DON CIOTTI Un'estate di lavoro per costruire Vantimafia

Un'estate di lavoro per costruire Vantimafia F DON CIOTTI =1 Un'estate di lavoro per costruire Vantimafia L*) ESTATE sta finendo. E, proprio oggi, finisce anche un'insolita «vacanza», che ha visto impegnarsi decine e decine di giovani, senza enfasi, senza retorica, ma con grande concretezza. Da tutta Italia, studenti, volontari, ragazzi di associazioni laiche e cattoliche hanno partecipato a un «campo di lavoro» a Francofonte. Un'esperienza che costituisce uno dei tanti preziosi momenti di quella testimonianza di speranza e di impegno dei giovani, cui ha fortemente richiamato il Papa da Parigi. Con loro, insegnanti che hanno rinunciato alle ferie, commercianti che hanno contribuito, cittadini che hanno collaborato in vario modo. Lo scopo del campo è stato quello di riparare i danni alla scuola media statale «Enrico Fermi» di questo piccolo paese in provincia di Siracusa, vandalizzata con un incendio l'aprile scorso. E' stato uno dei ripetuti episodi di «piccola mafia», di quella diffusa e minacciosa violenza, forse il più grave, che ha colpito la vita del «Fermi». Una scuola da tempo attiva, oltre lo stretto impegno didattico, con corsi sulla legalità, con mostre, dibattiti, con un intervento educativo e sociale che ha prodotto anche risultati significativi nella lotta alla dispersione scolastica, riducendo in pochi anni il tasso di abbandoni dal 10% al 2%. Una scuola, dunque, che ha dato fastidio a quella sottocultura mafiosa, a quella «palestra» di avviamento al crimine che, per continuare ad esistere e prosperare, ha bisogno di ragazzi abbandonati a se stessi, privi di istruzione, di lavoro, di dignità e di futuro. A questi «impresari delle mafie», la scuola, specie quando non si richiude su se stessa, fa paura: è un «concorrente» temibile, perché forma cittadini e I non consente omertà e sudI ditanze ai padrini e alle co¬ sche, perché educa alla legalità e alla democrazia, alla responsabilità dei doveri e al rispetto dei diritti. Nei prossimi giorni, in settembre, saranno ultimati i lavori per la terza scuola di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Anche qui la scuola è divenuta una «trincea» di impegno. Anche qui giovani, bambini, insegnanti, genitori, amministratori locali, parrocchie e associazioni, si sono rimboccati le maniche; hanno colorato i loro edifici scolastici con bellissimi murales, hanno coinvolto il paese in una nuova cultura di legalità e in tante iniziative. E così a Napoli; anche qui scuole devastate e «catene 'di solidarietà» da tutta Italia per ristrutturarle, per ripren»' dere le attrezzature rubate ; o devastate; e lo stesso a Bari vecchia, dove pure la scuola è un punto forte di animazione e socialità sul territorio. Un impegno quotidiano, magari piccolo ma assai concretò. Un «antimafia» vera, non gridata, che non si limita alla denuncia, che sa costruire e fare la propria parte, senza passività o vittimismi; ma che, assieme, ricorda a tutti che ognuno deve fare la propria, istituzioni e società civile assieme. Tutti insieme contro le mafie: sembrerebbe semplice, a parole tutti sono d'accordo. Isolare i criminali, recuperare il governo locale del territorio, ridare dignità e prospettive ai giovani, creare le condizioni per lo sviluppo e il lavoro nel Mezzogiorno: non sono slogan, sono necessità vitali e antiche per una parte del nostro Paese. Non sono nemmeno sogni o ingenue speranze. Queste scuole del Sud, questi giovani scesi a Francofonte da tutta Italia, questo impegno che cresce, questa diffusa «antimafia dal basso», questa passione civile che coinvolge e mobilita, ci dicono che è possibile realizzare giustizia e riprendersi il futuro. Don Luigi Ciotti

Persone citate: Don Luigi Ciotti, Enrico Fermi