Ma c'è un boom nel sottobosco
Ma c'è un boom nel sottobosco Ma c'è un boom nel sottobosco Per lamponi, ribes e uva spina un import che vale 25 miliardi VERONA. Per i piccoli frutti è un vero boom. «In Italia, le superfici coltivate a more, lamponi, ribes, mirtilli e altre varietà sono aumentate del 10% - dice Raffaele Bassi, per molti anni direttore tecnico della Piemonte Asprofrut e massimo esperto del settore - le aree del Trentino e del Cuneese rimangono le principali produttrici, ma Calabria, Lombardia, Veneto e Abruzzo registrano un'incoraggiante crescita. Complessivamente la produzione è di 2800 tonnellate e le possibilità di sviluppo sono buone, dato che l'import supera le 10 mila tonnellate, per un valore di 25 miliardi di lire». «Il vero nodo, però - prosegue Bassi - è la commercializzazione. I produttori italiani devono organizzare una rete di vendita. Le industrie nazionali di trasformazione e surgelazione dol¬ ciaria da tempo, infatti, si rivolgono ai Paesi dell'Est dove ottengono prezzi inferiori. Ma è urgente e strategico appropriarsi dei mercati del consumo fresco, dove la domanda è forte, soprattutto da parte della ristorazione». Una novità in questo senso viene dai monti Lessini, in provincia di Verona, dove, con felice intuizione e finanziamenti comunitari (per il ripopolamento delle aree montane e lo sviluppo delle coltivazioni non eccedentarie), Gianluca Benato, presidente dell'Associazione veronese di produttori di piccoli frutti, nel '90 ha impiantato un'azienda che produce, su oltre un ettaro - estensione ragguardevole per questo tipo di coltivazioni - tredici varietà: dal lampone all'uva giapponese. Perché coltivare i piccoli frutti? «Perché sono un tipo di coltivazione che consente di ricavare una buona integrazione di reddito dopo tre armi dall'impianto». In che modo commercializza il prodotto? «Curo personalmente i rapporti con i clienti. Ho incominciato con i negozi di frutta e verdura e le gelaterie. Oggi, fornisco i ristoranti, che esigono la qualità e la freschezza del prodotto appena raccolto, e la grande distribuzione organizzata. L'anno scorso, poi, ho esportato anche in Giappone. La mia filosofia è molto semplice: se il prodotto non è consumato entro le quarattotto ore oppure si deteriora in quest'arco di tempo, lo ritiro e lo sostituisco perché non voglio che venga ammesso al consumo se è dì qualità scadente. Questo atteggiamento ha creato un rapporto di stima e fiducia con la clientela». L'andamento della domanda? «Le cifre più significative riguardano i lamponi: il periodo di fruttificazione va da giugno a ottobre, con picchi di prezzo all'inizio e alla fine della stagione, quando è minore la concorrenza dei produttori dell'Est. Il prezzo medio è di quindicimila lire al chilo. Comunque, è il lampone la varietà più richiesta e che garantisce la maggiori entrate. Inoltre, trattandosi di un infestante, si autoriproduce velocemente e da qui ha origine un altro mercato con la vendita delle piantine e delle gemme». Come incrementare la produzione in Italia? «Noi, in Lessinia, abbiamo fondato un'associazione di produttori con lo scopo di creare un marchio identificativo della qualità del prodotto e per fare una campagna di promozione e informazione. Se la crescita delle coltivazioni prosegue, sarà possibile ampliare i mercati di riferimento, aumentare i consumi e avere i mezzi economici per creare tra produttori un'efficace rete di vendita». Carlo Alberto Delaini Problemi sul fresco la produzione estiva ridotta fino al 45% ipniii In Piemonte al gelo tardivo si è aggiunta la grandine: nella foto un pescheto devastato
Persone citate: Carlo Alberto, Delaini, Gianluca Benato, Raffaele Bassi
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