Rea: «Prima delPinterrogatorìo Di Pietro cercò di incontrarmi»
Rea: «Prima delPinterrogatorìo Di Pietro cercò di incontrarmi» L'ex comandante dei vigili: parole grosse, ma le confermo fino in fondo Rea: «Prima delPinterrogatorìo Di Pietro cercò di incontrarmi» MILANO. «E' vero, le mie parole sono grosse, ma le confermo fino in fondo». Eleuterio Rea, l'ex capo dei vigili ed ex amico di Antonio Di Pietro non solo conferma le accuse ma rilancia: poco prima del suo interrogatorio a Brescia, lo scorso luglio, Di Pietro avrebbe cercato d'incontrarlo. Un approccio sospetto e a confermarlo, secondo Rea, ci sarebbe anche un testimone. E' l'ultimo capitolo dello scontro che ormai oppone Antonio Di Pietro all'ex amico Rea. L'ex pm già a metà luglio, prima che Rea andasse dai magistrati di Brescia a raccontare che Di Pietro aveva aiutato Sergio Radaelli in una delle prime inchieste sulla corruzione a Milano, aveva affidato ad un notaio il nome di un testimone segreto che rivelava i retroscena del racconto di Rea. In sostanza, secondo Di Pietro l'ex capo dei vigili milanesi avrebbe parlato in cambio dell'offerta del suo reintegro nell'amministrazione comunale dopo una sospensione di due anni in seguito a un inchiesta per favoreggiamento, falso ideologico e abuso d'ufficio. Ma Rea ribatte: «Non sono un estorto né sono in vendita. Di Pietro è la persona migliore del mondo, e l'amicizia è un sentimento che non può morire mai, non posso odiarlo perché comunque c'è il ricordo di tante belle cose vissute insieme, ma ci sono momenti in cui la storia e la verità devono venire fuori». La sua verità Rea, che dice di non aver parlato ancora coi magistrati di Brescia del tentato approccio di Di Pietro, ha iniziato a raccontarla il 31 luglio. Molte pagine di verbale che i pm bresciani hanno segretato. Così per l'ex pm la campagna elettorale al Mugello inizia sotto il segno di un passato che ritorna. Prima il costruttore D'Adamo con il suo memoriale e ora Rea, l'amico carico di debiti di gioco. Gli amici di un tempo i bei ricordi li hanno già messi da parte, perché il presente ha cancellato gli anni in cui Rea e Di Pietro erano colleghi in polizia. Tempi andati, oggi i due si sfidano a colpi di lettere, verbali, memoriali, testimoni segreti. Dichiara Pasquale Balzano Prota, l'avvocato di Rea: «A Brescia il dottor Rea ha raccontato dei fatti molto precisi. Questo è ciò che conta. A questo Di Pietro dovrà rispondere. Tutto il resto è solo un gran polverone perché Di Pietro dovrà solo dimostrare se Rea ha detto o no il falso. Quanto al reintegro di Rea, dopo tutto quello che ha passato, Di Pietro dica quale legge lo vieti». La vicenda ha avuto inizio a luglio quando, letto un articolo del Foglio che ancora una volta anticipa un nuovo capitolo del¬ l'inchiesta sull'ex pm, Antonio Di Pietro annunciò che dopo D'Adamo ad accusarlo sarebbe stato Rea. E infatti Eleuterio Rea il 31 luglio va in Procura a Brescia e racconta dei favori che l'ex magistrato ed ex ministro avrebbe fatto al socialista Sergio Radaelli, indagato nell'inchiesta sulle mazzette all'Atm. Di Pietro ha coperto l'amico Radaelli, dice Rea ai magistrati di Brescia. E' appena passata la prima fase della bufera del memoriale D'Adamo, un'altra storia, ma si tratta sempre di un amico, o meglio ex amico, che lo accusa. Allora che «l'amicizia è un sentimento che non può morire mai» può averlo pensato anche Di Pietro, ma la sostanza è che tra i due il passato ora conta so- lo per trovare la prova che uno dei due dice la verità, mentre l'altro getta fango. E Di Pietro, infatti, gioca d'anticipo e deposita presso un notaio il nome del testimone che durante una cena a giugno avrebbe assistito all'offerta fatta a Rea di accusarlo in cambio del posto in Comune. Un nome finora rimasto segreto. Non solo. Ci sarebbe anche agli atti la prova di contatti tra Rea e D'Adamo: gli uomini della Digos hanno registrato un incontro tra i due il 3 novembre '95 seguendo il costruttore dopo una visita a villa San Martino, da Silvio Berlusconi. C'è lo zampino di Forza Italia nel reintegro di Rea? Questo il sospetto di Di Pietro. Ma il sindaco di Milano, Gabriele Albertini, ha difeso la scelta della sua amministrazione e negato l'esistenza di un patto scellerato: «Dopo aver comandato 2 mila vigili si è accontentato di gestire sei funzionari, due dei quali ciechi». [r. m.] «Non sono in vendita Tonino è l'individuo migliore del mondo e non posso odiarlo ma è l'ora della verità» A sinistra Eleuterio Rea a destra l'ex ministro dei Lavori pubblici Antonio Di Pietro
Luoghi citati: Brescia, Milano, Villa San Martino
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