«la Lega è come il Nazareno»

Bossi invita il Polo a un accordo per le elezioni: «Soltanto così potrà resuscitare» Bossi invita il Polo a un accordo per le elezioni: «Soltanto così potrà resuscitare» «la Lega è come il Nazareno» Ancora attacchi a Chiesa e sindacati MELANO. Lassù sulle montagne, nel suo buen ritiro di Ponte di Legno, Umberto Bossi la butta sul mistico: «La Lega è come il Nazareno, qualcuno vorrebbe metterci in croce, magari sul ponte di Rialto. Ma se il Polo vuole resuscitare, non può far altro che toccare le vesti del Nazareno della situazione». Ardito e blasfemo il paragone, ma l'invito al Polo è più che esplicito. Che la Lega, o lui stesso in persona, si sentano i Salvatori della Padania, Umberto Bossi non l'ha mai nascosto. Adesso, però, vede nuovi pericoli al suo progetto, destinato a passare attraverso le libere elezioni padane, a settembre. Dice, Bossi: «I dottori del tempio cercarono di far diventare il Nazareno uno di loro e visto che non ce la facevano, lo hanno fatto fuori. E' il discorso che vogliono fare anche con noi: ti ricattano, o ti adegui o ti l'anno fuori. Ci vorrebbero in croce». Già che c'è, a parlar tanto di croci e nazareni, nella sua lunga esternazione pomeridiana, Umberto Bossi torna a picchiar duro sulla Chiesa, quella di Roma e del Papa polacco. Argomento collaudato di una feroce polemica estiva, che ha imbarazzato pure i leghisti cattolici. Anche se Bossi nega. «Tutti pensavano che fosse un errore la faccenda del Papa», analizza il segretario della Lega. Poi, giura: «Non ci sono state spacca- ture, dopo le mie parole. E anche le critiche si sono infrante davanti a una verità lapalissiana. E la verità è che la gente non ama più Roma, c'è solo una fede strumentalizzata che non è amore, può essere solo una specie di affetto». Quelle di Bossi a Ponte di Legno sono soprattutto vacanze di lavoro. Dal suo castelletto finto antico alle porte del paese, esce scortato per la passeggiata. E per incontrare i giornalisti e alzare il tono della polemica. Contro Veltroni: «Quello lì è uno che prima spara e poi va da D'Alema e cala i toni». E contro il presidente Scalfaro, nemico di sempre, oggi promosso: «Lo promuovo in astuzia, perché è l'unico che ha capito che era meglio stare schisci (in milanese schiacciati, in silenzio, ndr)». Tra gli incontri di lavoro, anche quelli con i responsabili del sindacato padano, il Sinpa, con Bossi che invita tutti a lasciare i sindacati confederali, e uno con Fabrizio Comencini, responsabile della Lega per il Veneto e Stefano Stefani, presidente federale della Lega Nord. Tema della riunione, le elezioni a Venezia e le prossime iniziative del movimento. Particolarmente raggiante Fabrizio Comencini, quasi a voler smentire le polemiche degli ultimi giorni: «Ma va, chj erano solo favole le voci di spaccature e divisioni». Nessuna indiscrezione sui prossimi passi. Si sa che la posizione della Lega su Venezia verrà decisa solo il 16 settembre, nel primo consiglio federale leghista della stagione. E' chiaro, che sulle scelta peseranno i risultati delle manifestazioni del 6 e 14 settembre, quando la Lega tornerà sul Po. E' categorico, Umberto Bossi. «Non gli chiediamo di venire sul Po, se no c'è il rischio che lo intorbidino. Ma dovranno aspettare il 16, prima di conoscere le nostre condizioni per Venezia». Di Venezia e della sua Serenissima bandiera, con il Leone di San Marco dalla spada sguainata ad indicare la guerra in corso, si parla anche in alta Val Brembana, oggi provincia di Bergamo, due secoli fa, sotto ai Dogi, dogana e ultimo avamposto del Ducato di Milano prima della Repubblica di Venezia. Roberto Calderoli, segretario della Lega lombarda, alle 11 e 30, sulle note del Va' pensiero, fa l'alzabandiera. La bandiera di San Marco era stata issata già una settimana fa, ma poi era stata tolta su segnalazione di un consigliere provinciale ovviamente non leghista alla prefettura di Bergamo. Calderoli, nel rimetterla, rivendica: «Non pensiamo sia reato portare i simboli della nostra storia. Ora che la bandiera è tornata dov'era, guai a chi la tocca». [f. poi.] Calderoli, della Lega, issa la bandiera della Repubblica Veneta sull'antica dogana di Bergamo