Rimpatrio per i disperati della nave

Catanzaro, la maggioranza è curda: bambini, anziani, intere famiglie. Introvabile il comandante Rimpatrio per i disperali della nave Scartata l'idea di accoglierli in una tendopoli Catanzaro, la maggioranza è curda: bambini, anziani, intere famiglie. Introvabile il comandante CATANZARO. E' una piccola Onu della disperazione quella che, da domenica notte, è ospitata in alcune scuole di Badolato, piccolo paese del Catanzarese. I profughi (456 quelli rintracciati) erano arrivati di sera, a bordo di una motonave dei misteri, di cui non si riesce ancora a capire la provenienza. Prima dell'ultimo balzo verso le coste calabresi, ^organizzazione» ha fatto le cose perbene, cancellando con robuste pennellate di vernice argento il nome della nave, lasciando a bordo solo le carte nautiche. Niente registri, bandiere, numeri identificativi, strumentazione per la navigazione, ad eccezione di una bussola che ha visto tempi migliori e che è solo per miracolo che abbia fatto il suo dovere fino in fondo. Gli investigatori pensano che sia stata acquistata in un porto della Turchia e che, prima dell'ultimo viaggio verso la Calabria, abbia sostato a Corfù, in Grecia. La nave è arrivata sottocosta prima delle 21 e l'equipaggio, con una manovra perfetta, l'ha messa parallelamente alla spiaggia, facendola arenare a poco più di un paio di metri dalla battigia. Come in un'arca di Noè all'incontrario, dalle stive della nave è uscita, accalcandosi, spingendosi, scavalcandosi, una massa di gente, interprete di un dramma che sta assumendo i contorni della disperazione. Non si sa quanti fossero, ma ne sono stati bloccati 456 (gli ultimi dieci ieri sera, dopo un inseguimento nelle campagne). Il loro numero potrebbe essere molto alto, certo il più alto tra quelli di altri recenti sbarchi di clandestini che hanno visto arrivare in Calabria la disperazione nelle vesti di interi nuclei famigliari, di bambini anche malati, di anziani che non si sa bene cosa sperino di trovare lontano ^edle Joro, terre d'origine. Ierreera la prefettura di Catanzaro ha reso nota la composizione etnica dei clandestini. Un caleidoscopio di razze, di religioni, anche di estrazioni economiche, di drammi personali. La maggior parte sono di etnia curda (iracheni e turchi) che hanno tentato di sfuggire alla sistematica opera di annientamento che, da decenni, si sta facendo contro la loro gente. Persone che non hanno avuto il coraggio di imbracciare le armi, come hanno fatto i militanti del Pkk, e che hanno visto la speranza nella stiva umida e screpolata di una nave-fantasma. Poi cingalesi, gente del Bangladesh ed anche la presenza strana (che ci fanno due nordafricani tra tanti asiatici?) di due marocchini. Due soli, che potrebbero anche far parte dell'equipaggio che sembra essere sparito nel nulla, così come il comandante, un «mago» se è riuscito a portare la nave sottocosta, eludendo i controlli che pure sono stati rafforzati negli ultimi tempi. Come in una tonnara, tra grida e spintoni, i clandestini, an- ziché cercare una facile via di fuga verso il paese, sono finiti tra le braccia di carabinieri, poliziotti, marinai e finanzieri. I loro sogni di libertà si sono spenti subito. Ma «questi» clandestini, loro malgrado, forse scriveranno una pagina nuova nella storia recente degli sbarchi in Calabria. Altri li hanno preceduti (tra la fine di maggio ed i primi di giugno sono arrivate altre due «carrette» stipate di clandestini) e molti di essi - i curdi - sono ancora in regione, grazie ad un piccolo escamotage. Hanno chiesto lo status di rifugiati politici perché, hanno detto, siamo perseguitati per le nostre origini. Ora sono sparsi qua e là, in Calabria, in attesa che la loro richiesta venga va- lutata. Più tempo passa, forse pensano, più possibilità ci sono che ci si dimentichi di noi, che ci si possa eclissare. Per i quasi 500 di Badolato la sorte sembra segnata. Pochi, ma significativi gli indizi in tal senso. Domenica sera dalla prefettura di Catanzaro era arrivata la notizia che si stava lavorando alla realizzazione di una tendopoli. Segno che si pensava ad una permanenza non certo breve. Ieri sera qualcuno è tornato sui suoi passi. Niente più tendopoli. Stiano nelle scuole per il tempo necessario. Forse i provvedimenti di espulsione sono ormai questione di ore. • La Calabria sembra ora la meta preferita degli sbarchi clandestini: questo grazie a ol¬ tre 800 chilometri di coste, e la presenza di spiagge ed insenature sulle quali è impossibile operare un controllo.. Il pattugliamento è affidato a pochissime unità, la cui attività, si sospetta, viene seguita sulla terra da elementi della criminalità organizzata calabrese che, agendo di concerto con chi gestisce gli sbarchi, segnala l'uscita in mare delle motovedette, vanificandola. A rendere ancora più difficile l'opera di controllo il fatto che le navi per arrivare in Calabria seguano rotte sempre diverse e sempre sottocosta lungo Grecia e Turchia, scegliendo volta per volta il corrodoio più. corto e, quindi, che comporta minori pericoli. Diego Minuti Sono stati rintracciati Ancora non è stato possibile 456 clandestini. Ma molti stabilire la provenienza altri potrebbero essere fuggiti della motonave incagliata L'allontanamento dall'Italia dovrebbe essere deciso entro breve tempo A sinistra, gii immigrati curdi sbarcati in Calabria nella zona di Badolato vengono ospitati in campi di accoglienza improvvisati. Accanto, ricevono le prime cure mediche

Persone citate: Diego Minuti, Noè