Tanti piccoli Davide per Israele-Golia

Tanti piccoli Davide per Israele-Golia LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI 0.d.B. Tanti piccoli Davide per Israele-Golia Sul nostro giornale si alternano varie opinioni sostenute dai collaboratori e anche da voi lettori. Ma non tutte le opinioni sono prese in considerazione ugualmente. Certe paiono avere meno diritti di altre. Pubblicarle non significa per me condividerle né raccomandarne la condivisione, ma arricchire le nostre informazioni. [o.d.b.] Una lancia a favore Egregio Signor Del Buono, vorrei approfittare della sua rubrica per spezzare una lancia a favore del nostro Presidente della Repubblica, in questi giorni in seguito alle sue dichiarazioni sulle presunte colpe del governo israeliano nel blocco del processo di pace in Medio Oriente è stato attaccato da quasi tutte le forze politiche e sociali. lo sono appena tornato da un viaggio di conoscenza in quelle terre e non riesco proprio a capire il perché di questi attacchi al Capo dello Stato. Premetto che criticare Israele e la sua politica non cancella l'orrore e la condanna per l'orribile attentato al mercato di Gerusalemme, ma sono innegabili le molte responsabilità del governo israeliano nell'interruzione del processo di pace. Durante il mio viaggio ho incontrato molte persone e ho visto cose che sui nostri giornali non vengono mai pubblicate. Ho visto insediamenti israeliani, in mezzo a villaggi palestinesi, protetti dal filo spinato e mezzi blindati dell'esercito a perenne sfida verso la popolazione locale. Ho visto terreni fertili espropriati ai contadini per costruire e impiantare colture per i coloni israeliani, lasciando ai palestinesi solo i terreni sassosi e poco produttivi (il 40% delle terre coltivabili a Gaza e il 60% nella West B. sono stati espropriati)... Ho visto i beduini scacciati dalle loro terre con tutte le loro greggi verso discariche per far posto a nuovi alloggi destinati agli ultimi emigrati ebrei provenienti dall'Est europeo... Ho visto piccoli gruppi di coloni tenere in scacco migliaia di palestinesi, come a Hebron dove 400 coloni mantengono in stato di guerra alcune decine di migliaia di palestinesi occupando i piani superiori di alcune case del centro storico in un clima di tensione che si può respirare... Ho visto giovani israeliani di 16-18 anni girare per i territori armati sino ai denti indisturbati e centinaia di militari presidiare a vista tutte le strade della West B... Ho visto costruire interi quartieri israeliani nel pieno della Gerusalemme araba (che, nonostante le ire del ministro Levy, rimane secondo la legge internazionale città a statuto speciale e non capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele) per rafforzare la presenza nella parte palestinese... Ho visto israeliani impiantarsi nella città vecchia con tanto di bandiera a suggellarne la «conquista»... Ho visto campi profughi stracolmi di gente in penose condizioni di vita, dove l'esercito può entrare a piacimento commettendo soprusi e violenze... Ho visto un'Autonomia Palestinese, autonoma solo di nome, con territori limitati non collegati tra loro... Ho visto la popolazione dell'auto¬ nomia limitata nei movimenti per cui un abitante di Ramallah non può recarsi a Gerusalemme senza permesso o un ragazzo di Gaza non può andare all'aeroporto di Tel Aviv perché qualche funzionario gli nega «per capriccio» il lasciapassare di attraversamento. Ho visto (anzi ne ho raccolto le testimonianze) un giovane di Betlemme picchiato a sangue all'entrata della Moschea perché sprovvisto del permesso per recarsi a Gerusalemme... Ho visto migliaia di lavoratori bloccati nei territori, dopo la chiusura senza possibilità di sostentamento per sé e la famiglia... In questa situazione è diffìcile parlare di pace o dire a un giovane palestinese che deve aver pazienza e che deve credere al dialogo... che questa pseudopace è meglio dello scontro e della guerra. Solo il ritiro degli israeliani dalla W. B. e la nascita di uno Stato autonomo palestinese potrà creare le basi di un futuro di pace, come peraltro sancito dalle soluzioni dell'Onu e dagli accordi di Oslo (non I rispettati da Israele). In tutto questo si deve sapere che questi templi, secondo le leggi internazionali, non appartengono a Israele ma sono da esso occupati militarmente. La storia si è rovesciata: se Israele non cessa di imporsi come un enorme gigante Golia, ci saranno altri piccoli Davide disposti a farsi saltare in un mercato affollato. Guido Barilla Torino Diritti e stridori Egr. Sig. Del Buono, le scrivo in relazione all'articolo «Cambiamo i diritti umani - L'Asia sfida, la Albright si infuria» apparso su La Stampa. . In tale articolo Franco Pantarelli riferisce della reazione sdegnata del Segretario di Stato americano Madeleine Albright alla sparata del Primo Ministro della Malaysia Mohatir Mohamed il quale, in occasione della conferenza dei Paesi aderenti alla Seato svoltasi a Kuala Lumpur, ha sostenuto che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo andrebbe rivista perché nel 1948 «fu formulata dalle superpotenze che non capivano le necessità dei Paesi poveri». La signora Albright ha ribattuto che sarebbe un grave errore considerare quei principi «còme imposizione dell'Occidente» affermando inoltre che «gli Stati Uniti sono pronti a battersi senza tregua contro chiunque voglia cercare di annacquare la Dichiarazione dei diritti dell'uomo». Personalmente sono d'accordo sulla prima parte della sua affermazione ma mi fa specie che ancora una volta proprio gli Stati Uniti si ergano a paladini dei diritti umani. L'art. 3 della Dichiarazione universale stabilisce che «ogni individuo ha diritto alla vita (sottolineerei ogni, non è quindi prevista alcuna distinzione tendente a escludere talune categorie di persone). Come si può conciliare il rispetto di questo fondamentale articolo con l'istituzione delia pena di morte mediante la quale gli Usa hanno privato del proprio diritto alla vita già tante persone dall'inizio dell'anno? L'art. 5 stabilisce che: «Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli inumani o degradanti». Anche in questo caso non le sembra che il tenore di questo articolo strida con il mantenimento deii'esecuzione capitale? Insomma, mi pare proprio che se gli Stati Uniti, come affermato dalla Albright, intendono battersi contro chiunque voglia annacquare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo debbono forse iniziare proprio da se stessi... Paolo Rosso, Asti Centro Studi Caritas