«Amico dei boss lo 007 ili Borsellino »

1 tenente Canale avrebbe fornito alle cosche informazioni utili sulle indagini del magistrato 1 tenente Canale avrebbe fornito alle cosche informazioni utili sulle indagini del magistrato «Amico dei boss lo 007 ili Borsellino » Sette pentiti accusano il braccio destro del giudice PALERMO dal nostro corrispondente Tiro incrociato di pentiti sul tenente dei carabinieri Carmelo Canale, che da maresciallo fu il più stretto collaboratore di Paolo Borsellino quando il magistrato, assassinato a Palermo nella strage di via D'Amelio del '92 con cinque poliziotti della scorta, era procuratore della Repubblica a Marsala. E tornano anche ad affollarsi dubbi sul motivo che spinse due anni fa il maresciallo dei carabinieri Antonino Lombardo (marito di una sorella di Canale) a uccidersi con un colpo di pistola in testa nel parcheggio della caserma «Bonsignore». Un suicidio seguito a insinuazioni fatte su Lombardo dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando e dal sindaco di Terrasini Manlio Mele (deputato regionale della Rete) che in tv a «Samarcanda» ne avevano parlato come di un probabile insabbiatore di indagini antimafia. Sono sette i collaboratori di giustizia che accusano Canale. Il tenente, che ha 55 anni, è stato promosso per meriti speciali nel Ros, il reparto operativo dei carabinieri. Ora sarebbe inquisito per concorso in associazione mafiosa: avrebbe accettato soldi dai boss, in cambio di informazioni top secret sulle azioni decise a palazzo di giustizia di Marsala. I soldi gli sarebbero serviti per curare una figlia ammalata. Una prima accusa contro il tenente era già arrivata in udienza a Bologna il 20 aprile '96 dal pentito Antonio Patti, che non esitò ad affermare che Canale era una spia di Cosa nostra. Agnese Borsellino, vedova del magistrato e figlia del defunto presidente del tribunale di Pa¬ lermo Angelo Piraino Leto, non aveva nascosto scetticismo e anzi aveva commentato: «Sono accuse assurde. Mi viene da ridere». Già, perché Carmelo Canale era stato qualcosa di più che un collaboratore per Borsellino. Per anni era stato il suo uomo-ombra, l'amico fidato. Un po' come, tanti anni prima, il maresciallo di polizia Lenin Mancuso con Cesare Terranova, altro magistrato scomodo ucciso dai mafiosi, predecessore di Borsellino alla guida della procura marsalese. Prima di Patti, qualche ombra su Canale l'aveva gettata Leonardo Canino, seguito da Pietro Bono e Vincenzo Sinacori, pentiti che hanno svelato più di un retroscena su crimini e misfatti delle «famiglie» trapanesi, le più fedeli alleate di Totò Runa e del suo clan dei Corleonesi. Ma anche Giovanni Brusca avrebbe aggiunto accuse, e nei giorni scorsi, anche il costruttore Angelo Siino, già condannato e indicato dai pentiti della prima ora come il «ministro dei Lavori Pubbbci» di Runa. Fino a qualche tempo fa le dichiarazioni contro Canale erano state coperte da omissis. Anche nell'inchiesta che si è conclusa con 1'mcriminazione, per complicità con i boss, di Francesco Federico, ex comandante degli agenti di custodia nel carcere marsalese. Omissis voluti dalla direzione distrettuale antimafia palermitana diretta dal procuratore Caselli, il cui aggiunto Luigi Croce sta adesso occupandosi di Carmelo Canale con i sostituti Massimo Russo e Biagio Insacco. Del caso si occupa anche la Procura di Caltanissetta che, su denuncia presentata dallo stesso Canale, ha avviato un'inchiesta sulla fuga di notizie secondo cui l'ufficiale sarebbe indagato per concorso in associazione mafiosa. Canale, che aveva definito il suicidio del cognato «un omicidio», e ne aveva attribuito la responsabilità morale a Orlando e Mele per quanto avevano detto a Samarcanda, sui pentiti era stato più volte scettico. «Il pentito deve rendersi responsabile delle proprie azioni - aveva detto -. Altrimenti non si tratta di reale pentimento, ma si potrebbe pensare che è la mafia a pilotare quelle confessioni per screditare un avversario pericoloso». Antonio Ravìdà Era considerato l'«archivio vivente» dei clan siciliani Sopra un'immagine della strage di via D'Amelio in cui morì Borsellino A sinistra il tenente dei carabinieri, Carmelo Canale accusato di collusione A destra Giovanni Brusca killer di Cosa Nostra ed ora collaboratore di giustizia

Luoghi citati: Bologna, Marsala, Palermo, Patti, Terrasini