PANE AL PANE «Core de Roma» tiritera cialtrona

«Core de Roma» tiritera cialtrona | PAKEALPANE «Core de Roma» tiritera cialtrona ER Sebastiano Lutili (chiamiamolo con il suo nome e cognome perché è diventato da oggi un personaggio) è stato un trionfo. Non tanto perché l'uomo dello «zompo» nella fontana del Bernini, è stato condannato a 3 mesi da scontare a piede libero (e cioè pràticamente assolto, come i due compari). Ma perché si è divertito e ha fatto divertire una infinità di gente. Tolto il pretore che, per rispetto alla maestà della legge, ha indurito stoicamente le mascelle, non c'era uno solo nell'aula che non ridesse cordialmente, fragorosamente. Non uno, sembra, che non tenesse bordone a quello sciocco che si crogiolava nella inattesa popolarità. Finalmente aveva trovato un pùbblico suo, non gli schifiltosi stranieri che, oltre a non apprezzare le sue esibizioni a cavallo del drago berniniano, avevano espresso le loro accigliate rimostranze. Spalleggiato magistralmente dall'avvocato difensore che ha inzeppato la sua arringa dei più frusti argomenti e stilemi romaneschi- m®M*zz :;-.. Non ero tra i fortunati presenti allo spettacolo, non sono stato esposto alla prova e non posso garantire sulla parola una impavida resistenza al riso sussultorio. Mi è bastato però avere visto alla tv l'avvocato Ceccarelli: la panza rilassata, la parola strascicata, la faccia da secessione (nel senso che prestazioni come la sua sono un potente incentivo ai propositi oltranzisti della Lega: mettiamo, per stare a livello, del senatore Erminio Boso). C'era da piangere. Ma come, ti capita sotto tiro un episodio emblematico proprio perché maturato impunemente, coram populo degli sfregi quotidiani subiti dalle opere d'arte in Italia. Spari a zero con passione inasprita invocando una punizione esemplare, dissuasiva. Ti accontenteresti dei tre me- si di carcere e anche di meno, tenendo conto della taglia dei responsabili e del danno procurato involontariamente. E' inutile e crudele aggiungere più di tanto miseria a miseria. Anche perché a pagare un altro conto dovrebbero essere chiamati - come ha scritto Paolo Guzzanti su queste pagine - quelli a cui tocca impedire certi andazzi, «che tali farse siano replicate a capriccio della torbida allegrezza degli imbecilli». Devi sorbirti invece, a giustificazione del buffetto che ha mandato libero il vandalo, la grottesca retorica sul «core de Roma», sulla natura bonaria e arguta dei suoi popolani veraci. Ma sì, la povera, illusoria vacanza di chi è costretto a cercare refrigerio' nelle fontane monumentali. La scettica confidenza che i| romani hanno da sempre con le glorie dell'urbe e la fiera rivalsa contro i buzzurri. La filosofica indolenza di chi sa far fruttare il sole. Una tiritera cialtrona che pensavamo consegnata per sempre ai migliori film di Alberto Sordi, alla sua acre comicità. Mentre l'applauso viene qui riservato ai materiali grezzi forniti da una realtà che non vuole morire. Ci si mette perfino Carlo Verdone, con i suoi giudizi ammirativi suU'arringa, con la sua gracile pietà per i «coatti». Così siamo avvisati. D'ora in poi non ci sarà balordo che non sia tentato di emulare, a prezzo dei capolavori in piazza e magari di quelli al coperto, il successo dei tre, di aspirare, chissà, ai riflettori di Cinecittà. Ridiamo, ridiamo... Lorenzo Mondo do |

Persone citate: Alberto Sordi, Bernini, Carlo Verdone, Ceccarelli, Erminio Boso, Lorenzo Mondo, Paolo Guzzanti

Luoghi citati: Italia, Roma