l'uomo ultimo incubo di Barbara Alberti

«Una vendetta contro la nostra libertà». «e' il ritorno a un analfabetismo dei sentimenti» «Una vendetta contro la nostra libertà». «e' il ritorno a un analfabetismo dei sentimenti» l'uomo, ultimo incubo Stupri, cresce la paura delle donne PAURA. Hanno paura, le donne di oggi, di essere aggredite, stuprate, uccise dagli uomini. Fanno paura, anche, agli uomini, le donne di oggi, indipendenti ed esigenti, spesso più adulte dei compagni. La paura pare diventata il nodo della relazione maschile-femminile: un circolo vizioso che annulla la parola e ricorre alla violenza come mezzo più semplice e sicuro. Le cronache degli ultimi tempi, purtroppo, parlano chiaro, dai fatti di Rimini ai delitti della Maiella. Lo conferma una ricerca di Telefono Rosa: la violenza sessuale è in aumento, i casi sono passali dal 5,3% del 1995 all'8% di oggi. Rincara il Viminale: nel periodo gennaio-maggio '97 i casi sono stati 565 rispetto ai 429 del '96, con un aumento del 31,7%. Mentre sui giornali arriva la pubblicità: «Finalmente le donne si difendono da sole con Futura, la penna per l'autosoccorso al gas del succo di capsicum». «A ridosso del Duemila la situazione sembra peggiorata - dice Vera Slepoj, presidente della Federazione psicologi italiani -. Una volta ci si "accontentava" dello stupro, oggi si airiva all'annientamento totale, l'omicidio». Già, perché se «la violenza è sempre un'incapacità di gestire le proprie pulsioni e confrontarle con le esigenze altrui», quale modo migliore di annullare la risposta dell'Altra, di ignorare il rifiuto, che non la morte? «Lo stupro è una vendetta - dice Giuliana Dal Pozzo, presidentessa di Telefono Rosa -, per sfogare la labbia verso donne che hanno conquistato libertà e spazio sociale e possono anche abbandonare, ferire». La ragione psicologica profonda della violenza, specifica Slepoj, è sempre «l'inadeguatezza nei confronti della potenza della donna, che diventa una figura da punùe. Per questo viene esercitata soprattutto da categorie "deboli", come i gruppi di adolescenti o gli extracomunitari. Che più acutamente sentono lo spaesamento dal mondo femminile. Che, inoltre, sono culturalmente meno capaci di gestire la massa disordinata di stimoli sessuali mandati dai media». Che, infine, spesso hanno meno occasioni concrete di cogliere le mele che i mass media fanno balenare davanti agli occhi. Perché, nota Telefono Rosa, «diventa violento chi non fa parte del mondo che si diverte, che va in vacanza. L'invidia è un forte detonatore». La voglia di vincere, di sopraffare, di essere protagonisti «almeno attraverso il crimine», si accompagna a un crescente analfabetismo sentimentale. «A parte gli stupri - sottolinea infatti la scrittrice Barbara Alberti - è la violenza comune ad essere diventata una forma di comunicazione privilegiata. In questi giorni ho rischiato di èssere presa a schiaffi da un signore per un parcheggio, accoltellata da un ragazzotto al mercato per un resto della spesa. C'è un tasso di rabbia altissimo, un ottuso ricorso alle vie di fatto, una profonda ignoranza dei modi: quando ero bambina si predicava la forma più della sostanza, e lamentavamo la troppa ipocrisia. Ma adesso non siamo più legati dalla forma e abbiamo perso anche la sostanza». I mass media, da parte loro, «hanno gravi responsabilità - dice Slepoj -. Bombardano le persone di stimoli sessuali, incoraggiano una continua necessità di sensazioni forti, creando un clima che legittima la violenza». «La nostra società - rincara Alberti - stenta a proporre ideali culturalmente forti e impone realtà fittizie e illusorie». «Bisogna ricominciare a educare alla tolleranza insiste Dal Pozzo - e ai valori del rispetto dell'altro, oltre che offrire strumenti per controllare e padroneggiare i modelli proposti». «In compenso - dice Slepoj -, non c'è un'adeguata repressione dei delitti: non si sottolinea il momento della punizione, che invece è fondamentale per il recupero della vittima e anche del colpevole. Le donne non si sentono tutelate e si mettono sulla difensiva». Il che, per Slepoj, è un grosso rischio: «Può provocare una distanza ancora maggiore tra uomo e donna, oppure una nuova sudditanza all' "uomo guerriero", pur di sentirsi sicure». Le donne peccano anche di superficialità nel gestire la propria immagine e la propria potenza. «Proteggetevi - ammonisce Dal Pozzo, -, Fate attenzione in tutti i modi, magari rinunciando a qualcosa che vi piace, non fate mai imprudenze. Ricordate che la libertà è anche vigilanza dei sè». Ma non basta che la donna si armi di penne difensive, o salga sulle barricate, avverte Slepoj. «In questo momento tocca prima di tutto all'uomo delegittimare lo stupro. Ci vuole una grande revisione della cultura maschile sessuale perché è l'uomo, oggi, a rischio di regressione. La risposta maschile sarebbe la vera rivoluzione». L'importante, in fondo, è riuscire a riannodare i fili del discorso fra uomo e donna. La Alberti ricorda le immagini del «Cielo sulla Palude» di Augusto Genina, «un film staordinario, terribile e struggente storia di violenza e di amore. Perché Maria Goretti e il suo omicida si amano, ma non riescono a capirsi: lei conosce solo il Catechismo, lui solo il suo desiderio. La fine inevitabile è lo stupro, la morte. Soltanto se ricuciamo il dialogo, se sconfiggiamo la paura e troviamo le parole, possiamo ricominciare ad amare». Raffaella Silipo UNE NEL MIRINO [da gennaio a maggio '97] Violenze sessuali denunciate 565 [da gennaio a maggio '96] Violenze sessuali denunciate 429 incremento 31,7% LE REGIONI PIÙ* VIOLENTE LOMBARDIA delitti 161 CAMPANIA SICILIA EMILIA-ROMAGNA PIEMONTE LAZIO TOSCANA VENETO PUGLIA 117 107 103 97 92 84 67 66 E QUELLE MENO UMBRIA 16 BASILICATA 14 TRENTINO 13 MOUSE- 7 VALLE D'AOSTA 3 Numero totale di delitti di violenza sessuale denunciati nel '96 1.151 Le persone denunciate sono state 1.172 Un'immagine di violenza contro le donne Sotto Barbara Alberti e Giuliana DaJ Pozzo

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