Pensioni riesplode la polemica sui tagli

L'analisi di Onofri scatena il sindacato. D'Antoni da Prodi. Micheli: possibile un accordo storico Pensioni, riesplode la polemica sui tagli L'analisi di Onofri scatena il sindacato. D'Antoni da Prodi. Micheli: possibile un accordo storico Larizza: pronti allo scontro. Rifondazione: così è la crisi ROMA. Si riparte giovedì 28, al massimo venerdì 29, con faccia a faccia tecnici e non politici. Anche se non c'è un preciso calendario degli incontri e il confronto potrebbe cominciare nei ministeri prima di approdare al governo, questa volta tutti hanno voglia di arrivare in fondo con la trattativa sullo Stato sociale, interrotta per la pausa agostana su un sostanziale accordo per la divisione tra assistenza e previdenza, e ora in fase di nuovo decollo con un tema cruciale all'ordine del giorno: la riforma delle pensioni. La trattativa sarà però articolata, per il momento, in una serie di «tavoli tecnici» separati per area di interesse e - ha ricordato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enrico Micheli - dovrà essere conclusa per il 30 settembre, dal momento che il risultato dovrà poi essere recepito in finanziaria. «Si deve puntare - ha ricordato Micheli - a uno sforzo per delineare una riforma che regga nel tempo. Non possiamo sottoporre gli italiani a una doccia scozzese troppo frequente». Che le cose non avrebbero preso una via piana lo si era capito già da tempo. Poi, in questo quadro già compromesso, si è inserita come una bomba l'intervista al prof. Paolo Onofri - l'economista amico di Prodi che ha presieduto la commissione tecnica sulla riforma del Welfare apparsa ieri sulla «Stampa». La spesa pensionistica corre più veloce del pil - ricordava il professore - e rischia di far saltare qualunque tentativo di riportare sotto controllo i conti pubblici. Senza dire degli impegni in sede europea che l'Italia ha in materia di risanamento del bilancio dello Stato. Quindi - concludeva Onofri - le pensioni vanno «toccate». Senza dubbio. Sul come e sul quanto, poi, questo lo lasciava alle scelte politiche e quindi alla trattativa che si andava ad aprire. Ci mancava solo questa uscita perché Rifondazione esibisse tutto il suo dissenso: «Se le tesi del governo coincidono con quelle del prof. Onofri, la maggioranza farà a meno di noi» ha detto il responsabile per le politiche del lavoro del Prc, Franco Giordano. Più tardi il responsabile economico del partito, Nerio Nesi, ha rafforzato il carico: «Per Prodi sarà un autunno caldissimo». Il premier, intanto, ha incontrato ieri sera il segretario della Cisl, Sergio D'Antoni. In questa battaglia Rifondazione può contare sulla grande massa d'urto del sindacato, sostanzialmen¬ te contrario a rimettere le mani sulle pensioni prima della naturale scadenza che sindacati e governo si erano dati ai tempi della riforma Dini (due anni fa) e cioè la primavera del '98. Per contro il governo si fa forte delle cifre, sostanzialmente unanimi della ragioneria generale dello Stato, dell'Istat e della commissione Onofri, per sostenere che il nodo gordiano della previdenza non può essere eluso. Se l'esecutivo non potrà fare conto sul sostegno di una parte dell'opposizione, ciò non di meno i punti di vista di alcuni economisti del Polo non sono distanti dalle istanze governative. «L'intervista rilasciata dal prof. Onofri sulle pensioni - ha detto Antonio Marzano, economista di Forza Italia - dimostra che il governo Berlusconi aveva visto giusto. Se quella riforma fosse stata realizzata, noi tre anni scorsi si sarebbero realizzati risparmi per circa 30 mila miliardi, evitando eurotassa e aumenti dell'Ici». Però, ha precisato Marzano, «noi voteremo comunque contro il governo, a meno che non faccia le cose proposte dal Polo». E anche Giuliano Cazzola, economista ed esperto di previdenza, ha ribadito che i dati forniti da Onofri «sono arcinoti e solo chi è cieco e sor- do può evitare di prenderli in considerazione». «Onofri tende a dare un po' troppe lezioni - ha replicato invece la segretaria confederale della Cgil, Betty Leoni - il suo pensiero non è una novità e sostiene che l'intervento sulle pensioni di anzianità sia necessario per dare equità al sistema. Ma così come proposto serve solo a far tornare i conti». «Io non so dove Onofri abbia preso queste cifre - ha detto il segretario della Uil, Pietro Larizza so però una cosa certa: nel '96 ci sono stati 250 mila pensionamenti perché c'erano 4 anni di blocco delle pensioni da smaltire, ma la media dei pensionati in Italia è intorno alle 90 mila unità l'anno». E ancora: «Se sulla strada del Governo c'è una riforma senza consenso sociale, sarebbe l'equivalente di una rottura anticipata dichiarata. In questo caso il sindacato deve difendere gli interessi di coloro che rappresenta e per farlo ha un solo modo, cioè lo scontro civile come abbiamo sempre fatto nel corso degli anni». E' vero che il documento di programmazione economica e finanziaria prevede che le pensioni crescano meno del Pil ma, fa notare Walter Cerfeda segretario confederale della Cgil, «allora la questione è di far aumentare il Pil e la spesa previdenziale si ridurrà automaticamente senza bisogno di tagliare le pensioni di anzianità». Nonostante le critiche, il governo non si perde d'animo: «Siamo alla vigilia di un possibile grande accordo - sostiene Enrico Micheli di dimensione storiche per il Paese». Raffaello Masci SECONDI IN OCCIDENTE PER PESO CONTRIBUTI Nella tabella i dati sui maggiori Paesi industrializzati ETA' PENSIONAMENTO CONTRIBUTE (%) DONNE UOMINI LAVOR. DATORE TOTALE AUSTRIA 60 65 10,3 12,6 22,9 FRANCIA 60 60 10,0 9,8 19,8 GERMANIA 65 65 8,9 8,9 17,8 ITALIA 57 57 12,0 20,0 32,0 OLAN DA 65 65 15,2 0,0 15,2 PORTOGALLO 62 65 11,0 24,5 35,5 SPAGNA 65 65 2,8 13,9 16,7 SVEZIA 65 65 8,0 13,0 21,0 REGNO UNITO 60 65 8,3 10,5 18,8 USA 65 65 6,2 6,2 12,4 GIAPPONE 65 65 14,6 2,3 16,9 Il ministro del Lavoro Treu (a destra) con Sergio Cofferati (Cgil)