«Un sistema iniquo» di Roberto Ippolito
«Un sistema iniquo» «Un sistema iniquo» Rossi: «Anzianità da riveder IL TECNICO ———, -"DEL PDS: ROMA ON ci sono solo le pensioni di anzianità. La Grande Trattativa non può fermarsi a questo capitolo. A ricordarlo, in vista della ripresa dopodomani del negoziato sullo stato sociale, è Nicola Rossi, professore di analisi economica. E della trattativa Rossi sa ogni particolare: ha fatto parte della commissione di studio nominata dal presidente del consiglio Romano Prodi e guidata da Paolo Onofri ed è consigliere del segretario del pds, D'Alema. Professore, a che punto è il confronto? «La trattativa - risponde Nicola Rossi - è tutt'altro che semplice. Un po' di lavoro credo sia stato compiuto ed è possibile concluderlo a settembre». Ma dai sindacati a Rifondazione il dissenso rimane. «La mia sensazione, però, è che la consapevolezza dei problemi e delle soluzioni sia diffusa. Quando si tratta, le parti tutelano certi interessi. Alcuni passi avanti ci sono già». Per quali argomenti? «Si delinea un sistema a tre livelli per gli ammortizzatori sociali, cioè i rimedi a crisi congiunturali, ristrutturazioni e disoccupazione di lunga durata. Per l'assistenza saranno razionalizzati alcuni istituti». In che modo? «Il riccometro dovrebbe garantire che le agevolazioni non siano concesse a chi non ne ha diritto. E con il fondo nazionale per le politiche sociali si dovrebbero omogeneizzare i trattamenti, sperimentando un istituto nuovo come il reddito minimo, limitato a determinate aree e situazioni familiari e quindi diverso dall'ipotizzato assegno minimo vitale». Ammette che non c'è traccia dell'intesa sulle pensioni? «Non c'è perché finora non si è discusso di previdenza». Onofri ha parlato di boom delle pensioni di anzianità e lo scontro è riesploso. «E' vero, come dice il segretario della Uil Larizza, che le pensioni di anzianità sono cresciute per il blocco che ha differito le uscite e la paura di tagli che ha provocato la fuga dal lavoro. Ma sia chiaro: non si interviene sulle pensioni di anzianità perla crescita nel 1997». E perché allora? «C'è un problema di equità: anche se il numero delle pensioni di anzianità non cresce, il problema esiste ugualmente». Allude ai 20 mila lavoratori pensionati con meno di 52 anni in cinque mesi? «Il caso di queste 20 mila persone fa riflettere: la pensione è sproporzionata rispetto ai contributi. Ecco il problema di equità che non si pone per chi ha iniziato a lavorare a 14 anni o ha svolto lavori usuranti. Perciò insisto nel dire che la riforma non serve perché un certo numero di persone gode della pensione di anzianità, ma perché in alcuni casi c'è iniquità. Ed è questa che vogliamo cancellare, senza usare l'accetta ma intervenendo in modo differenziato in rapporto al grado di equità di ogni situazione». Perciò non è possibile abolire le pensioni d'anzianità? «E' impossibile abolirle; determinate situazioni richiedono regole particolari. In generale il problema è ripristinare la relazione tra contrbiuti e prestazioni, sopprimendo i privilegi qualora esistano davvero». La riforma si ferma qui? «La commissione Onofri e il documento degli esperti della maggioranza concordano sulla necessità di accelerare la riforma previdenziale del governo Dini del 1995». Come può avvenire? «Si può estendere a tutti prò quota il sistema contributivo di calcolo delle pensioni basato sui contribu¬ ti versati e non sulla retribuzione. Con la riforma Dini chi lavora da meno di 18 anni avrà una pensione calcolata in parte con il vecchio sistema e in parte con il nuovo; per chi lavora da più di 18 anni resiste il vecchio sistema. Va invece esteso a tutti il metodo valido per i giovani, calcolando la quota di pensione maturata da ora in poi con il contributivo». Così si tagliano le pensioni? «Si incide su una piccola parte della vita lavorativa. L'effetto sulle pensioni dei più anziani perciò è minimo e se appare eccessivo può essere contenuto, rispettando un principio». Quale? «Giovani e meno giovani vanno trattati alla stessa maniera». E i vantaggi di alcune categorie come poliziotti e piloti? «L'armonizzazione dei regimi speciali, che c'è stata, ha lasciato dei privilegi. Ma è inevitabile finché l'armonizzazione è trattata da ministero e categorie. Bisogna invece fissare regole comuni e individuare poche deroghe, per esempio per i poliziotti vista la specificità del loro lavoro». Roberto Ippolito Nicola Rossi (sopra) e Nerio Nesi MMMHHHI
Luoghi citati: Roma
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