Nell'era degli hamburger infetti

Nell'era degli hamburger infetti Montagne di carne contaminata da un batterio mortale, centinaia di ristoranti chiusi Nell'era degli hamburger infetti L'America ha paura del suo cibo nazionale REPORTAGE UN KILLER IN AGGUATO SULLA TAVOLA NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Venticinque milioni di libbre di poltiglia di carne, vale a dire più di 100 mila tonnellate di macinato, non sono uno scherzo, specialmente nella calura d'agosto: si tratta per ora dell'ultimo carico di una massa di hamburger ritirato volontariamente da una fabbrica di polpette del Nebraska appartenente al gigante alimentare «Hudson Foods», dietro le pressioni del ministro dell'Agricoltura Dan Glickman e del responsabile per la Salute pubblica in materia alimentare Thomas Billy, dopo una severa ispezione degli stabilimenti che ha portato ad un devastante rapporto federale. La fabbrica è risultata un luogo malsano in cui la carne non usata nel giorno di produzione veniva poi spensieratamente reinserita il giorno dopo insieme con quella fresca. Con il risultato che il terribile batterio «E. coli 0157: H 7» proliferava e infettava il più popolare cibo americano. Questo batterio normalmente uccide in media 9 mila persone l'anno, per lo più bambini e anziani, provocando poi feroci mal di pancia e ricoveri in ospedale di milioni di persone. Lo scandalo si sta trascinando ormai da parecchi giorni e ha influito pesantemente sulla situazione economica e borsistica, perché il crollo d'immagine dell'hamburger colpisce direttamente al cuore sia la tavola americana sia l'immaginario collettivo di questo Paese abitudinario, con gusti e consumi di massa tradizionali e poche certezze, fra cui la polpetta rotonda e piatta guarnita con cipolla, formaggio, verdure, uova strapazzate e montagne tremolanti di ketchup. Per l'America si tratta dunque d'un colpo terribile, perché l'hamburger è il simbolo dello stile alimentare del lavoratore americano che, ovunque si trovi, sa di poter contare sul macinato di carne da fare alla piastra, un bicchiere di Coca Cola o una birra: la polpetta rotonda è quanto di più proletario, impiegatizio, studentesco e pratico 10 stile di vita degli Stati Uniti abbia prodotto. Una vignetta del «New Yorker» mostrava qualche settimana fa un carrettino di quelli che per strada vendono hot dog e hamburger, con una didascalia che diceva semplicemente: «Tipico ristorante americano». Ma il tipico cibo macinato ha un difetto sostanziale: è aggredito da grandi famiglie di batteri che assaltano la carne tritata, accelerando il processo di decomposizione. Fra questi il più tossico è l'E. coli 0157: 11 7. Se è vero che gli americani si sono sempre ammalati, e in una minima percentuale sono anche morii per colpa di questo microbo, ù anche vero che l'ondata di salutismo, igienismo e difesa del consumatore (la stessa che ha condotto all'ostracismo per le sigarette e i fumatori) ha provocato un soprassalto di rigore nell'amministrazione Clinton a partire dal 1993, quando nella città di Columbus, nel Nebraska, morirono quattro bambini e altre centinaia di persone dovettero essere ricoverate per aver mangiato hamburger mal cotti nei fast food della catena «Jack in the box». Le autorità governati- ve si resero allora conto di non avere a disposizione una legge che permettesse di chiudere una fabbrica di cibo, semplicemente perché non esistono dei «protocolli», cioè disposizioni precise e controllabili, in base alle quali poter ordinare la chiusura di uno stabilimento. Ancora adesso tali protocolli non sono stati varati, ma fanno parte degli impegni di spesa per la Finanziaria del prossimo anno, con un investimento da parte del governo di 43,2 milioni di dollari da spendere per le ricerche necessarie. Ma in attesa che i protocolli arri- vino, le autorità federali non sono state con le mani in mano, e hanno raggiunto un'intesa con gli imprenditori del settore alimentare in base alla quale le aziende che vengono trovate in cattive condizioni igieniche devono compiere l'atto «spontaneo» di ordinare esse stesse il ritiro delle merci pericolose per la pubblica salute. E lo fanno perché sanno