Profughi l'Albania alza il prezzo

Tirana smentisce la trattativa segreta sul rimpatrio. Prodi ironico: dicono tutto loro Tirana smentisce la trattativa segreta sul rimpatrio. Prodi ironico: dicono tutto loro Profughi, l'Albania alia il prezzo Il premier Nano: niente accordi, teneteveli ROMA. Immigrazione: le cose si complicano. Moltissimo. Fatos Nano, il primo ministro del governo di Tirana, ha infatti smentito di aver fatto un accordo con l'Italia per il rientro dei profughi albanesi. Al di là della disputa su chi delle due parti abbia ragione, se i nostri governanti o Fatos Nano, il senso politico della diatriba sta nel fatto che dopo le affermazioni del ministro dell'Interno albanese Paskal Milo («i profughi restino in Italia perché noi non possiamo riprenderceli») e quelle di ieri di Fatos Nano («mai detto che li avremmo rivoluti indietro») la questione si fa grave e i rapporti tra i due Paesi rischiano di compromettersi. Ieri una domanda dei giornalisti sulla proroga per il rimpatrio dei profughi albanesi ha strappato a Prodi solo una battuta, in tono ironico: «Vedremo, ho sentito il giornale radio questa mattina, dicono tutto loro». Giorgio La Malfa ha invece sottolineato che «il tono e i modi usati dal governo albanese sono inaccettabili, l'Italia ha solo crediti verso l'Albania e non obblighi, ed è bene che gli esponenti di quel Paese non se lo dimentichino». Fatto sta che ora abbiamo 10 mila «ospiti» forzati, di cui tremila alla macchia, e l'Albania alza le mani. In una lettera aperta al governo italiano - che ringraziano per aver rinviato il rimpatrio - i 150 albanesi ospiti da marzo nella ex caserma Caraffa di Brindisi tornano a chiedere al governo italiano di poter utilizzare lavorando il tempo dell'ulteriore permanenza in Italia, in base alla proroga dei rimpatri con- cordati annunciata da Palazzo Chigi. «Questa proroga - scrivono - non deve essere un'ulteriore mortificazione per esseri umani che, come noi, hanno passato 5 mesi a vegetare nei centri di accoglienza». Mercoledì si riunirà la commissione mista italo-albanese (un comitato tecnico di sei membri, tre italiani e tre albanesi) che dovrebbe decidere sulle modalità «tecniche» del rientro dei profughi. Ma ieri Nano ha detto che questa commissione è in realtà solo incaricata di «vagliare caso per caso» il possibile rientro. In alternativa, invece, si dovrebbe pensare all'integrazione di questi «ospiti» in Italia fornendo loro casa, lavoro e via discorrendo. I termini del problema quindi sono completamente ribaltati rispetto a quelli che si erano prospettati, e cioè: come far rientrare i profughi senza violenze e senza traumi. Due giorni dopo la commissione, si dovrebbe riunire il Consiglio dei ministri. Se prima l'Italia si trovava in una posizione di forza mei confronti dell'Albania, perché aveva accettato di aiutarla, di ospitare i profughi, di investire soldi nella cooperazione e nell'allestimento dei servizi sociali, ora apparirà invece come la vicina a cui sono stati scaricati dei problemi, punto e basta. Anzi, il ministro degli Interni Paskal Milo ha fatto balenare anche un larvato ricatto: qui da noi - ha detto a La Stampa due giorni fa passano molti profughi asiatici che vogliono venire in Italia, conviene quindi che collaboriate altrimenti ve li potremmo riversare tutti sulle coste brindisine. Il linguaggio era quello di un diplomatico ma il senso era chiaro. Risultato: il nostro governo deve ora giocare sulla difensiva e deve in tutti i modi trovare un accordo con Tirana se non vuole passare alle maniere forti. «Abbiamo sotto gli occhi l'esperienza della Germania - ha detto Guido Bolaffi, capo di gabinetto del ministero della Solidarietà sociale ed esperto di problemi dell'immigrazione - hanno 260 mila bosniaci accolti per ragioni umanitarie e di cui ancora non riescono a liberarsi. Ne hanno rimpatriata una parte ma solo a suon di trattative. Il nostro caso è analogo: se veramente vogliamo riportare gli albanesi in patria non abbiamo altra via che l'accordo con quel governo». Ma, come si è visto, «quel governo» alza continuamente la posta. Se il governo italiano dunque vuole vincere il braccio di ferro, deve trattare da una posizione assai solida. E qui si innesta la proposta delle opposizioni: ieri Beppe Pisanu (Fi), Maurizio Gasparri (An), Raffaele Costa (Ucd-Fi), Marco Follini (ecd) hanno tutti chiesto - con diverse argomentazioni ma con una sostanziale unità di intenti - che il governo ascolti le opposizioni prima di agire, e ciascuno ha segnalato quali elementi di convergenza si possano trovare sia sul caso specifico degli albanesi sia sulla legge per l'immigrazione il cui iter parlamentare si intende velocizzare. Se però il governo deciderà di trattare col Polo, è ovvio che dovrà fare concessioni in direzione della «linea dura». Raffaello Masci SETTIMANA DECISIVA 27 AGOSTO Si riunisce la commissione italo-albanese della quale fanno parte sei alti funzionari, tre italiani e tre albanesi. All'ordine del giorno ci dovrebbero essere le decisioni "tecniche" per il rientro dei profughi entro fine ottobre. I* lì 29 AGOSTO Il Consiglio dei ministri dovrebbe ratificare la decisione di spostare il I termine del rientro al 31 ottobre. Ma valuterà tutta la vicenda: i 7000 da far rientrare, i 3000 dispersi e il fatto che l'Albania non li vuole più. E, più in generale, .l'accordo bilaterale con Tirana. (p\ Il governo dovrà anche valutare la _ mano tesa che II giunge dalle opposizioni per un accordo sia sul rientro degli albanesi che sulla legge per l'immigrazione. Probabile un incontro in settimana, ancora da fissare. Fatos Nano assieme al presidente del Consiglio Prodi