Brando genera mostri di Lietta Tornabuoni

Ne «L'Isola perduta» l'attore al fianco di Val Kìlmer PRIME CINEMA Ne «L'Isola perduta» l'attore al fianco di Val Kìlmer Brando genera mostri Uno stupefacente dr. Moreau MARLON Brando è stupefacente ne «L'isola perduta» di John Frankenheimer, nella classica storia di scienza e d'orrore ideata da Herbert George Wells, lo scrittore fantascientifico inglese morto ottantenne nel 1946, studioso di biologia, capace di prevedere i mondi futuri, i sussulti del Tempo e le degenerazioni del sapere. Nel suo «L'isola del dottor Moreau», uno scienziato persegue in solitudine su un atollo, circondato dagli esseri mostruosi che ha fabbricato, incroci di uomini con animali, perfezionamenti della razza umana, innesti, ibridi, mutazioni genetiche, regnando sul suo piccolo popolo di mostri come un padre cattivo o un dittatore indiscutibile; finché la rivolta dei mostri contro la schiavitù, il dolore e lo sfruttamento non lo condanna a mor- te, non distrugge per sempre col fuoco l'isola atroce, non testimonia la ribellione perenne delle creature contro il creatore. La vicenda buia e affascinante, che pone problemi etici ancora irrisolti nel nostro tempo di manipolazioni genetiche, viene trasposta in film per la quarta volta, con variazioni e aggiornamenti: stavolta la modernità è data dal fatto che il naufrago-testimone David Thewlis, raccolto da un peschereccio nell'Oceano Pacifico, nei pressi di Giava, è un funzionario dell' Onu in missione ed è precipitato in mare insieme con l'aereo su cui viaggiava; è data da qualche battuta («Negli Stati Uniti non potevo prendere in mano una cavia senza prima leggerle i suoi diritti»), dalle armi, dalla inquietante personalità di Val Kilmer, assistente del Marion Brando, uno scienziato pazzo enorme, barocco e suadente dottor Moreau. Ma la storia di Wells resta sostanzialmente inalterata, come i suoi temi: l'ambiziosa rivalità dell'uomo con il creatore, i guasti dell'assoluto dominio di uno sugli altri, le irresponsabili involuzioni della scienza. Peccato che il film, com'è già capitato altre volte, sia modesto. I precedenti dottor Moreau erano stati Burt Lancaster, Charles Laughton, Francis Lederer: nessuno aveva mai raggiunto la follìa barocca di Marion Brando, enorme e suadente, rivestito di tuniche e veli bianchi, con gran cappelli da diva inizio secolo, guanti di lattice, faccia gessosa per la biacca, labbra tinte di rosso, occhiali dalle lenti nere. A settantatré anni, l'attore più bello ed esemplare della sua generazione vive una autentica Vecchiaia da artista, cialtrona, stravagante, superba, grandiosa. Lietta Tornabuoni L'ISOLA PERDUTA con Marion Brando, Val Kilmer Horror. Usa, 1996. Cinema: Nazionale 1 di Torino; Colosseo, Corso di Milano; Adriano, Ambassade, Atlantic 1, Broadway 1, Ciak 1, Paris, Reale 1 di Roma.

Luoghi citati: Milano, Roma, Stati Uniti, Torino