In aula Jones-contro-Clinton
Il giudice: non sarà uno spettacolo come il caso O.J., e il capo dello Stato testimonierà in videotape Il giudice: non sarà uno spettacolo come il caso O.J., e il capo dello Stato testimonierà in videotape In aula Jones-contro-Clinton Come si processa un Presidente Usa NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Bill Clinton, come ha confessato più volte, ha un'ambizione: quella di passare alla storia come il Presidente che riuscì a ripianare il bilancio degli Stati Uniti. Nessuno sa (ma molti ne dubitano) se nei due anni e mezzo di Casa Bianca che gli restano riuscirà in quell'intento. Ma intanto, se si accontenta (e se non si accontenta è lo stesso), un posto nella storia se lo è guadagnato: se e quando un Presidente del futuro verrà trascinato in un processo «normale», che non ha niente a che fare con i suoi compiti di governo, di precedenti da citare ce ne sarà solo uno: il suo. Susan Webber Wright - una sua allieva di venti anni fa all'Università dell'Arkansas, poi nominata da George Bush giudice federale nel distretto di Little Rock - ha deciso giovedì sera che la denuncia di Paula Jones, la donna che accusa Clinton di molestie sessuali, ha i «requisiti legali» perché il processo avvenga e ne ha fissato la data. Il 26 maggio dell'anno prossimo i legali della Jones e quelli di Clinton sono convocati nella sua «Court Room» per gli adempimenti preliminari; il giorno dopo comincerà la selezione della giuria (gli appositi questionari verranno mandati a un migliaio di cittadini e in base alle risposte ricevute verranno selezionate 200 persone, fra le quali infine verranno scelte le dodici destinate a comporre il corpo giudicante) e quando questa operazione sarà finita, dopo almeno un mese, prevede la Webber Wright, comincerà il dibattimento vero e proprio. Come si svolgerà? Dato il primato storico di cui si diceva, non ci sono precedenti su cui basarsi. Tutte le modalità - porte chiuse o porte aperte, con la presenza delle telecamere o no (molto probabile il no) eccetera - verranno stabilite dalle parti, con la mediazione del giudice, che in questo caso ha un'ampia discrezionalità, nei giorni precedenti la convocazione ufficiale. Ma i tanti che giovedì sera, appresa la notizia, si erano eccitati all'idea di un grande spettacolo alla O.J. Simpson hanno già avuto modo di venire delusi dalle spiegazioni ulteriori for¬ nite dalla Webber Wright. Secondo lei il processo durerà «non più di cinque o sei giorni» e Bill CUnton non sarà tenuto a essere presente. La sua deposizione sotto giuramento la farà probabilmente alla Casa Bianca, come è già successo per quella di fronte al Gran Giurì dell'indagine sul caso Whitewater, e quanto alla famosa «prova del tatuaggio» - cioè la verifica se davvero il Presidente ha nella zona genitale un tatuaggio, o forse una voglia, che la Jones dice di aver notato in quel giorno del 1991 quando l'allora governatore deh'Arkansas si calò i pantaloni e le chiese una «prestazione orale» - non si sa se avverrà e con quali modalità. Qualcosa di pepato comunque è destinato a restare. La Webber Wright ha annunciato per esempio che «non ci saranno limiti» alla raccolta delle prove, e questo vuol dire che gli avvocati di Paula Jones avranno la possibilità di chiamare a deporre le signore che secondo loro sono in grado di «illuminare la Corte» sul fatto che il Presidente ha una specie di abitudine a saltare addosso alle sue dipendenti. Ma anche qui la sfilata dì donne di cui si era parlato a suo tempo risulta decisamente ridimensionata. Che si sappia, a tutt'oggi c'è una sola persona che gli avvocati della Jones vogliono chiamare a deporre, ed è quella Kathleen Willey che un tempo lavorava alla Casa Bianca e che una volta è stata vista uscire dallo studio privato di Clinton, quello accanto all'Ufficio Ovale, «tutta spettinata, rossa in viso e senza più rossetto sulle labbra». E' una testimone pericolosa per Paula Jones, agli effetti del verdetto finale, perché il racconto di quell'incontro della Willey con il Presidente è stato fatto da terze persone, secondo le quali per giunta lei era tutt'altro che dispiaciuta di ciò che era accaduto, mentre lei sembra intenzionata a presentarsi - se proprio non riuscirà a evitarlo 7 come «testimone ostile». Ma naturalmente, in tempi in cui l'immagine prevale così prepotentemente sulla realtà, il problema non è tanto se Clinton verrà assolto o condannato a pagare i 700.000 dollari di risarcimento che Paula Jones chiede, quanto il fatto stesso che il processo si celebri. Ed è anche possibile che la sensazione di basso profilo che si respirava ieri sia il risultato del lavoro che gli uomini di Clinton hanno già intrapreso presso i media americani. Per conoscere il vero peso di questa vicenda, bisognerà aspettare nove mesi. Ieri si è saputo di un'altra storia, che però dovrebbe preoccupare meno Clinton: un giovane invalido (e psicotico) ha confessato che un anno fa era pronto ad assassinare il Presidente all'aeroporto di Raleigh-Durham nella Carolina del Nord, ma rinunciò perché c'era troppa polizia. Il ventiduenne Jerry Wayne Ray è stato condannato per aver ferito a colpi di pistola due fratelli a un distributore di benzina. Franco Pantarelli Una procedura tutta da inventare E' la prima volta che un inquilino della Casa Bianca finisce in tribunale per reati comuni WWIlflIllll^ Bill Clinton (qui su un campo da golf) dovrà affrontare dal 26 maggio prossimo il processo per molestie sessuali intentato da Paula Jones [foto reuter)
Luoghi citati: Arkansas, New York, Raleigh, Stati Uniti
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