad allearsi con i secessionisti va denunciata agli elettori. E poi bisogna capire bene la ragione della convergenza». Che secondo lei c'è? «Temo di sì. Queste forze hanno in comune un'idea iperliberista di organizzazione della società, con il primato assoluto del mercato, con l'idea di disfarsi dello Stato e con lo Stato di uccidere pure il potere contrattuale dei lavoratori». Un modello che forse ha già preso piede in alcune aree del Nord-Est, non crede? «Certo, altrimenti perché urlerei la pericolosità di tutto questo? Questa ipotesi è pericolosa perché incontra gli interessi reali di certe forze motrici, che sono: primo, sottrarsi al contributo fiscale, e quando dicono no allo Stato dicono in realtà no alle tasse; secondo, sì alla secessione, cioè addio a tutte le norme di tutela e di protezione del lavoro dipendente, a partire dal contratto nazionale del lavoro. Ecco, io il 13 andrò in piazza a Venezia per contestare politicamente tutto questo». Ma come pensa di poter attrarre gli elettori di Treviso o Udine sul suo progetto? «Individuando gli interessi sociali avversi a questo piano di liberalizzazione. Ci sono tanti giovani, lavoratori dipendenti, ma anche autonomi, a cui bisogna proporre un modello sociale in cui le loro aspettative di vita siano superiori. Le faccio un esempio: il modello che sta prendendo piede nel Nord-Est è un modello che produce una bassissima scolarità, che induce alla fuga dalla scuola e dalla formazione e produce massima flessibilità. Il che vuol dire il massimo di dipendenza del lavoratore dipendente o autonomo dagli imprevisti del mercato. Bene: io voglio proporre al posto di questo un modello competitivo in cui cresca la libertà di scelta del lavoratore». Cioè? «Per esempio se le si ammala il bambino vorrei che la madre potesse rimanere a casa e curarlo con una protezione sociale adeguata. Poi vorrei che potesse mandare il figlio a scuola ed avere una scolarizzazione alta, uscire dal lavoro per entrare in processi formativi... Con una battuta: se uno vuol battere la Lega deve fare il contrario di quello che propone Onofri sulla riforma pensionistica. Se invece vuol far vincere la Lega, segua pure Onofri. Guardi, io trovo non solo sbagliato in sé strategicamente, ma suicida nei confronti della Lega quel che ha detto Onofri alla Stampa: proporre qualcosa contro chi ha lavorato una vita creerebbe un nuovo terreno di pascolo per la Lega. E la mobilitazione anti-sindacati del 6 settembre diventerebbe un trionfo». A proposito dell'autunno: il 26 ottobre ci sono le elezioni padane. Il presidente del Senato scrive che sono un atto eversivo. Ma gli atti eversivi, non andrebbero fermati dal governo? «Lei dice bene, vanno combattuti. Bisogna vedere come e con chi. Io penso che Bossi vada combattuto sul terreno della cultura politica e non su quello della repressione dello Stato. C'è la protesta di tanta gente del Nord che vede lo Stato come inefficace, inefficiente, clientelare, e che si ribella non contro lo Stato, ma contro queste manifestazioni dello Stato. E se pensano addirittura di tagliare le pensioni d'anzianità, beh, la Lega crescerà ancora. Se poi invece di risolvere questi problemi e riparare ai tanti torti sociali, lo Stato manda i gendarmi, allora sotto i gazebo di Bossi il 26 passeranno muioni di persone». Flavio Corazza Un vero problema è che il governo dovrebbe offrire un progetto sociale alternativo^ U Anche fra noi qualcuno vorrebbe usare i modi forti per fermarli ma è sbagliato U Anche fraqualcuno vorusare i modi fper fermarli ma è sbagliat

Luoghi citati: Treviso, Udine, Veneto, Venezia