che se resistessero al parere dei funzionari di governo potrebbero incorrere in guai giudiziari ed economici molto peggiori ed essere chiamati a rispondere penalmente di omicidio, strage o at¬ tentato alla pubblica salute. E quindi Dan Glickman, il ministro dell'Agricoltura, ha annunciato con orgoglio di aver costretto la fabbrica degli hamburger del Nebraska a ritirare dal mercato una gigantesca fila di autotreni con migliaia di tonnellate di carne infetta dal batterio mortale. E lo ha fatto inviando una semplice lettera, in cui avvertiva la fabbrica che l'ispezione compiuta sui materiali e gli impianti aveva dato risultati pessimi, e che da quel momento quindi sarebbe stata considerata penalmente responsabile di ogni danno alle persone: «Abbiamo agito con la necessaria durezza - ha dichiarato - ma lo abbiamo fatto per il bene collettivo e in base a ciò che i nostri ispettori hanno visto con i loro occhi: in questo modo abbiamo certamente bloccato una nuova epidemia». Naturalmente questo nuovo ritiro dal mercato di una grande quantità di carne ha mandato in tilt intere catene di ristoranti e in particolare Burger King, Boston Market, Wal-Mart, Sam's Club e la catena di supermercati Safeway. In particolare la Burger King ha annuncia¬ to lunedì di aver dovuto chiudere provvisoriamente 1650 dei suoi 6000 esercizi per mancanza di materia prima; ancora venerdì erano senza carne almeno 700 punti di vendita (ieri sera ha fatto sapere che le scorte erano tornate alla normalità). Il presidente dell'azienda penalizzata, James Hudson, ha dovuto far buon viso a cattivo gioco e dire che questo gigantesco blocco, con la perdita di tante tonnellate di carne, «va considerato un fatto necessario e positivo, perché servirà a ricostruire il nostro rapporto di fiducia con i con- sumatori». Il governo è soddisfatto, ma non del tutto: lo stesso ministro Glickman ha detto che non si può andare avanti con un sistema di pressioni e minacce per indurre le aziende a ritirare «volontariamente» il cibo avariato. E ha annunciato che prima ancora della Finanziaria, chiederà al Congresso una legge che autorizzi l'Authority governativa a ordinare il ritiro di merci sospette. Va anche detto che la Hudson Food aveva autonomamente ritirato.un primo carico, un migliaio di tonnellate di carne, il 15 agosto, dopo aver preso atto di un rapporto governativo che risale al mese di luglio e in cui si diceva che negli hamburger venduti in Colorado si era trovata una discreta quantità del batterio assassino. Il risultato di questa inchiesta è che l'impatto sull'opinione pubblica si è trasformato in terrore, specialmente fra i ceti medi delle grandi città, mentre la polpetta seguita ad essere venduta a piene padelle in tutto il Mid West e in particolare in tutti quei tipici caffè con il grande bancone ovale e i tavoli laterali che si vedono in tanti quadri di Hopper e in migliaia di film e telefilm. Il consumo resta altissimo nelle suburre cittadine e la parola d'ordine è adesso quella dell'hamburger abbrustolito, cotto finché non si annerisce, per uccidere il batterio che potrebbe essere contenuto nella carne. In questo modo anche gli Stati Uniti hanno la loro versione di «mucca pazza», con la differenza che le loro mucche non sono affatto pazze, nel senso che le bestie macellate godono di eccellente salute; mentre risultano impazziti, o megho abbandonati all'incuria, i sistemi di produzione e distribuzione che hanno fatto viaggiare nei camion frigorifero tonnellate di veleno. Paolo Guzzanti Per quasi tutta la settimana in intere catene di fast food c'è stata carestia della tipica polpetta L'allarme del governo si è trasformato in panico soprattutto fra i ceti medi delle grandi città mmm. IL PIATTO VUOTO ^HAMBURGER 1650 ALL'EMERGENZA 1200 1 RISTORANTI BURGER KING CO. (Il 15% RIMASTI SPROVVISTI) 1 RISTORANTI BOSTON CHICKEN INC. (IL 40% RIMASTI SPROVVISTI) 1368 [WSTORANTISARV/AVINC. (Il 35% RIMASTI SPROVVISTI) Un'insegna lungo una strada degli Stati Uniti: il sospetto s'insinua su una delle «certezze» dell'America, la carne

Persone citate: Clinton, Dan Glickman, Glickman, Hopper, Hudson Food, James Hudson, Paolo Guzzanti, Thomas Billy