Don Mozzi: droga e funerali Ecco il mio terribile agosto

Don Mozzi: drogo e funerali Ecco il mio terribile agosto Don Mozzi: drogo e funerali Ecco il mio terribile agosto CHE cosa fa don Mazzi in agosto nella sua comunità? «Purtroppo se potessi cancellare agosto lo cancellerei. Anche quest'anno ci sono stati cinque funerali in dieci giorni. Sono scappati venti ragazzi. Sono morti di overdose, cirrosi, Aids. Agosto è un disastro, i ragazzi fuggono, vedono la gente per strada, non possono tornare magari a casa perché i genitori sono via. Io giro da una comunità all'altra». Quante comunità ha? «Venticinque con un migliaio di ragazzi. Purtroppo oggi le comunità servono solo per un certo tipo di tossicodipendenti. Sono dei tossicodipendenti che fanno in un certo senso parte un po' del passato, degli eroinomani che arrivano dall'emarginazione, dal carcere. Purtroppo la nuova generazione non è più di tossicodipendenti, non sono più i ragazzi delle pere, oggi i giovani arrivano dallo "sballo"». Che cos'è lo sballo? «E' l'ecstasy, la pasticca, la birra, il whisky, la musica, l'euforia frenetica assurda del sabato sera. Il desiderio per qualche ora di sentirsi "fuori". Oggi i tossici, gli sballati, non sono più figli di disperati ma sono i normali che ogni tanto dalle canne passano all'ecstasy». Lo sballo è pericoloso? «E' diverso. L'eroina toccava il fegato, portava l'Aids. Adesso ci dicono recenti studi americani che il pericolo delle nuove droghe è che battono in testa. Danno euforia e depressioni, lesioni del cervello. Io sto lavorando molto anche fuori dalla comunità perché bisogna cercare appunto questi nuovi ragazzi in pericolo. Ho deciso per il momento di seguire due piste. Tra qualche giorno uscirà una nuova agenda che sto lanciando. Ne ho stampate settantamila copie. L'ho chiamata Tremenda, entrerà nelle edicole e cerca di essere divertente. Sono le avventure di tre ragazzi che girano il mondo. Diciamo che è una specie di "Smemoranda" ma molto più positiva. L'altra strategia è di ricompattare i giovani con la chitarra. La chitarra fu il simbolo dei giovani di sinistra ma adesso vorrei che diventasse il simbolo di come i ragazzi, i giovani, possono stare di nuovo insieme». Ma la chitarra non è più il simbolo di politica. Ma che rapporti hanno i giovani oggi con la politica? «Sto riflettendo al dibattito ProdiSodano in Irpinia, ho osservato le vicende che riguardano Bossi. La Chiesa non deve aver paura di stimolare i giovani alla politica, anzi. Non deve avere paura di buttarsi lei in politica. Politica non significa buttarsi a destra o a sinistra. Politica vuol dire che la gente deve vivere meglio, deve cercare di far sì che i deboli abbiano gli stessi diritti dei forti. Questa è politica. Basta con la politica sporca. Nel momento in cui beatificano De Gasperi e don Sturzo perché avere paura di incitare i giovani. Non ci deve essere l'Aventino dei cattolici. Vorrei stimolare i giovani entusiasti ad entrare in politica». Don Mazzi e la televisione? «Mi sono fermato. Chiedo di fare un passo avanti, un programma più impegnativo e rivolto ai giovani. Certo la tv è stata una bellissima esperienza importante non perché ha fatto di me un prete protagonista, non è quello che voglio, ma mi ha permesso di diffondere messaggi positivi e di essere la voce per chi non ha voce ed entrare in tantissime case nel¬ le quali per pregiudizio o paura un prete non sarebbe entrato». Le dicono però che ora dovrebbe fare un po' di silenzio. «E' vero, ma ho avuto la fortuna di poter tacere e parlare. Nella cascina del parco Lambro dove vivo con i miei ragazzi ho tanti momenti di dolore, silenzio e pianto ma poi sento il bisogno di trasformare questi momenti in grida perché come dice la Bibbia c'è un tempo per tacere e uno per parlare. Credo che sia giunto il momento in cui i cattolici devono parlare soprattutto nelle strutture e istituzioni pubbliche e la Rai è una di quelle». Ha l'impressione che la Rai la voglia far tacere? «Non so, può darsi, ma per il momento c'è silenzio. Mi dispiacerebbe se la Rai volesse farmi tacere ma spero di no». A chi si è rivolto? «I miei referenti sono Tantillo e Iseppi. Nei prossimi giorni batterò un colpo se no spero lo battano loro». Don Mazzi a Canale 5 o a Telemontecarlo? «Mara Venier mi ha chiesto di fare un angolo il sabato nel suo programma "Ciao Mara" e sono felice di farlo perché con lei ho un antico legame che certamente è utile a me e a lei ma l'angolo di Mara non è il programma che pensavo. Certo se bussano da altre parti ci penserò. Rifarei anche tre o quattro minuti con i giovani ogni giorno su Tmc». Intanto come finisce il suo mese d'agosto? «Sto aspettando ragazzi che devono tornare che mi telefonino. Sto in cascina o nelle altre comunità». E prega? «Ogni mattina dico la messa e la sera prego». Pregare a cosa serve? «Per me è come incontrarmi con la persona che amo. Quando si incontrano le persone che si amano è sempre molto forte perché dà la possibilità di vivere. Un prete come me se non pregasse sarebbe distrutto. E' come l'incontro con mio padre. Io ho scoperto nella vita una parola molto semplice immediata e forte. Un prete come me deve avere un incontro continuato con Dio. E' come se io avessi dieci figli e ne perdessi sempre sette. 0 mi attacco al palo o al Padreterno. In altre parole pregando cerco il coraggio di cui ho bisogno per andare avanti». Alain Elkann «Dalle mie comunità sono «La televisione? Chiedo scappati venti ragazzi E in dieci giorni abbiamo seppellito cinque giovani morti per l'eroina» di fare un passo avanti con un programma dedicato ai ragazzi Sento il bisogno di urlare contro il dolore» Don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus

Persone citate: Agosto, Alain Elkann, De Gasperi, Don Antonio Mazzi, Iseppi, Mara Venier, Mazzi, Sturzo, Tantillo

Luoghi citati: Mara